Greta, dalla Valceresio a Shangai: “Ecco come viviamo l’allerta coronavirus”

Greta Bianchi, di Cuasso al Monte, da sei anni vive in Cina. Ci racconta come la comunità italiana a Shangai sta affrontando queste difficili settimane

Generico 2018

Greta Bianchi di Cuasso al Monte ha 28 anni, e dal 2014 vive a in Cina, dove lavora come manager dell’Italy Visa Application Centre di Shanghai.

Due giorni fa ha scritto un lungo post su Facebook per aggiornare pareti e amici sulla situazione nella seconda città più popolosa della Cina. L’abbiamo contattata per avere una testimonianza diretta di come vive la comunità italiana questo difficile momento.

«Intanto rassicuro nuovamente tutti, sto bene e non ho nessun sintomo – dice Greta – Qui a Shangai abbiamo avuto 80 casi confermati, un morto e cinque persone che si sono ammalate ma sono guarite. Questi i dati di due giorni fa, nel frattempo i casi sono aumentati, ma la città non è in quarantena. Ad oggi l’unica grande città in quarantena è Wuhan, poi ci sono alcune altre città più piccole, sempre nella provincia dell’Hubei, anch’esse messe in quarantena, un totale di circa 60 milioni di persone, l’Italia per intenderci. Il 99% dei morti e il 90% degli infetti è lì. Ci si concentra sui morti ma nessuno dice che oltre 100 infetti sono guariti e sono stati dimessi. Oppure che quasi tutti coloro che sono morti avevano più di 50 anni e soffrivano di alcune malattie polmonari o cardiache. La media dell’età dei morti è oltre 70 anni».

Come si vive la quotidianità in questi giorni? Avete limitazioni particolari?

«La municipalità di Shangai ha emesso un’ordinanza per cui si posticipa il rientro al lavoro a non prima del 10 febbraio per la maggior parte delle aziende, e al 17 per le scuole. Anch’io sono a casa a dovrei riprendere a lavorare il 10 di febbraio, a meno di ulteriori sviluppi. Ci sono locali e negozi chiusi, tanti cinesi hanno prolungato la permanenza nella loro città natale fuori Shanghai, tanti chiudono perché la municipalità ha chiesto questo provvedimento come precauzione, in modo tale da evitare la diffusione del virus perché ci sono posti con caratteristiche per cui sarebbe difficile tenere sotto controllo le persone all’interno, tanti rimangono anche aperti però. Possiamo uscire, usciamo magari di meno, controlliamo di più chi ci cammina vicino per strada, usiamo sempre la mascherina fuori casa, ma possiamo muoverci senza problemi. Il funzionamento di taxi, bus e treni non ha subito cambiamenti, per ora. Chi entra da Shanghai via terra viene controllato e se ci sono sintomi o la temperatura è alta, viene messo in isolamento. Chi torna dalle zone in cui il virus è più diffuso deve autoisolarsi per 14 giorni. Alcuni vengono controllati direttamente in casa. Da ieri alcune compagnie aeree hanno deciso di limitare o cancellare per un periodo di tempo i voli da e per la Cina. Sono stati scoperti alcuni casi di contagio fuori dalla Cina, tra cui due a Roma, e come conseguenza di ciò, l’Italia ha deciso di bloccare il traffico aereo diretto con la Repubblica Popolare Cinese. E in ultimo il WHO ha dichiarato che il coronavirus è diventato un’emergenza a livello mondiale.».

Siete tranquilli, ritenete che le misure adottate siano sufficienti? 

«Il periodo di incubazione del virus arriva a 14 giorni, crediamo che Shanghai stia facendo la mossa corretta con le precauzioni prese finora: tendenzialmente prima di far muovere in massa più di 30 milioni di persone con la routine di ogni giorno, si aspettano 2 settimane da quando Wuhan è stata messa in quarantena e in questo modo si monitora il manifestarsi dei sintomi del virus e si accerta, per quanto possibile, che chi è qui stia bene in modo da circoscrivere gli infetti e tracciare la diffusione».

