Don Mazzi: “Da giovane mi dissero che ero irrecuperabile. Ascoltiamo i ragazzi”

Il fondatore di Exodus, ospite al Falcone di Gallarate, ha parlato di abuso di alcol e droghe tra i minori, spegnendo gli allarmismi. E ha raccontato alcune belle storie di ragazzi apparentemente irrecuperabili

Don mazzi al falcone

«Non parliamo di disagio giovanile. I tempi sono cambiati, ma l’adolescenza è sempre stata un periodo complicato». 90 anni compiuti a novembre, ma la grinta è ancora quella di un ragazzino. Don Antonio Mazzi ha chiuso la Settimana della sicurezza organizzata dall’Istituto Falcone di Gallarate, davanti a una sala completamente piena.

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Presentato dal dirigente Vito Ilacqua, l’attivista e fondatore di Exodus è stato chiamato per tenere una lezione sul contrasto all’abuso dell’alcol e delle droghe, e di quello che viene chiamato disagio dei giovani. «È un’espressione sbagliata: l’età dai 13 ai 18 anni è sempre stata turbolenta. Io in quegli anni ero decisamente fuori dalle righe, facevo sempre il pirla. Persi il padre a 16 mesi, e mia madre era una donna molto severa e cattolica, che pensava sempre a mio padre; una volta le dissi “papà aveva 12 fratelli, perché non te ne prendi uno?”. Mi presi quattro schiaffi. Un mio insegnante di terza media, dopo l’ennesima bravata, mi disse che ero “irrecuperabile”. Lo guardai bene negli occhi; non mi sono mai dimenticato di quel momento. È la cosa più sbagliata che un adulto possa pensare: mai dare un’etichetta ai ragazzi».

Don mazzi al falcone

Don Mazzi invita più volte a disfarsi dei pregiudizi che spesso ci danno una visione distorta della realtà, e quindi anche dei giovani: «Questo è chiaramente un periodo difficile, un contesto sociale totalmente nuovo per tutti noi, e ciò genera un pessimismo diffuso. Ma non si può pensare – ammonisce – che un ragazzo o una ragazza di 16-17 anni non sia ribelle. Mi stupirei del contrario».

L’attacco è quindi al sistema scolastico, in particolare sull’organizzazione delle secondarie di primo grado: «Prevedono ore e ore di lezione frontale, in un periodo della vita in cui il corpo scoppia di energia ed è in costante crescita. È folle chiedere loro di stare seduti tra i banchi per sei ore. A scuola si deve andare con la mente e il corpo; ai miei tempi, quelli del Primo Testamento (scherza, ndr), si doveva andare solo con la mente».

Don mazzi al falcone

Don Mazzi ha 90 anni e, quando lo dichiara alla sala, scoppia un lungo applauso spontaneo. Sprizza energia ed entusiasmo, tiene una lezione di più di un’ora da solo e in piedi per tutta la durata. Ma confessa di rimanere ancora spiazzato di fronte a certi ragazzi. «Ho letto e studiato tanto nella mia vita, ho scritto decine di libri, ma davanti a certi casi mi sento un vero analfabeta».

Gli aneddoti di Don Mazzi

«Pochi mesi fa – racconta – scoppiò lo scandalo in una scuola media di Milano: alcuni ragazzi e ragazze, durante l’intervallo. si erano bevuti una bottiglia di whisky intera, in pochi minuti. E una ragazza era stata male. La incontrai poco tempo dopo, mi sentivo disarmato: aveva perso la madre da poco. Sapete cosa vuol dire per un bambino non svegliarsi con il bacio della propria madre? il consiglio che do sempre ai genitori e agli insegnanti è “ascoltate i vostri figli. Quando tornano a casa da scuola, fateli parlare e state in silenzio, fateli sfogare e non rimproverateli se dicono parolacce: a quell’età è normale esprimersi così”».

Gli aneddoti sono tanti per uno che ha avuto a che fare con ogni tipo di persona, dai terroristi all’«ultimo dei pirla, Fabrizio Corona». Come il ragazzo di 17 anni che la polizia gli portò in Fondazione alle tre di notte: «Dopo aver parlato con me, andò a casa e si mise a chiaccherare con suo padre fino alla mattina. Più avanti mi confessò, emozionato: “Erano anni che non parlavo con mio padre”».

Ma un episodio spicca tra gli altri, e fa commuovere ancora don Mazzi. Si tratta di una ragazzina, residente in pieno centro a Milano e ballerina alla Scala. 12 anni e, assicura, molto bella e senza alcun difetto evidente, ha tentato tre volte il suicidio perché «non si piaceva». «Tentò di uccidersi- spiega – cercando di ingoiare un cucchiaino d’argento, di quelli che si trovano nei bar lussuosi di corso Buenos Aires. Si faceva venire a prendere a scuola spesso, stava male, si chiudeva in camera. Finché un giorno non disse alla madre: “portami da don Mazzi”. La madre, in shock, pensò subito che si drogava».

«Nessuna esperienza, nessun libro letto mi preparò a quest’incontro. Quando mi trovai davanti questa ragazzina così bella, che aveva tentato di uccidersi perché “non si piaceva”, non sapevo minimamente cosa fare. Le dissi, senza pensarci, “ci vediamo lunedì”. Arrivò quindi il lunedì e io, nel trambusto del weekend, mi ero dimenticato. Alle sei di sera mi si presentò davanti; superati i sensi di colpa per essermi scordato, le chiesi subito: “Sei venuta qui da sola di sera senza tua madre, attraversando il Parco Lambro? lei, spiazzandomi completamente, mi rispose: “E mi fai pure la predica?”. L’ultimo ricordo in ordine di tempo è alla Scala: aveva il saggio di danza e mi invitò. Io non volevo farmi notare, e decisi di restare in fondo alla sala, dietro le tende. Lei, alla fine della prova, mi vide e corse ad abbracciarmi», racconta un don Mazzi visibilmente toccato. «In poco tempo, è passata dal tentato suicidio, al saggio di ballo alla Scala».

I consigli a genitori e insegnanti

Tre sono i suggerimenti per gli adulti che ribadisce alla sala: «Primo: non parlare più di ‘disagio’, bensì di ‘periodo di grande trasformazione’. Secondo: trovare almeno due serate a settimana per cenare in famiglia, tutti insieme; senza rimproverare i figli, ma approfittandone per passare un po’ di tempo con loro, anche se hanno preso quattro in matematica. Il terzo è sul vocabolario: lasciamo un po’ stare i ragazzi, lasciamo che si sfoghino e che parlino come vogliono loro».

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caccianiga.marco@yahoo.it
Pubblicato il 15 Gennaio 2020
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