“Un disastro e nessuna strategia della Regione nella gestione del territorio”

L'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia lancia una pesantissima serie di critiche ai vertici della Regione Lombardia. Sette punti in cui si spiega cosa è successo e come si potrebbe porre rimedio per il futuro

coronavirus medici

“Mancata esecuzione di tamponi, gestione confusa delle Rsa”, ancora “assenza di strategia sul territorio” e “mancata fornitura di protezioni per il personale medico”.

È l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia a lanciare una pesantissima serie di critiche che coinvolgono la gestione dell’emergenza indirizzato a Regione Lombardia e all’assessore al welfare Giulio Gallera.

Osservazioni che i medici sollevano soprattutto per chiedere un ripensamento di tutta la strategia nella seconda fase dell’emergenza. “La situazione al momento risulta difficile da recuperare – spiega nella sua comunicazione l’Ordine – , ma si vogliono riportare di seguito alcune indicazioni, che, a detta della scrivente Federazione, potrebbero, se attuate, contribuire alla limitazione dei danni, specie nel momento di una ripresa graduale delle attività, prevedibile nel medio-lungo termine”.

Di seguito il testo completo di quanto è stato chiesto alla Regione. Non compare nessun firmatario varesino in quanto il presidente Roberto Stella è deceduto all’inizio della crisi a causa del Covid-19.


Ill.mo Avv. Gallera,
la Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia, riunita in data 05/04/2020, ha preso in esame la situazione relativa all’epidemia da COVID19 in corso.
Non è questo il momento dell’analisi delle responsabilità, ma la presa d’atto degli errori occorsi nella prima fase dell’epidemia può risultare utile alle autorità competenti per un aggiustamento dell’impostazione strategica, essenziale per affrontare le prossime e impegnative fasi.

Ricordiamo in generale come, a fronte di un ottimo intervento sul potenziamento delle terapie intensive e semi intensive, per altro in larga misura reso possibile dall’impegno e dal sacrificio dei medici e degli altri professionisti sanitari, sia risultata evidente l’assenza di strategie relative alla gestione del territorio.

Ricordiamo, a titolo di esempio non esaustivo:
1) La mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia, legata all’ esecuzione di tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale. I dati sono sempre stati presentati come “numero degli infetti” e come “numero dei deceduti” e la mortalità calcolata è quella relativa ai pazienti ricoverati, mentre il mondo si chiede le ragioni dell’alta mortalità registrata in Italia, senza rendersi conto che si tratta solo dell’errata impostazione della raccolta dati, che sottostima enormemente il numero dei malati e discretamente il numero dei deceduti.
2) L’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio
3) La gestione confusa della realtà delle RSA e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane (nella sola provincia di Bergamo 600 morti su 6000 ospiti in un mese).
4) La mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio (MMG, PLS, CA e medici delle RSA) e al restante personale sanitario. Questo ha determinato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia.
5) La pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica (isolamenti dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti, ecc…)
6) La mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private, con ulteriore rischio di diffusione del contagio.
7) Il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri con la necessità di trattenere sul territorio pazienti che, in altre circostanze, avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero.

La situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra Regione, anche rispetto a realtà regionali vicine, può essere in larga parte attribuita all’interpretazione della situazione solo nel senso di un’emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un’emergenza di sanità pubblica. La sanità pubblica e la medicina territoriale sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra Regione.

La situazione al momento risulta difficile da recuperare, ma si vogliono riportare di seguito alcune indicazioni, che, a detta della scrivente Federazione, potrebbero, se attuate, contribuire alla limitazione dei danni, specie nel momento di una ripresa graduale delle attività, prevedibile nel medio-lungo termine.

Per quanto riguarda gli operatori sanitari la proposta è di sottoporre tutti a test rapido immunologico, una volta ufficialmente validato, e, in caso di riscontro di presenza anticorpale (IgG e/o IgM), sottoporre il soggetto a tampone diagnostico. In caso di positività in assenza di sintomi potrebbe essere da valutare la possibilità, in casi estremi con l’attribuzione di specifiche responsabilità e procedure, di un’attività solo in ambiente COVID, sempre con protezioni individuali adeguate. Il test immunologico andrebbe ripetuto con periodicità da definire negli operatori sanitari risultati negativi.

Per quanto riguarda le attività non sanitarie sembra raccomandabile un’estesa effettuazione di test rapidi immunologici per discriminare i soggetti che non hanno avuto contatto con il virus, soggetti che si possono riavviare al lavoro. Per i soggetti nei quali si rileva la presenza di immunoglobuline (IgG o IgM) sembra indicata l’esecuzione del tampone diagnostico. In tal senso si raccomanda di potenziare al massimo tale attività diagnostica e di procedere prima ad indagare i soggetti che risultano urgente riammettere al lavoro, in quanto addetti ad attività ritenute di prioritario interesse, in funzione della disponibilità di tamponi.

