I detenuti di Busto regalano i tablet ai “reclusi da covid“
Una storia di cuore e solidarietà che arriva da chi vive ogni giorno la privazione della libertà. “Hanno mostrato a tutti ciò di cui sono capaci“
«Don, vogliamo mostrare a tutti quello di cui siamo capaci».
E così è stato: loro, che si giornate da reclusi ne sanno qualcosa per via della condanna che stanno espiando in carcere, con un grande gesto di solidarietà daranno una mano a chi recluso è fra le quattro mura di un ospedale, colpito dal Covid-19. Momenti drammatici che portano i malati a una condizione di forte privazione in cui anche fare una video chiamata a un parente può rappresentare un appiglio a cui attaccarsi per combattere.
Allora in poche settimane grazie alla motivazione del cappellano del carcere di Busto Arsizio don David Maria Riboldi, e alla grande apertura del direttore della casa circondariale di Busto Arsizio Orazio Sorrentini e del comandante della polizia penitenziaria Rossella Panaro è stato fatto “il miracolo“: con una media di 5 euro a testa i quasi 400 detenuti hanno operato una maxi colletta di 2.177 euro servizi per l’acquisto di 56 tablet a favore dei ‘reclusi da covid’.
I tablet, di marca Lenovo e Ipad Apple, sono corredati da cover antisettiche per essere usati nei reparti a rischio contagio. Oggi, 30 aprile, sono stati consegnati nelle mani dell’ingegner Poggialini, dell’ufficio tecnico dell’Ospedale: ha assicurato la messa in funzione dei tablet, per permettere agli ammalati di covid di ‘evadere’ dall’isolamento affettivo, che la ‘reclusione forzata’ al letto di ospedale ha generato. I tablet saranno suddivisi fra i vari reparti e anche in altre strutture del territorio (vedi ospedale di Tradate).
Il comandante ha sottolineato come il gesto abbia un valore ancora più grande, se commisurato alle violenze di cui i ristretti di diversi istituti penitenziari in Italia si sono resi protagonisti, poco più di un mese fa. Le persone detenute e Busto Arsizio non solo si sono mostrate recalcitranti alle rivendicazioni, che portarono a evasioni di massa e morti, ma hanno deciso di distinguersi in positivo, svettando per generosità.
«Un gesto molto bello e disinteressato fatto da chi si è immedesimato con coloro che pure non possono incontrare nessuno, nemmeno gli affetti più cari», ha commentato il direttore della casa circondariale Orazio Sorrentino. Carico di soddisfazione per operato dei «suoi ragazzi» anche il cappellano del carcere don David Maria Riboldi.
«Li ho visiti coi miei occhi credere in un obiettivo da perseguire. E l’hanno raggiunto donando molto di più di quando raccolto in altre carceri con una popolazione carceraria ben più numerosa. “Don, noi sappiamo cosa vuol dire non poter sentire la famiglia, cosa vuol dire non poter vedere i propri cari”. Queste le parole dei detenuti, che si sono trasformate in un ‘rimboccarsi le maniche’. Fatti, non parole».
La raccolta delle persone detenute si è allora unita a una colletta esterna, per generare la liquidità necessaria all’acquisto della mole imponente di tablet e cover. Tramite per l’acquisto e la consegna è stata la Cooperativa sociale ‘La Valle di Ezechiele’ fondata dal cappellano per il reinserimento lavorativo dei detenuti, con sede presso la Casa Circondariale.
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