“La nostra famiglia” a sorpresa disdice il contratto. I lavoratori: “Una ferita che incrina la nostra fiducia”

L'associazione che si dedica alla cura e riabilitazione di bambini e ragazzi con disabilità dal primo febbraio applica un contratto peggiorativo. Coinvolti 132 lavoratori delle strutture di Cislago, Castiglione e Vedano e più di 2000 in tutta Italia

La nostra famiglia“, associazione fondata dal Beato Luigi Monza che si dedica alla cura e alla riabilitazione soprattutto di bambini e ragazzi con disabilità, il 27 gennaio scorso nel pieno del rinnovo del contratto collettivo della sanità privata ha abbandonato il tavolo delle trattative comunicando al contempo che, a partire dal primo febbraio, avrebbe applicato ai lavoratori delle sue strutture il contratto Aris rsa peggiorativo rispetto al precedente. Una decisione che ha spiazzato sia la controparte, il sindacato della funzione pubblica, sia i 132 lavoratori delle tre strutture che operano in provincia di Varese, ovvero Castiglione Olona, Cislago e Vedano Olona, a cui se ne aggiungono altri 2.000 nelle sei regioni in cui l’associazione è presente.

«La Nostra famiglia lamenta una difficoltà economica – spiega Mirella Palermo Funzione pubblica della Cisl dei laghi – ma non mostra i bilanci e non spiega quali siano le partite in sofferenza. Il contratto collettivo della sanità privata era scaduto da tredici anni e sfilarsi dalla trattativa unilateralmente è un comportamento grave per le relazioni sindacali che apre una serie di riflessioni sulle vere motivazioni di questo gesto. Dalla sera alla mattina e senza una giustificazione plausibile i lavoratori si sono visti peggiorare la situazione salariale e lavorativa».

Generico 2018
da sinistra Maria Paola Pasquarelli e Mirella Palermo della Fp Cisl dei Laghi

Il contratto Aris rsa, che si applica appunto alle residenze assistenziali sanitarie e alle case di riposo, comporta un risparmio sui costi del personale. In pratica i dipendenti della “Nostra famiglia” lavoreranno più ore rispetto a prima, percependo lo stesso stipendio, senza aumenti. La ragione della decisione repentina potrebbe essere dunque legata all’abbattimento dei costi per avere una maggiore marginalità. «Questa situazione risente della vicenda della Sacra famiglia, che a sua volta sta cercando di adottare il contratto Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale, ndr),  e dell’abbandono del contratto della sanità privata avvenuto tre anni fa da parte della fondazione Don Gnocchi – aggiunge Maria Paola Pasquarelli Funzione pubblica Cisl dei laghiLa manovra della “Nostra famiglia” va in quella stessa direzione: risparmiare sulla pelle dei lavoratori piuttosto che sanare».

Mentre il sindacato di categoria tende al raggiungimento di uno standard contrattuale che ricalchi quello della sanità pubblica, tra le case di riposo e gli istituti privati assistenziali si è scatenata una concorrenza al ribasso, dimenticando la specificità delle singole strutture e le professionalità che servono per farle funzionare. In questo contesto Uneba potrebbe diventare il contratto di riferimento per tutte le case di riposo e rsa, con un risparmio significativo rispetto ai costi del personale, mentre il sindacato spinge invece verso il modello di contratto della sanità pubblica, mettendo in conto anche il mancato aggiornamento delle tariffe regionali che risalgono ormai a dieci anni fa.

«Le famiglie dei ragazzi non devono temere nulla – concludono le due sindacaliste – perché i lavoratori della “Nostra famiglia” sono responsabili e continueranno a fare il loro lavoro con il cuore, la passione e la professionalità che li ha sempre contraddistinti. È chiaro che con questa azione “La nostra famiglia” ha tradito i suoi operatori che l’hanno sempre considerata la loro seconda casa».

Il sindacato della funzione pubblica ha indetto lo stato di agitazione. Le associazioni dei famigliari hanno manifestato la solidarietà ai lavoratori che a loro volta hanno scritto una lettera alla direzione della “Nostra Famiglia” con una rassicurazione finale: «Cercheremo di continuare a fare bene  ciò che già facciamo bene nonostante tutto e nonostante il peso della delusione che ci portiamo dentro».

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Febbraio 2020
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