La scuola va svuotata: i genitori chiamati a recuperare sacchi di libri e quaderni
I genitori della primaria Bossi contestano le modalità e i tempi della decisione. La dirigente chiarisce la situazione
Scuole chiuse, lezioni distanza, compiti quotidiani. L’emergenza sanitaria ha stravolto improvvisamente la normale routine educativa. Il 24 febbraio le scuole sono rimaste chiuse all’improvviso. Il lunedì mattina, nessuno è più potuto tornare in aula.
Libri, quaderni, squadre e scarpe da ginnastica sono stati lasciati in classe, sotto il banco o negli scaffali. Sembrava per un tempo limitato, invece, l’8 marzo si è compreso che l’anno scolastico in presenza era di fatto terminato.
In queste settimane, alcune scuole hanno provveduto a distribuire i materiali chi direttamente, tramite i rappresentanti di classe, chi con il supporto della protezione civile. Altri istituti non hanno ancora toccato nulla.
È questa la situazione al comprensivo Bossi di Busto Arsizio dove solo recentemente la dirigente Silvana Vitella ha dato disposizione di venire a ritirare i materiali, divisi per classe e raccolti in sacchi. Una possibilità che lasciato perplessi alcuni genitori: « All’inizio della quarantena dopo tre settimane di assoluto silenzio, con i bambini abbandonati a se stessi, sono iniziati i compiti – scrive un genitore a nome della classe – a quel punto abbiamo chiesto di poter andare a ritirare libri e quaderni. Ci è stato risposto che non era possibile e che ci saremmo dovuti arrangiare stampando a mano schede (circa 20 a settimana) e rilegandole in un raccoglitore. Che cosa succede ora? Succede che la scuola deve essere liberata e così tutti i libri e tutti i quaderni ci verranno riconsegnati. Stiamo parlando di 27 bambini, 4 libri a testa più tutti i quaderni, più le sacche da ginnastica. Tutto questo ci verrà riconsegnato non diviso per bambino».
I genitori notano una incongruità: «Come è possibile che in tutto questo tempo non si sia potuto neanche pensare di dividere il materiale per bambino e organizzare un ritiro scaglionato? Ci vengono addotte motivazioni di “distanziamento sociale” ma mi chiedo come mai in tanti altri istituti e licei di busto il problema non si presenta. Faccio presente che così saranno i genitori che, senza una struttura come quella scolastica, e non pagati, dovranno fare di loro iniziativa: portare a casa due macchinate di materiale, trovare una spazio pubblico, dividere tutto per bambino e organizzare una “coda” di genitori che ritirino libri e quaderni. In pratica dirigenti e collaboratori hanno delegato ancora una volta i genitori che dovranno tra l’altro rischiare di prendere una multa per assembramento».
La dirigente Silvana Vitella vuole fare chiarezza: « Dopo la prima settimana di chiusura totale a febbraio, sono tornata a scuola con i miei collaboratori. Chi ha chiesto di poter ritirare cose necessarie ha potuto farlo. È chiaro che non era ipotizzabile permettere ai genitori dei 1133 alunni di venire a scuola perché la legge lo vietava. Inoltre ho disposto che i bambini non avessero bisogno dei libri per proseguire le lezioni e avevo anche dato disposizione di non chiedere schede da stampare. Non so se è avvenuto diversamente e il motivo, non ho controllato l’operato del corpo docenti. Oggi la situazione è cambiata anche perché sono arrivate molte sollecitazioni da parte dei genitori per recuperare il proprio materiale. La scuola va inoltre svuotata in vista della riapertura di settembre che richiede interventi più o meno importanti. Ho chiesto quindi ai comitati dei genitori di stilare un calendario dove i diversi rappresentanti di classe si presentino per recuperare il materiale chiuso in un sacco. Credo, infine, che questo sia un problema piccolo e non determinante. Ci sono così tante questioni aperte oggi… Non capisco come si possa polemizzare su una questione così».
In questi mesi, la protezione civile è stata chiamata 5 volte dalla dirigente: « Sono stati disponibili ed efficienti nel distribuire i computer e tablet necessari ai bambini per la didattica. Non era proprio possibile caricare i volontari anche di questa incombenza, considerando quante scuole ci sono a Busto».
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