3.000 km di Argentina: dal caldo ai pinguini per arrivare alla “fin del mundo”

Dalla capitale Buenos Aires fino ad Ushuaia, la città più a sud del pianeta. Ecco una nuova pagina tutta argentina del diario del giro del mondo del nostro lettore Giuseppe

Viaggio lungo la costa dell'Argentina

Continua il viaggio intorno al mondo del bustocco Giuseppe Corso. Ecco il racconto delle nuove tappe di questo tour che durerà fino al 30 aprile (per leggere tutto il diario di bordo clicca qui).

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Che bella l’Argentina: inizi a girarla in pantaloncini e maglietta e finisci con pile e scarponi da montagna. È il fascino di un paese lunghissimo -in senso letterale- che inizia poco sotto il tropico del Capricorno e si spinge ad un passo dal Polo Sud. Ma andiamo con ordine.

Buenos Aires. È la città che accoglie più o meno la metà degli argentini e per raggiungerla bisogna percorrere una parte della foce del Rio della Plata. Sembra stia sul mare dal momento che nel punto più largo questo fiume è largo 220 km.

Girovagare per il cuore della città dà una certa emozione, proprio a partire da Plaza de Maio. Qui, nella piazza dove sorge la Casa Rosada (e cioè la sede del Presidente), si vedono ancora le ferite della dittatura. È infatti in questo luogo che le madri dei desaparecidos si ritrovavano e camminavano intorno all’obelisco, milioni di passi che ancora oggi sono ricordati con il simbolo dei fazzoletti che portavano queste donne disegnato sul pavimento.

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Nel fascino di Buenos Aires poi c’è anche la Basilica dove diceva messa Papa Francesco prima di diventare Papa, c’è il grande ricordo di Evita Peron (grande in senso letterale, occupa una decina di piani di un palazzo) e poi c’è il tempio del calcio: La Bombonera. Quello che tecnicamente si chiama Estadio Alberto José Armando e dove gioca il Boca Junior è una tappa assolutamente imperdibile per scoprire questa città ed è anche il punto di partenza per iniziare a perdersi tra i vicoli del quartiere Boca. Tra colori, graffiti sui muri, ristoranti tipici, persone che ballano in mezzo alla strada (e una nutrita comunità di italiani) questo quartiere è assolutamente imperdibile.

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Nonostante i grandi parchi a Buenos Aires ciò che non manca è il cemento. Per ritornare in mezzo alla natura abbiamo dovuto prendere il largo e fare rotta verso sud, fino a Puerto Madrin. Qui i palazzi si fanno molto più radi, l’asfalto nelle strade inizia ad essere sostituito dalla terra battuta e iniziano a presentarsi i pinguini.

Con altri italiani abbiamo preso un taxi per andare visitare la Peninsula Valdes e subito sulla nostra strada abbiamo incontrato un guanaco, un animale che appartiene alla stessa famiglia dei cammelli e che qui è molto diffuso. Questo territorio è davvero incredibile, una delle riserve marine più grandi del pianete e tutelata dall’Unesco. Il motivo? Le immense colonie di pinguini magellano che vivono qui. Sono loro i padroni qui e il fracasso che producono è assordante ma assolutamente indimenticabile. ma camminare in mezzo a questa metropoli aviaria è un’esperienza unica. E una volta che si salutano i pinguini i protagonisti diventano i leoni marini: giganteschi e spiaggiati, stupendi.

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Tornati in barca abbiamo affrontato l’ultimo viaggio verso sud, almeno per un po’ di tempo. La tappa successiva era infatti a Ushuaia, la città più a sud del pianeta. Per arrivare a Ushuaia abbiamo navigato attraverso il canale di Beagle, lo stretto che seziona l’arcipelago della Terra del Fuoco e che divide il Cile dall’Argentina. È un’area particolarmente indicata per avvistare pinguini e balene e sulla sua sponda nord sorge appunto la città, la Fin del Mundo.

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Una volta arrivato sono sceso immediatamente perchè avevo un’obiettivo preciso: raggiungere il ghiacciaio Vinciguerra, dove l’anno scorso è stato mio figlio. Nell’ufficio turistico però non conoscono molto bene questa destinazione ma io prendo un taxi e mi faccio accompagnare all’inizio del sentiero: sono un po’ titubante perché non c’è nessuno e il sentiero, tra fango e alberi caduti, non è dei migliori. Ma salgo e una volta arrivato in cima la vista è davvero incredibile. Non tanto per le dimensioni del ghiacciaio quanto per le grotte di ghiaccio che si sono formate e per il fatto che tre ore fa ero sul mare, mentre ora sono sul ghiaccio. Lassù incontro anche una coppia di argentini con i quali passo il resto della giornata e che mi riaccompagnano fino alla nave.

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Il giorno dopo ho avuto il tempo per fare un giro in città e un salto al Parco Nazionale della Terra del Fuoco per poi tornare in nave e fare rotta verso nord: si va in Cile adesso!

“Vi racconto il mio giro del mondo in 117 giorni”

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Febbraio 2020
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