L’indagine di Cna: ricadute negative per tre imprese su quattro

Due rilevazioni, una a livello nazionale e una a livello lombardo, danno la misura dello “stato di salute” delle piccole imprese coinvolte dall’emergenza sanitaria. Con le altre associazioni sindacali l'associazione di categoria ha approvato un intervento straordinario di integrazione salariale sul fondo bilaterale

Generico 2018

Due rilevazioni – una a livello nazionale e una a livello lombardo – effettuate da Cna danno la misura dello “stato di salute” delle piccole imprese ai tempi dell’emergenza coronavirus. «L’indagine fa emergere come l’epidemia abbia innescato un rallentamento dell’attività economica che espone in maniera particolare le Pmi, anche perché la loro capacità di resistere alla flessione della domanda potrebbe esaurirsi in un lasso di tempo breve se, in attesa della normalizzazione, non verranno poste in essere adeguate misure di sostegno – ha commentato il presidente di Cna Varese, Luca Mambretti – Per questo la Cna ha individuato una serie di interventi prioritari per la ripresa: come ad esempio garantire l’erogazione di credito alle imprese e consentire una moratoria; procedere al disboscamento della giungla burocratica, trasformare le detrazioni per lavori di ristrutturazione ed efficientamento energetico in titoli di credito cedibili alle banche, agevolare l’instaurazione di nuovi rapporti di lavoro a tempo determinato o ripristinare il superammortamento del 150%. In attesa dei provvedimenti che il Governo prenderà però, Cna – insieme alle altre associazioni dell’artigianato e alle organizzazioni sindacali – è intervenuta approvando un intervento straordinario di integrazione salariale sul fondo bilaterale dell’artigianato, per i lavoratori delle imprese che hanno subito impatti negativi a causa dell’emergenza sanitaria». (foto, da sinistra: Luca Mambretti e Roberta Tajè, presidente e direttore di Cna Varese)

I RISULTATI DELL’INDAGINE NAZIONALE

Quasi tre imprese su quattro accusano ricadute negative dall’emergenza sanitaria. L’85% prevede un peggioramento dei risultati economici per il 2020. Il 68% ritiene molto probabile il ricorso ad ammortizzatori sociali. Trasporto persone e Turismo i settori più esposti. Questi sono i principali risultati della rilevazione effettuata dalla Cna nazionale presso micro e piccole imprese, attraverso un questionario che ha ricevuto 6.327 risposte. Il 72,4% delle imprese interpellate sta registrando effetti diretti sulla propria attività in primo luogo come conseguenza della flessione della domanda, ma anche per difficoltà nei rapporti con i fornitori e problemi logistici.

Le maggiori criticità riguardano il trasporto persone con il 98,9% che registra una drammatica contrazione della domanda. A seguire il Turismo con l’89,9%, poi Moda (79,9%), Agroalimentare (77,7%). Percentuali superiori al 60% anche nei trasporti merci, Servizi alle imprese e Manifattura meccanica. Nelle costruzioni solo un’impresa su due lamenta ricadute negative. Tra le criticità che devono affrontare micro e piccole imprese i tassi di presenza dei propri dipendenti. In media il 15,1% registra un aumento delle assenze con punte del 20,4% nel trasporto persone e del 18% nei servizi alla persona. Se la fase di emergenza dovesse prolungarsi il 67,9% delle imprese intervistate ritiene probabile il ricorso ad ammortizzatori sociali. Percentuale che sale al 74% nella moda, 72,9% nel trasporto persone e 72,5% nella meccanica. Tutti gli altri comparti mostrano percentuali superiori al 63% ad eccezione dei Servizi alle imprese (il 50%).

I RISULTATI DELL’INDAGINE IN LOMBARDIA

Cna Lombardia ha monitorato le sue imprese nei vari territori attraverso i portavoce e i presidenti delle categorie associate: il risultato è un quadro piuttosto particolareggiato della situazione della regione più colpita di Italia, offerto da oltre 100 interviste nei vari settori. Per quarto riguarda il settore dei trasporti, nel trasporto persone (NCC e Taxi) si registrano dei picchi nella disdetta delle prenotazioni dell’85-90% circa negli ultimi 10 giorni. Il comparto aziendale, il turistico, il congressuale registrano una percentuale di disdette dell’80%, lo scolastico del 100% per via dei contenuti dell’ordinanza. Si prevede un calo del fatturato del 50/70% per il mese di marzo e permane un clima di incertezza per aprile. Un cenno di ripresa potrebbe però provenire da uno sblocco della situazione per quanto riguarda il congressuale, specialmente in città come Milano.

Per quanto riguarda il trasporto merci, il danno economico è stimabile attorno ai 700 euro al giorno per ogni camion fermo. Le limitazioni maggiori riguardano l’impossibilità del transito delle merci in entrata e in uscita dalla zona rossa, oltre che per quanto riguarda i movimenti transfrontalieri. Nel settore della Lavorazione alimenti i trasporti risultano tutto sommato regolari e non sono state riscontrate tematiche critiche per quanto riguarda quelle attività che riforniscono la grande distribuzione organizzata che, anzi, hanno registrato un contenuto aumento delle vendite (+5% circa) nel primo periodo dell’emergenza. Imballaggi e latte vengono forniti normalmente a chi produce prodotti freschi. Le imprese che riforniscono le attività Horeca sono in forte difficoltà, visto il crollo delle prenotazioni superiore al 50%.

Le imprese che si occupano di benessere e servizi alla persona registrano un calo del 50% dei clienti e del fatturato per i centri estetici, mentre per il settore acconciatura il calo è più lieve, del 30%, però con conseguenti chiusure anticipate dei negozi. Per gli Impiantisti sfumano soprattutto i lavori nelle case private: il 20% circa degli appuntamenti presso privati è stato disdetto (manutenzioni domestiche), mentre con le aziende si procede ma con uno slittamento dei tempi. Il momento di difficoltà della crisi va a sommarsi al periodo dell’anno in cui si riscontra un calo “fisiologico” delle attività. Nelle realtà imprenditoriali più sviluppate si sopperisce al calo delle prestazioni di manutenzione domestica differenziando il lavoro in altri settori. Nel settore dell’edilizia il rischio per l’impresa potrebbe essere quello di venir meno agli adempimenti contrattuali – sia per quanto riguarda i lavori con il pubblico, sia per quelli con il privato – per cui l’azienda sarebbe tenuta a comunicare l’impossibilità di concludere i lavori entro il limite temporale prestabilito. Inoltre, ci potrebbero essere ritardi per ottenere le autorizzazioni all’apertura di cantieri edili. Un ulteriore elemento di criticità è rappresentato dalle difficoltà a procedere con quei lavori che richiedono una delibera condominiale (es.: “bonus facciate”), per ovvie limitazioni dovute al possibile contagio. In questo caso il rischio sarebbe lo slittamento dei lavori all’anno successivo.

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Pubblicato il 05 Marzo 2020
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