Meno di 10mila tamponi in provincia di Varese nella fase più acuta dell’emergenza
Grazie ad un report diffuso attraverso l'analisi del consigliere regionale Samuele Astuti sappiamo anche qualcosa in più sulla distribuzione quotidiana dei tamponi in provincia
Mentre tutte le discussioni sulla fase 2 si concentrano sull’interpretazione delle norme che riguardano la mobilità delle persone, ancora troppo poco si parla della preparazione del sistema sanitario nella sorveglianza sulla diffusione del virus.
Il tema dell’insufficienza del numero di tamponi effettuati è sempre stato centrale nella fase più acuta dell’emergenza e continua ad esserlo anche ora che si cerca una più corretta lettura dei dati per comprendere la reale diffusione della malattia.
Ad esempio, l’ultimo bollettino diffuso con i dati del contagio si basa su un numero di soli 5.053 tamponi, più basso dei 13mila tamponi comunicati in altri giorni e molto più basso del numero di quelli che servirebbero.
La bassa capacità di fare i test aumenta molto la difficoltà di analizzare dati di cui peraltro non è garantita continuità, uniformità e omogeneità. Lo abbiamo visto anche in provincia di Varese dove per altro non sono resi pubblici con continuità tutti i dati che riguardano il numero di tamponi effettuati.
Settimana scorsa abbiamo appreso che al 16 aprile erano stati 8.307 i tamponi somministrati a persone residenti in provincia di Varese. Fatti due conti, si trattava di 0,93 ogni 100 abitanti. Ora, grazie ad un report diffuso attraverso l’analisi del consigliere regionale Samuele Astuti, sappiamo anche qualcosa in più sulla distribuzione quotidiana dei tamponi.
«Per la prima volta abbiamo avuto a disposizione i dati di Varese – ha spiegato Astuti nella sua analisi -. Il numero dei tamponi effettuati in provincia di Varese è rimasto praticamente trascurabile fino alla fine di marzo. La messa in opera di una raccolta dei dati epidemiologici precisa e sistematica e diffusa sul territorio senza lasciare aree scoperte è invece necessaria premessa alla fase di ripresa delle attività. I dati relativi alla provincia di Varese indicano quanti pochi tamponi siano stati fatti in questa area. Non possiamo lasciare delle aree scoperte perché sarebbero esposte a un rischio maggiore al momento della ripresa».
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