Qual è il clima che si respira nella comunità italiana a Shangai? Vi tenete in contatto?

«Ci sono diversi gruppi di italiani sul social cinese WeChat. Ci teniamo aggiornati tramite quello. È normale che ci sia preoccupazione, non è una situazione in cui una persona si aspetta di essere, ma comunque stiamo tranquilli perché al momento, qui, la situazione è sotto controllo e prendiamo le giuste precauzioni. Tante persone si trovavano già fuori dalla Cina per trascorrere il Capodanno Cinese al momento in cui è venuta fuori la notizia del virus. C’è chi non si sente sicuro e torna in Italia, chi magari prende questo tempo di “vacanza forzata” per fare un viaggio, e chi ha deciso di rimanere. Credo che chi non volesse stare qui sia già partito o stia partendo in queste ore, viste le restrizioni che alcune compagnie aeree stanno mettendo in atto.

In Italia si stanno verificando episodi di vera e propria psicosi rispetto al coronavirus. Cosa ne pensi dal tuo osservatorio “privilegiato”?

«I numeri “ufficiali” di sicuro non sono corretti, non lo metto in dubbio, però devo dire che sono davvero stanca di leggere post e commenti di gente disinformata che crea solo panico e allarmismo infondati. Noi siamo in Cina, nell’epicentro dell’epidemia, roba da raccontare ai nipoti se sopravviviamo, e siamo più tranquilli di voi in Italia. Invito tutti ad informarsi, a leggere notizie da fonti autorevoli come l’infettivologo  dottor Burioni e non da chi fa del facile allarmismo. Diffidate anche da chi avanza ipotesi complottistiche senza basi, i cinesi sono decisamente famosi per essere un popolo che ha scarsa cura dell’igiene personale piuttosto che un popolo dedito ai test in laboratorio tipo Area51».

«Vorrei solo precisare che la situazione è ben diversa da come viene descritta da molti giornalisti in Italia – aggiunge Greta – Lo scenario non è da Apocalisse, nel senso che non siamo barricati in casa, non siamo in quarantena (solo Wuhan e alcune città vicine lo sono) per ora, al supermercato il cibo si trova senza problemi, c’è gente per strada. È vero che molte attività hanno chiuso, ma ciò a supporto della municipalità di Shanghai, che ha chiesto di prendere questa misura come prevenzione per evitare la diffusione del virus. È normale che la vita di tutti i giorni sia cambiata, ma non siamo nel panico, semplicemente prendiamo le dovute precauzioni nel momento in cui usciamo di casa. Nessuno nega la gravità della situazione, ma bisogna pensare in modo razionale a come poterla affrontare al meglio. L’unica cosa che possiamo fare è essere preparati e prevenire la diffusione del virus, per quanto ci è possibile. Dato che il periodo di picco deve ancora arrivare, se non lo affrontiamo mantenendo la calma e la lucidità creiamo solo panico che al momento è l’unica cosa da evitare.

Infine Greta ha qualcosa da dire ai “leoni da tastiera”: «A chi commenta post sotto le news con frasi come “Avete scelto di andare lì quindi ci dovete restare in quarantena” oppure “Un italiano vero non tornerebbe a casa a infettare la famiglia” rispondo che mi si rivolta lo stomaco e leggere queste cose. Siamo italiani e viviamo in Cina. Se e quando dovesse rendersi necessario, come è successo per i connazionali rimasti a Wuhan, sono più che certa che la Farnesina organizzerà il rientro di chi vorrà tornare nel modo più sicuro e prendendo le dovute precauzioni. Spero di aver chiarito un pò le cose, mi auguro che queste informazioni siano servite per togliere almeno a qualcuno il panico e la preoccupazione».

Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it

Giorno dopo giorno con VareseNews ho il privilegio di raccontare insieme ai miei colleghi un territorio che offre bellezza, ingegno e umanità. Insieme a te lo faremo sempre meglio.

Pubblicato il 31 Gennaio 2020
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