Buoni spesa, il Pd passa all’attacco: “Con quali criteri sono stati dati soldi alle associazioni?”

Il Comune ha destinato 100 mila euro in buoni spesa per alcuni enti del Terzo Settore attivi in città ma non è chiara la modalità di scelta e controllo di queste realtà. L'opposizione chiede chiarimenti

consiglio comunale busto arsizio

La gestione del fondo messo a disposizione dal governo per i buoni spesa è al centro delle interrogazioni del Pd, insieme alle azioni messe in atto dall’amministrazione comunale per la ripartenza avviata dal governo col nuovo decreto sulla fase 2. Da una parte chiedono se e come i percettori di reddito di cittadinanza potranno accedere ai buoni e dall’altra i criteri di assegnazione di 100 mila euro alle associazioni del territorio che dovrebbero distribuire generi alimentari alle famiglie che seguono.

I consiglieri democratici accendono un faro sulle modalità di selezione delle richieste di buoni spesa di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi. I Dem si soffermano in particolare su un intervento sulla stampa dell’assessore ai Servizi Sociali Osvaldo Attolini ha chiarito la modalità di intervento adottata dal comune che non ha escluso del tutto i percettori di Rdc, decidendo
comunque di dare priorità a chi non percepisce alcuna forma di sostegno.

Fatte queste premesse chiedono quali sono stati i criteri per l’assegnazione dei buoni spesa, il numero totale delle domande pervenute (421 quelle approvate in questa prima fase), se c’è stato un incremento delnumero dei nuclei famigliari / singoli che si sono trovati in condizioni di dover ricorrere al contributo, la tempistica necessaria per eseguire la distribuzione dei buoni a tutti gli aventi diritto e quali azioni ha intenzione di mettere in atto l’Amministrazione per sostenere chi non potrà essere raggiunto dal contributo buoni spesa.

Non solo. Il Pd chiede anche quali siano le associazioni del terzo settore che hanno beneficiato del contributo per l’acquisto di beni alimentari da distribuire alle persone che seguono durante la loro normale attività quotidiana: «Come sono stati informati gli enti della possibilità di collaborare con l’amministrazione in relazione alla distribuzione della quota di 100.000 euro destinati all’emergenza alimentare? Quali sono gli enti che, invece, sono stati coinvolti e con quali criteri? Perchè altri sono stati esclusi? Come verranno controllate le associazioni che gestiscono i soldi del Comune? Che ruolo ha avuto il coordinamento degli enti caritativi nella selezione delle famiglie?

Domande che invocano trasparenza. Risulta, infatti, che oltre alle realtà più strutturate e conosciute anche a livello nazionale (Caritas, realtà vicine al Banco Alimentare) siano state considerate degne di fiducia anche realtà più locali come l’associazione Passaparola, attiva da poco più di un anno a Busto e legata (attraverso alcune figure che fanno parte della dirigenza) a Comunità Giovanile. Qualcuno, in città, ha storto il naso di fronte a questo tipo di scelta.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Aprile 2020
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