Mamma “detective” su facebook per scoprire gli abusi sulla figlia

La ragazzina si confessa con un amico in rete, ma il profilo é un “fake“ creato dalla mamma, che denuncia l’edicolante del paese

Avarie

«A me puoi dirlo, quello che ti è successo». E lei si confida, raccontando di una storia di molestie subite da un adulto, credendo di parlare con l’amico conosciuto in rete.

Ma sulla tastiera, dietro al monitor, sono le dita della madre che battono sui tasti per capire cosa sia accaduto alla figlia.

Un racconto per il quale è stato chiamato a rispondere oggi di fronte al collegio giudicante di Varese un edicolante di mezza età che nel 2014 avrebbe palpeggiato tenendola sulle sue gambe una ragazzina di 15 anni, proprio all’interno dell’esercizio. Non è, questo, il solo episodio imputato all’uomo a cui è contestata anche una serie di violenze più pesanti perpetrate – sempre secondo l’accusa – nei riguardi di un’altra ragazzina.

Entrambe le adolescenti sono state sentite durante le indagini in incidente probatorio (sono state cioè raccolte in ambiente protetto le loro dichiarazioni, cristallizzate come elementi di prova prima del dibattimento) mentre oggi, giovedì, sono stati sentiti i genitori di una delle due ragazzine, quella che avrebbe subito le attenzioni meno pesanti ma, se dimostrate, sempre afferenti alla sfera del reato violenza sessuale.

La premessa riguarda fatti ricostruiti in aula e che sarebbero maturati in un contesto difficile con genitori separati, la madre residente in altra regione e l’intervento dei servizi sociali.

E forse è stata proprio la lontananza dalla figlia e il sospetto che la ragazza frequentasse comunque i social network nonostante le proibizioni dei genitori a far inventare alla donna lo “stratagemma” del profilo fasullo («di un ragazzo omosessuale») grazie al quale scoprì quanto riferitole dalla “amica di facebook” (sua figlia) e avvenuto il 19 marzo 2014.

Il racconto di una giornata che ebbe come risultato la visita della ragazza nell’edicola gestita dall’imputato che avrebbe avvicinato l’adolescente facendola accomodare sulle sue gambe e palpeggiandola al seno.

Particolari riportati nelle conversazioni in chat che inquietarono la madre, subito tornata nel Varesotto per sporgere denuncia.

Sono stati sentiti anche il padre della vittima, una assistente sociale e altri testimoni dell’accusa.

Il dibattimento continua e la prossima udienza è stata fissata per la metà di maggio.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Gennaio 2020
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