Via la targa a Maletti? «Forse va bene ma…»

Dibattito incandescente al termine del consiglio dove i residenti si sono espressi sulla proposta dell’amministrazione di cancellare la via dedicata al generale

Avarie

Una residente a un certo punto si alza e dice apertamente di essere d’accordo col sindaco nel voler togliere dalla strada l’intitolazione alla memoria del generale Pietro Maletti.

Un altro fra i cinquanta presenti alla riunione di ieri sera voluta dall’amministrazione comunale del paese dopo l’annuncio dei giorni scorsi in cui il sindaco Danilo Centrella aveva annunciato l’intenzione di cambiare la toponomastica ha detto chiaramente: «Io, quando passo da quella via e sono fermo al semaforo provo un senso di pelle d’oca leggendo quel nome e quel cognome. Fate benissimo a toglierlo». Peccato che il cittadino in questione fosse residente in un altro paese.

L’argomento è di quelli che in questi giorni tengono banco in paese e non solo: del fatto se ne è occupata anche la stampa nazionale e prestigiose emittenti satellitari fra i principali player culturali del Paese, ma la conversazione si spreca sui social fra i “leoni da tastiera“ pronti a relegare giornali e giornalisti a ruolo dei cattivi (solo perché hanno parlato di un argomento scomodo, ma non si capisce il perché), o di associarli a contumelie che non meritano neppure di essere ripetute, sebbene sentite dalla forza pubblica presente in sala.

Già, è successo anche questo nella serata di lunedì dove il quarto punto all’ordine del giorno ha scaldato gli animi, con paroloni e commenti sopra le righe.

Quelle “comunicazioni del sindaco“, dopo una breve introduzione storica sulla figura di Maletti hanno previsto la proiezione di un docufilm realizzato da Sat2000 nel quale sono state ripercorse le tappe della strage di Debre Libanos nella quale sono stati massacrati oltre 2000 religiosi della chiesa etiope, liquidati con armi leggere (era l’indicazione data dagli ufficiali alla truppa, ma in molti per assenza di proiettili di fucile vennero fatti a pezzi dalle mitragliatrici Breda) e poi lanciati in un profondo crepaccio.

Tutto per la volontà politica del regime fascista di spezzare il cordone ombelicale fra clero locale e impero, meschinamente scambiata per «vendetta» da Rodolfo Graziani a seguito dell’attentato che lo toccò qualche mese prime.

«Ecco, adesso sapete cosa è successo a Debre Libanos», ha spiegato Danilo Centrella, sindaco con passato militare nei paracadutisti della brigata Folgore da piccolo cresciuto col mito «dell’eroe Maletti».

Peccato che le stragi italiane in Africa siano state a lungo tabù nell’immaginario collettivo e i primi studi accademici diventati libri di pubblico dominio risalgano al 2005 (con Italiani brava gente, di Angelo Del Boca, considerato uno dei massimi storici del colonialismo italiano).

Dunque tutti d’accordo? Nemmeno per sogno e nemmeno una voce – una – si è levata per motivi etici contro la decisione del Comune.

Proprio così: chi si è opposto o ha preso la parola per intervenire ha chiesto informazioni sui costi (nessuno, per l’anagrafe) eventuali per le volture delle utenze o le comunicazioni bancarie o catastali.

Insomma, in gran parte degli interventi ha prevalso il pensiero della piccola patria, grande come l’uscio di casa, e di eventuali costi da sopportare senza chiedersi – e rispondere – alla domanda certo non scritta ma che è la seguente: «È accettabile, per una comunità, avere una via dedicata a chi si è macchiato di tali crimini?».

Ora che succederà? Proprio quello che il sindaco ha annunciato durante il suo intervento: verrà proposto alla giunta il cambio dell’intitolazione della strada che potrebbe essere dedicata a una personalità del paese come alle stesse vittime di una tragedia per troppo tempo dimenticata.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 11 Febbraio 2020
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