La ripresa del lavoro dovrebbe essere subordinata all’effettuazione del test immunologico rapido di screening, non risultando in letteratura alcun termine temporale valido per la quarantena post malattia, anche se decorsa in forma paucisintomatica.
E’ evidente come tale procedura comporti un rilevante impiego di risorse, soprattutto umane, ed è altresì evidente come la stessa, al momento, sia l’unica atta a consentire la ripresa dell’attività lavorativa in relativa sicurezza.A tale scopo Regione Lombardia dovrà mettere in campo tutte le risorse umane ed economiche disponibili.

Naturalmente quanto sopra dovrà essere accompagnato dall’uso costante, per tutta la popolazione e in particolare nei luoghi di lavoro, di idonei comportamenti e protezioni.

La ripresa potrà quindi essere solo graduale, prudente e con tempi dettati dalla necessità di mettere in campo le risorse sopracitate. È superfluo segnalare come qualsiasi imprudenza potrebbe determinare un disastro di proporzioni difficili da immaginare e come le misure di isolamento sociale siano da potenziare e applicare con assoluto rigore.

Da ultimo, la FROMCeO lombarda ha preso in considerazione la questione, sollevata da molti colleghi, della mancanza di protocolli di terapia sul territorio. Il problema è stato in gran parte determinato anche dalla esigenza di trattare a domicilio pazienti che ordinariamente sarebbero stati inviati in ospedale, ma che non hanno potuto essere accolti per saturazione dei posti letto. FROMCeO raccomanda ai colleghi di non affidarsi a protocolli estemporanei non validati e ad attenersi alle indicazioni di AIFA e di Regione, utilizzando la massima cautela.

Nell’esprimere le considerazioni di cui sopra, FROMCeO ritiene di svolgere le proprie funzioni di organo sussidiario dello Stato ed esprime disponibilità ad un confronto costante con le Istituzioni preposte alla gestione dell’emergenza. Spiace rimarcare come tale collaborazione, più volte offerta, non sia ad oggi stata presa in considerazione.

Cordiali saluti.

I presidenti degli ordini provinciali della Regione Lombardia (FROMCeO)
Dr. Spata Gianluigi – Como (Presidente FROMCeO)
Dr. Ravizza Pierfranco – Lecco (Vicepresidente FROMCeO)
Dr. Marinoni Guido – Bergamo
Dr. Di Stefano Ottavio – Brescia
Dr. Lima Gianfranco – Cremona
Dr. Vajani Massimo – Lodi
Dr. Bernardelli Stefano – Mantova
Dr. Rossi Roberto Carlo – Milano
Dr. Teruzzi Carlo Maria – Monza Brianza
Dr. Lisi Claudio – Pavia
Dr. Innocenti Alessandro – Sondrio
Ordine Provinciale dei Medici Chirurgi e degli Odontoiatri di Varese

Per i presidenti
Dr. Gianluigi Spata
Presidente FROMCeO

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Aprile 2020
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da lenny54

    Adesso di fronte al parere di operatori del settore, ci sara’ un’altra lettera di sostegno di sindaci del centrodestra? Questi medici verranno messi in una lista nera e saranno mobbizzati perche’ hanno osato criticare la gestione sanitaria?

  2. Avatar
    Scritto da carlo196

    Restiamo in attesa della replica dei firmatari della critica fatta ai Sindaci lombardi di centrosinistra per vedere se hanno il coraggio di sbugiardare i medici dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia che hanno rincarato la dose rispetto a quanto segnalato dai sopracitati Sindaci.

  3. Avatar
    Scritto da gokusayan

    centro, destra, sinistra, non centra nulla, un conto è fare il Sindaco di un paesino tutto sommato tranquillo, un altro è essere catapultato in una situazione più grande di te e che non sai gestire. e non sai dare risposte. Fontana ha fatto un gran casino, Ordinanza per uso mascherine, con mascherine introvabili… e con un Bertolaso che dice che la mascherina non serve a nulla, Regione va di qui.Governo va di la..e Sindaci a gusto e piacere.. Economia in Lombardia distrutta. Fontana, rimandato a settembre.

  4. Claudio Cirino
    Scritto da Claudio Cirino

    Anni e anni di trasferimenti di fondi alla sanità privata da parte dei governi regionali di lega e centro destra hanno prodotto tutti questi danni. Figuratevi se le cliiche private si interessano al covid. Solo adesso qualcuna aiuta visto che non lavorano più sulle altre patologie. Vi faccio un bell’esempio della loro gestione. Se siete un paziente sano e bello e dovete fare una protesi d’anca loro sono rimborsati con circa 20.000 euro e vi operano subito. Se siete anziani acciaccati e con grossi rischi vi dicono che dovete rivolgervi agli ospedali pubblici così se morite sotto i ferri o in degenza loro non si devono grattare scocciature e risarcimenti. Grande sanità privata. lega continuate così chissa forse qualcuno ci guadagna………………………..

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