Soffrono le imprese della zona rossa. Fermi 6.000 metalmeccanici per gli effetti del Coronavirus

Alla frenata in atto nell’industria metalmeccanica lombarda si è aggiunta anche la batosta dell'emergenza virus che ha già fatto sentire i suoi effetti. Andrea Donegà (Fim Cisl): «La catena globale del valore in cui le imprese lombarde sono ben inserite subirà dei contraccolpi pesanti che avranno forti ripercussioni sulla tenuta delle nostre imprese»

Generico 2018

Il coronavirus “colpisce” anche le tute blu. Secondo il 48mo Rapporto sulle aziende metalmeccaniche stilato dalla Fim-Cisl sono quasi 6.000 i lavoratori lombardi coinvolti da fermi della produzione e riduzione d’orario a causa del Coronavirus. La maggiorparte sono dipendenti di imprese della “zona rossa”, ma sono fortemente interessante anche le aziende industriali di Bergamo, Milano e Cremona.

Andrea Donegà, segretario generale Fim Cisl Lombardia, non nasconde la sua preoccupazione di fronte ai numeri anche se per fare un bilancio completo degli effetti dell’epidemia sull’occupazione dell’industria manifatturiera lombarda bisognerà attendere almeno un paio di mesi. « I primi segnali sono allarmanti – commenta Donegà -. Sicuramente la catena globale del valore, in cui le imprese italiane, e lombarde in particolare, sono ben inserite, subirà dei contraccolpi pesanti che avranno forti ripercussioni sulla tenuta delle nostre imprese». Il ragionamento del segretario regionale della Fim è lineare: «La Germania è legata all’economia cinese che, essendo in rallentamento, determinerà una frenata anche del Pil tedesco e, quindi, di conseguenza le imprese italiane, che esportano a Berlino componentistica, semilavorati e macchine utensili, rischieranno un nuovo contraccolpo. Inoltre, il blocco della provincia di Hubei, hub della componentistica mondiale, sta frenando la catena globale delle forniture, lasciando le industrie mondiali al palo e causando problemi anche al settore dell’ICT. Infine il fermo delle imprese cinesi si sta traducendo nel blocco delle attività cosiddette back end, ovvero le fasi finali della catena globale del lavoro dove si scaricano le produzioni occidentali per le fasi di assemblaggio. A ciò vanno aggiunti i ritardi e le difficoltà della logistica»

I possibili effetti negativi del Coronavirus sull’economia lombarda si inseriscono in un quadro di per sè già negativo. A fine 2019 erano 17.288 i lavoratori coinvolti in cassa integrazione ordinaria, straordinaria e licenziamenti, in crescita del 79% rispetto allo stesso periodo del 2018. Aumentano anche le aziende coinvolte dalla crisi: 392, +4,5% rispetto al 1° semestre 2019. In generale si nota un forte rallentamento complessivo dell’attività economica che conferma il trend già registrato nel 1° semestre 2017, insieme alla difficoltà di molte imprese a riadattarsi al nuovo contesto economico produttivo e a riposizionarsi sul mercato e nella congiuntura economica. «La frenata in atto nell’industria metalmeccanica lombarda è proseguita anche nel secondo semestre dell’anno – sottolinea Donegà -. Le ore di lavoro si sono ridotte e diverse imprese non sono riuscite a consolidare i precedenti segnali di ripresa, assestandosi su livelli di attività inferiori che non consentono quella crescita occupazionale di cui, invece, avremmo bisogno per riassorbire le troppe persone rimaste senza lavoro in questi ultimi anni».

I territori maggiormente coinvolti nel semestre sono quelli di Milano (30,40%), Bergamo (15,76%), Lecco (12,75%) e Brianza (12,10%). Seguono Brescia, Varese, Como e Cremona.  «La nuova impennata del numero dei lavoratori coinvolti da ammortizzatori è un segnale preoccupante per la prospettiva industriale e occupazionale – aggiunge – anche considerando che in diverse situazioni si sta arrivando al termine della disponibilità degli ammortizzatori sociali conservativi. Prosegue il clima di incertezza che frena gli investimenti e riduce la capacità di ripresa». L’incremento registrato riguarda in particolare la cassa integrazione ordinaria : +21,23% i lavoratori coinvolti a fine 2019. Il dato coincide con l’aumento della sfiducia degli imprenditori di fronte a una congiuntura negativa e a prospettive di recessione. Sfiducia che frena gli investimenti, determinando un circolo vizioso che fa arretrare occupazione e produzione. La cassa integrazione straordinaria, dal punto di vista delle imprese coinvolte, fa registrare un sostanziale equilibrio rispetto al dato precedente (24 imprese contro le 25 della prima parte dell’anno) ma cala parecchio il numero di addetti coinvolti (-32,75%) che scendono dai 2.620 dello scorso semestre ai 1.762 della seconda metà del 2019.

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Pubblicato il 26 Febbraio 2020
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