Rubate le piante di gelso, Vegonno in rivolta
L'ultimo episodio ha scatenato la rabbia degli abitanti del bel borgo: "Troppi visitatori maleducati e irrispettosi della nostra proprietà. Sporcano ed entrano nei nostri prati"
Rubate le piante di gelso che erano state piantate pochi giorni prima. È stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gli abitanti della piana di Vegonno sono ormai arrivati al limite della sopportazione: la gente che va a camminare in uno dei posti più belli di Azzate (e della provincia) è sempre di più. E come spesso accade, inutile negarlo, agli amanti della quiete e della natura, si aggiungono gli incivili.
“Entrano nei prati, portano in giro i cani senza guinzaglio, non raccolgono le deiezioni oppure, ancora peggio, le mettono nel sacchetto e lo abbandonano – racconta Fabrizia – Davvero la situazione è fuori controllo. Ormai la gente parcheggia ovunque, senza rispettare le proprietà private. Non possiamo impedire alle persone di venire a passeggiare ma pretendiamo il rispetto: delle nostre proprietà, dei nostri spazi. Della privacy. C’è gente che si spacca la schiena su quei prati, che vive e lavora lì da sempre e si trova sconosciuti in casa, che calpestano i campi, che parcheggiano l’auto. Non è giusto, davvero non è giusto”.
Il furto dei gelsi è l’ultimo di una serie di episodi che gli abitanti di Vegonno raccontano: “Le nostre bestie non pascolano più: l’odore degli escrementi dei cani rende l’erba immangiabile. È possibile? C’è chi ruba il mais, chi prende le verdure che abbiamo piantato, ora anche gli alberi. Adesso vogliamo che qualcuno intervenga”
Persino il bel gufo di legno che era stato messo ad abbellire la via di accesso alla piana è stato rubato.
“Vegonno è bellissima – conclude Fabrizia – ma quel che sta accadendo è molto pericoloso: noi stiamo perdendo la pazienza e rischiamo di litigare con chiunque venga qui e non rispetta le regole. Questo che era un luogo di pace e di tranquillità, adesso è preso d’assalto da maleducati, chiassosi, che non rispettano la natura. Poi nessuno si lamenti se Vegonno non sarà più la meraviglia che è oggi”
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