L’assessore Rogora: “Basta pubblicità ai cinesi. Hanno rovinato la nostra economia”

L'assessore alla Sicurezza si sfoga sui social network e si scatenano i commenti: "Non ce l'ho con i cinesi ma tutti sanno che evadono le tasse e fanno concorrenza sleale"

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Sono contrariato a vedere tutta questa pubblicità sui giornali e sui social che invitano ad andare nei ristoranti cinesi per solidarietà…”ma vi siete chiesti perché ogni 2 anni cambiano il nome e ragione sociale?” Ecco. Chiedetevelo e poi capite perché negli ultimi anni grazie al Dragone sono fallite e chiuse tutte le aziende del tessile, della meccanica, dell’elettronica ecc ecc….hanno spazzato via tutto il piccolo e medio commercio……e potrei stare qui ore e ore……perciò basta pubblicità x gli altri….andiamo a mangiare nei nostri bei ristoranti Italiani…

Le parole dell’assessore alla Sicurezza di Busto Arsizio Massimo Rogora stanno facendo molto discutere. Il suo pensiero sulla presenza cinese in Italia è racchiuso in queste poche righe affidate al social network Facebook. Da ieri ha generato oltre 130 commenti, molti dei quali concordano con la visione del leghista. Un commento che arriva in un momento delicato nei rapporti tra questo grande Paese e il resto del mondo, mentre è alle prese con un l’allarme sanitario del coronavirus e con milioni di cinesi nel mondo (moltissimi in Italia, ndr) che si sentono nel mirino.

Secondo l’assessore, che nella vita di tutti i giorni fa l’ambulante al mercato, i cinesi ogni due anni cambiano i nomi delle loro società e la ragione sociale con l’obiettivo di sfuggire ai controlli fiscali e, quindi, pagare meno tasse. Peccato che questa pratica possa essere messa in atto da tutti: cinesi, marocchini, italiani, svedesi.

«Non ce l’ho con i cinesi in quanto tali – spiega Rogora, sentito al telefono per precisare il suo pensiero – ho molti amici cinesi che lavorano onestamente ma non si può nascondere il fatto che molti di loro lo facciano regolarmente. Per quanto riguarda le aziende italiane messe in ginocchio dalla concorrenza cinese abbiamo esempi infiniti».

Rogora aggiunge anche che il suo post è nato da una certa insofferenza nei confronti degli italiani che si stanno prodigando per esprimere solidarietà ai ristoratori cinesi che avrebbero avuto un pesante calo di lavoro in seguito alla diffusione del coronavirus: «Ho letto articoli di giornale, cittadini che postano foto mentre mangiano in un all you can eat e altre forme di sostegno ai commercianti cinesi ma non ho visto nessuno difendere i commercianti italiani che negli ultimi mesi, anche qui a Busto Arsizio, hanno lanciato il loro grido di dolore perchè strozzati da tasse, burocrazia e concorrenza sleale».

Qualcuno, tra quelli che hanno commentato il suo post, ha provato a replicare sottolineando che non è giusto fare di tutta l’erba un fascio. Tra questi c’è anche Kai n Cai, cittadino di origini cinesi, che commenta: «Non condivido per nulla, stai strumentalizzando il gesto. Già fare tutto un’erba un fascio è sbagliato, come per dire che tutti gli italiani sono mafiosi. Chi fa illeciti come il prestanome, è giusto che venga punito ma questa pratica lo fanno tutte le etnie e non solo i cinesi. Quante notizie sento dei politici che vengono arrestati per tangenti? Società fittizie per riciclare il nero? Etc… Quello che sbagli è il tuo punto di vista prettamente economico, il gesto di solidarietà verso i negozi cinesi non è per fini strettamente economici ma umani. Sono persone, essere umani con un cuore e un’anima, sentirsi da un giorno all’altro come portatori di virus non è bello, bambini cinesi bullizzati con botte e sputi senza motivo non è bello. Il gesto di solidarietà è per dire che non c’è nessun problema a frequentare una persona asiatica in questo momento in Italia. Non si sta facendo elemosina perché non si lavora ma per qualcosa di ben più importante, i soldi vanno e vengono, la dignità e il rispetto invece devono esserci sempre. Cambia punto di vista e capirai».

 

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Febbraio 2020
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