15.000 telefonate al giorno: la centrale del 112 travolta dall’emergenza bergamasca

Nonostante i numeri elevatissimi e giorni difficili, gli operatori varesini hanno retto l'ondata di chiamate. Grazie a precisi percorsi e sistemi

Quindicimila chiamate in un giorno. È stato il picco, nel momento dell’emergenza più difficile della Bergamasca e della Val Seriana.
Un paio di giorni tremendi che ha messo in difficoltà una centrale prossima al suo decimo compleanno ( aprì il 21 giugno 2010).

Prima del traguardo decennale, sul cammino del 112NUE di Varese si è presentata la crisi legata al coronavirus. I centralinisti che rispondono dalla sede all’interno dell’ospedale di Varese si sono ritrovati a dover gestire la zona drammaticamente più colpita. In Regione Lombardia, ci sono tre centrali 112 tra cui quella varesina che gestisce anche le province di Como, Lecco, Monza Brianza e Bergamo.

«Sin dall’inizio della crisi – commenta il responsabile della sede varesina Guido Garzena – il sistema ha reagito connettendosi a rete. All’inizio, ho staccato un paio di postazioni per sostenere la rete di Brescia che aveva al suo interno la zona rossa di Codogno. Poi si è creata la procedura di emergenza. Così, quando siamo arrivati al picco di chiamate da Bergamo, abbiamo potuto reggere grazie a una procedura che permetteva di creare schede dirette da trasmettere alla sede del 118 di Bergamo. Passavamo la telefonata solo per le urgenze non differibili. Fortunatamente, le chiamate per altre criticità legate a vigili del fuoco o forze dell’ordine si erano ridotte grazie all’isolamento sociale. Abbiamo avuto grande supporto e sostegno da parte di tutti».

Un banco di prova davvero difficile che ha visto, inoltre, nei primi giorni di crisi riversare sul centralino 112 anche una grande fetta di chiamate per informazioni o dettate da ansia e paura, tutte smistate al numero unico regionale.

Nei dati forniti da Areu, in Lombardia tra il 18 febbraio e la fine di marzo sono arrivate alla centrali 2 milioni e 100.000 chiamate con un picco concentrato verso la metà di marzo.

Per cercare di sostenere l’aumento esponenziale delle richieste, passate da 4.000 fino a 15.000 al giorno, la centrale di Varese ha bloccato riposi e permessi, ha attivato tutte le postazioni e inserito, con una formazione snella, 7 nuovi operatori : « Da qualche giorno, il trend è ritornato sui livelli normali con le 4000 chiamate quotidiane, ma rimangono quasi tutte da indirizzare al 118, almeno nel 70% dei casi. È stato un test davvero impegnativo che ha messo sotto grande pressione il sistema delle centrali di primo livello. Sicuramente abbiamo imparato molto e ci sono margini di miglioramento, ma credo che il sistema così concepito abbia retto e funzionato» commenta il dottor Garzena che, nel frattempo, ha diretto anche le ambulanze del 118 sul territorio varesino: « All’inizio abbiamo supportato la centrale 118 di Pavia con un equipaggio. Oggi dobbiamo affrontare un grande lavoro organizzativo e di coordinamento anche sul nostro territorio provinciale. Non è ancora finito nulla. Siamo sempre in emergenza».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Aprile 2020
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