In tv la fiction “La guerra è finita” racconta i bambini di Sciesopoli

Quattro puntate con Michele Riondino e Isabella Ragonese, dedicate ai bimbi sopravvissuti alla Shoah. Una storia che ha visto anche il contributo del "ciclista della memoria" Giovanni Bloisi

foto wikipedia

Va in tv, con una fiction prodotta dalla Rai, la storia dei “bambini di Sciesopoli”, gli orfani ebrei (da tutta Europa) che furono accolti in un paesino della bergamasca al termine della Seconda Guerra Mondiale. Una storia che è ormai legata anche al lavoro fatto da Giovanni Bloisi, il varesino “ciclista della memoria”.

Bloisi, che abita a Varano Borghi, nell’estate 2017 aveva pedalato per duemilatrecento e passa chilometri, per raccontare la storia dei bimbi ebrei e anche per riprendere contatti, da semplice cittadino italiano, con alcuni dei “bambini”, oggi attempati signori e signore che conservano ancora la memoria di quel passaggio in Italia (foto: Sciesopoli 1948, wikipedia).

“La guerra è finita”, la fiction su Rai1 in onda dal 13 gennaio 2020

La fiction si intitola “La guerra è finita” e andrà in onda su Rai1 in quattro puntate, per quattro lunedì a partire dal 13 gennaio: la vicenda è spostata dai monti della Bergamasca alla pianura emiliana, ma il riferimento a Sciesopoli è dichiarato ed evidente, anche se appunto la storia è di fatto “ispirata” e non fedele nei dettagli ai fatti.

Nel cast ci sono Michele Riondino, Isabella Ragonese e Valerio Binasco: quest’ultimo interpreta il personaggio ispirato a Moshe Zeiri, ufficiale della Brigata Ebraica che per primo organizzò un centro di raccolta dei piccoli sopravvissuti. Zeiri faceva parte della brigata dell’esercito britannico formata da ebrei che risalì l’Italia combattendo e, dopo la Liberazione, organizzò il suo centro di raccolta sui monti di Bergamo insieme al locale Comitato di Liberazione Nazionale, che rappresentava tutti gli antifascisti che avevano contribuito alla Liberazione.

Nella fiction pare sarà trattato anche il tema della responsabilità storica italiana nella Shoah, cui collaborò il fascismo; una riflessione incarnata da un lato da un giovane soldato dell’esercito repubblichino (che si nasconde nello stesso edificio usato dalla colonia ebraica), dall’altro dal personaggio interpretato da Isabella Ragonese, Giulia, figlia di un possidente fascista che cerca un riscatto personale e fa i conti con la storia di famiglia.

Sciesopoli e il viaggio di Giovanni Bloisi, ciclista della memoria

Molti dei bambini passati da Sciesopoli, una volta arrivati in Israele, andarono a vivere nei kibbutz, le comunità agricole del socialismo ebraico, cui aderiva Moshe Zeiri. E il viaggio del varanese Bloisi del 2017 aveva avuto come obbiettivo finale proprio Zeelim, il kibbutz dove hanno trovato casa gli orfani passati da Sciesopoli.

Giovanni Bloisi viaggio Sciesopoli

«Ho incontrato i “bambini di Selvino”, che sono ancora una sessantina» raccontava allora Bloisi. «Ho dormito nel kibbutz fondato da loro, sono stato ospitato per sette giorni. Selvino per loro è un luogo importante. Uno di loro, Abraham, mi ha detto: “Io a Selvino sono arrivato a piedi dalla Polonia, tu in bicicletta da là, grazie”. Un altro mi ha detto: “Il popolo di Selvino ci ha dato la vita: lì abbiamo ritrovato la vita”. Per tanti anni non hanno raccontato, ora finalmente lo fanno, condividono i loro ricordi. Molti erano colpiti dal fatto che andasse fin lì in bici un italiano: non ebreo, non un israeliano, non una persona coinvolta più direttamente, ma un semplice cittadino italiano. Non capivano perché avessi fatto questo viaggio, prendendo freddo, affrontando difficoltà, cucinando per strada».

Il viaggio di Bloisi è stato importante per riannodare i fili della memoria, tanto che è ricordato anche nel museo allestito appunto a Selvino, il paese di Sciesopoli. Dopo la spedizione 2019 dedicata agli italiani in Russia, nel 2020 Giovanni Bloisi inizerà un viaggio (che durerà tre estati) toccando i luoghi delle stragi nazifasciste in tutta Italia.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 05 Gennaio 2020
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