L’ultimo crocerista torna a casa: “Ho finito il giro del mondo, senza vederne metà”

A bordo dell'ultima nave da crociera del mondo c'era anche il bustocco Giuseppe Corso che racconta il suo rientro in Italia durato 40 giorni

giuseppe corso

La BBC l’ha definita l’ultima crociera del mondo. È la MSC Magnifica, la grande nave che lunedì 20 aprile ha finito il suo viaggio a Marsiglia e che tra i suoi passeggeri aveva anche il bustocco Giuseppe Corso. La nave era infatti salpata ai primi di gennaio da Genova per fare tutti il giro del mondo e quando è scoppiata la pandemia si trovava -letteralmente- dall’altra parte della Terra: in Australia. Così, tra porti chiusi e voli aerei cancellati, il ritorno a casa di questo giro del mondo è stato lungo e strano.

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«Abbiamo navigato ininterrottamente per 40 giorni senza mai scendere a terra con un lungo rimpatrio che è avvenuto appunto a bordo della nostra nave -racconta Giuseppe-. Un viaggio strano, fermandoci solo per fare rifornimenti e guardando le città dai porti, quando andava bene. Lungo il percorso, infatti, quasi sempre viveri e carburante sono arrivati con chiatte al largo perchè i governi dei Paesi negavano gli attracchi per paura». Tutti, infatti, ricordano il caso della Diamond Princess e delle centinaia di contagi a bordo ma il caso della MSC Magnifica era ben diverso. «Nessuno di noi a bordo è mai stato male e nessuno è stato mai contagiato anche grazie alle decisioni del nostro Comandante Roberto Leotta. Quando infatti siamo arrivati a Hobart, in Tasmania, le autorità locali ci avevano autorizzati a sbarcare ma il comandante ha detto no perchè in quella località si erano segnalati i primi casi di Coronavirus. La linea era chiara: chi fosse sceso non sarebbe più salito e questo, credo, ci ha salvati».

Essendo infatti salpati a gennaio, prima dello scoppio della pandemia ed avendo navigato verso ovest per mesi il viaggio non ha avuto problemi (potete leggere i reportage di quelle tappe cliccando qui): «Di fatto noi scappavamo dal virus e così Europa, Africa e tutto il Sudamerica li abbiamo visitati come da programma. Ma vivendo su un pianeta tondo ad un certo punto anziché allontanarsi dal Covid-19 abbiamo iniziato ad andargli incontro. E tutto è cambiato: fine degli sbarchi, fine delle escursioni e via verso casa».

Un rientro durato appunto 40 giorni e che dall’Australia ha riportato passeggeri ed equipaggio a Marsiglia ma che certo non può essere definito un’Odissea. «A bordo non ci è mai mancato nulla, il personale è stato particolarmente professionali e MSC è andata incontro ad ogni nostra esigenza». Due episodi di questo rientro verso casa, però, sono rimasti particolarmente impressi nella mente di Giuseppe. «Arrivati a Freemantle, sulla costa occidentale dell’Australia, una signora si è presentata sulla banchina stringendo in mano un cartello con scritto “Go Home Away”, tornatevene a casa. Alcuni media australiani si erano infatti convinti che a bordo fossimo tutti malati, cosa assolutamente non vera. Ma ormai l’equazione nave da crociera = tutti malati precedeva ogni nostra tappa, portando a scelte anche molto difficili. A Colombo, la capitale dello Sri Lanka, uno degli chef residente proprio lì aveva chiesto di sbarcare per raggiungere la sua famiglia. Le autorità locali gli avevano negato la possibilità, allora lui e noi abbiamo realizzato un video che poi un giornalista ha messo in rete facendo centinaia di migliaia di visualizzazioni. Un video che ha raggiunto anche il Presidente dello Sri Lanka che è intervenuto personalmente per farlo sbarcare in occasione del rifornimento, avvenuto comunque al largo della costa con una chiatta».

40 giorni passati in nave quindi, sostanzialmente già in quarantena, che hanno preceduto il rientro improvviso in una società molto cambiata rispetto a quando per la prima volta è stata levata l’ancora, il 5 gennaio. «Siamo scesi dalla nave con mascherine, guanti e distanze da tenere. Una cosa davvero nuova per noi. Eravamo anche un po’ increduli di mettere i piedi a terra e vedersi catapultati in una nuova realtà a noi davvero sconosciuta. Ancora più strano è stato dover cambiare bus a Ventimiglia: l’autista francese è tornato indietro e noi siamo saliti su un altro mezzo italiano. Durante il viaggio guardavo fuori dal finestrino e mi sono reso conto della situazione davvero irreale con autostrade praticamente deserte. La meta finale è stata Malpensa, mai vista così vuota, e poi da lì fino a casa dove poi ho iniziato i miei giorni di quarantena vera». E poi? «Quando tutto sarà finito dovrò tornare a viaggiare perchè nonostante aver completato il giro del mondo una metà l’ho vista solo dalla nave».

Chi volesse leggere il diario delle tappe fatte e guardare le foto può farlo cliccando qui

“Vi racconto il mio giro del mondo in 117 giorni”

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Pubblicato il 22 Aprile 2020
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