Da giornalista a papà a tempo pieno
Il racconto di Francesco: "Dai turni in redazione alla preparazione dei brodi di verdure, dalle interviste al cambio di pannolini, dalle domeniche sui campi di calcio alle lunghe partite a nascondino"
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Di seguito la storia di Francesco.
Il mese di marzo era iniziato bene. Un nuovo lavoro per la mia compagna che sì, ci avrebbe scombussolato un po’, ma che avrebbe portato benefici al nucleo familiare. Per me era un periodo positivo: il lavoro procedeva bene, smaltito l’infortunio potevo anche tornare a giocare a calcio e là, in fondo al mese, il primo compleanno della mia piccola da festeggiare.
Poi, di colpo, da un giorno all’altro senza troppo capire perché, uno stravolgimento radicale. Come passare da Johnny Cash alle canzoni dello Zecchino d’Oro. E l’esempio non va molto lontano da quella che è stata la mia realtà.
In una manciata di ore sono passato da giornalista a papà a tempo pieno. Due bambini da intrattenere, incuriosire e accudire, con tutte le necessità che un maschietto di 4 anni e una bambolina di 1 possono avere.
Dai turni in redazione alla preparazione dei brodi di verdure, dalle interviste al cambio di pannolini, dalle domeniche sui campi di calcio alle lunghe partite a nascondino.
Il tutto cercando di capire come scansarsi da quel pericolo che nel giro di pochi giorni era passato dall’essere un divertente virus cinese per i gruppi whatsapp a una minaccia seria, soprattutto per i miei cari.
La fortuna di avere uno spazio verde da sfruttare mi ha aiutato nelle infinite giornate. Un po’ di cura dell’orto con l’ometto, le prime camminate della piccolina e tanta ansia da smaltire, concentrando testa e pensieri in quei momenti da papà.
Sembra passato un secolo da quei giorni. Il timore che qualcosa possa ancora andare storto non è andato via del tutto.
Il graduale rientro al lavoro mi ha riportato un po’ alla normalità, anche se con gestione dei tempi e delle modalità decisamente differenti da prima e probabilmente irrimediabilmente cambiati.
Ora, forse, ritornerà anche il calcio e le domeniche in giro per gli stadi.
Questi due mesi, nel bene e nel male, saranno indelebili. Ho avuto la fortuna di poter passare un po’ di tempo con i miei bambini, come non avrei potuto fare altrimenti, nella vita prima del Covid o, come dice il mio ometto, del “Colonavilus”.
Il ricordo di quelle giornate, quelle coccole tutte per me, resteranno a lungo nella mia memoria.
Spero che anche loro, tra qualche anno, potranno avere un ricordo positivo di quel tempo tutto con il loro papà.
Francesco Mazzoleni, Malnate
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