Da Cittiglio alla Sicilia per salvare il loro piccolo: riuscito il trapianto di fegato tra papà e figlio

Affetto da una malattia rara il piccolo Riccardo aveva bisogno di un trapianto di fegato. Tutta la famiglia ha attraversato l'Italia in piena Pandemia per renderlo possibile

vincenzo tania riccardo trapianto fegato

Hanno attraversato l’Italia in piena pandemia per raggiungere a Palermo il centro di eccellenza nel settore dei trapianti che avrebbe potuto salvare la vita del loro piccolo di appena 13 mesi. (Nella foto il chirurgo Jean de Ville de Goyet, il piccolo Riccardo, mamma Tania e papà Vincenzo)

Vincenzo e Tania sono partiti da Cittiglio per affidare il loro piccolo alle cure del chirurgo Jean de Ville de Goyet, del centro di eccellenza siciliano ISMETT di Palermo e lo scorso 13 maggio l’operazione del trapianto di fegato ha potuto dirsi riuscita. In mezzo uno straordinario gesto di amore paterno: insieme alla bravura dei medici a rendere possibile l’operazione è stato infatti il coraggio di papà Vincenzo che ha donato un pezzo del suo fegato al figlio.

Il piccolo si chiama Riccardo, è nato il 3 aprile del 2019 e soffre dalla nascita di una malattia rara, l’atresia delle vie biliari, che comporta l’accumulo della bile nel fegato. Quando dopo un primo intervento gli era stata prospettata la necessità di un trapianto di fegato Tania e papà Vincenzo, 28 anni lei, 31 lui, entrambi operai di un’azienda metalmeccanica di Brissago Valtravaglia, hanno scelto di partire.

«I primi ad accorgersi che Riccardo aveva dei valori strani sono stati i dottori del reparto di pediatria di Cittiglio, la dottoressa Alessandra Cristina Niespolo e il pediatra Francesco Patitucci che ci hanno tenuto in ospedale 4 giorni dopo la nascita per fare degli accertamenti, sono i primi che dobbiamo ringraziare in questa vicenda – racconta il papà Vincenzo Scognamiglio -. Da lì è cominciato un percorso che ci ha portato poi al ricovero all’ospedale del Ponte di Varese e infine agli spedali civici di Brescia dove ci ha seguito il professor Alberti».

Qui a maggio del 2019 il piccolo Riccardo è stato sottoposto ad un primo delicato intervento che si chiama Kasai eseguito proprio dal professor Alberti.

Ma il travaglio di questa famiglia non era ancora concluso. «Quando la malattia ha cominciato a peggiorare ci hanno chiesto di cominciare le pratiche per un trapianto di fegato ed è in questo frangente che abbiamo individuato il professor Jean de Ville de Goyet e abbiamo scelto il centro palermitano».

Complice di questa decisione anche la vicinanza di una coppia di amici di Cugliate Fasbiasco, Velia e Paolo, che lo scorso ottobre avevano attraversato la stessa esperienza con il figlio Alessio e gli hanno potuti consigliare.

Vincenzo, Tania e il piccolo Riccardo sono decollati verso la Sicilia proprio negli stessi giorni in cui in Lombardia cominciava l’emergenza sanitaria da Coronavirus, il 24 febbraio. E proprio per questo da allora sono rimasti sempre a Palermo.

Sono stati tutti sottoposti ad esami approfonditi e alla fine la scelta per il donatore è ricaduto su Vincenzo: «Sono dovuto andare anche in tribunale per firmare il consenso ma io e mia moglie non abbiamo avuto dubbi, per nostro figlio era necessario».

Dopo un periodo di blocco degli interventi a causa del Coronavirus le attività dell’ISMETT sono ripartire a maggio e finalmente è stata fissata la data dell’operazione.

«Io e mia moglie lavoriamo alla Spm di Brissago Valtravaglia, un’azienda a cui va tutta la nostra gratitudine – racconta Vincenzo – durante tutta questa vicenda ci hanno sempre sostenuto e anche in questo frangente ci hanno tranquillizzato invitandoci a restare accanto a nostro figlio senza preoccuparci per il lavoro».

Papà e figlio sono entrati in ospedale il 13 maggio per il trapianto di fegato. Vincenzo è entrato alle 7 del mattino ed è uscito alle 18, Riccardo alle 11 ed è uscito alle 21. Mamma Tania per tutto il tempo è rimasta in attesa da sola, confortata da un’infermiera e da una lunghissima chiamata al telefono con l’amica Velia.

«Quando abbiamo potuto riabbracciare il nostro bambino è stata un’emozione indescrivibile. Per noi è stata come una seconda rinascita. Il suo sorriso è per noi una gioia indescrivibile».

La famiglia resterà in Sicilia fino a settembre per proseguire nel monitoraggio clinico di Riccardo. «Siamo immensamente grati al professore Jean de Ville de Goyet, al suo team, alla’associazione Amei di Brescia e la sua coordinatrice Clelia che ci è stata accanto come una seconda mamma, al dottore Giovanni Boroni di Brescia e a tutti quelli che ci hanno seguito in questo percorso».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Maggio 2020
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  1. Avatar
    Scritto da sicciaroto

    Una bellissima storia , un esempio di quella buona sanità pubblica che funziona ,sia al Nord che al Sud.
    E che ci ricorda anche la vicenda dei due pensionati di Bergamo,
    Ettore Consonni e Marco Maffeis,affetti da coronavirus, trasferiti in coma ,su un aereo militare ,all’ospedale Civico di Palermo per mancanza di posti letto in terapia intensiva in Lombardia, e ritornati ,guariti e riconoscenti , nella loro città.
    Un piccolo modo per ricambiare i tantissimi casi di cittadini meridionali che ,nel corso degli anni,hanno usufruito dell’accoglienza e del buon sistema sanitario della Regione Lombardia.
    Ricordandoci che siamo tutti Italiani…

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