“No all’ospedale unico con meno posti”: la posizione ufficiale della Città di Gallarate

L'altra condizione necessaria per proseguire con il progetto è che rimanga un presidio locale a Gallarate: è la posizione definita dalla mozione votata da tutti i partiti, che chiede anche un altro impegno di pressione politica al sindaco

ospedale gallarate

Sta cambiando qualcosa, intorno al progetto dell’ospedale unico Gallarate-Busto Arsizio? Se la Regione, con l’assessore Giulio Gallera, ha ribadito l’intenzione di proseguire, a livello locale si assiste ora a una maggiore prudenza e a una certa fermezza.

Un parziale cambio di rotta reso concreto, a Gallarate, dall’accordo raggiunto su una mozione proposta dalle opposizioni ma che anche la maggioranza alla fine ha fatto propria, in versione modificata. Una mozione che impegna il sindaco «a non aderire ad un accordo di programma che preveda la creazione dell’ospedale unico Gallarate-Busto Arsizio» se non sono assicurate due condizioni.

Non si potrà procedere se il progetto prevederà «meno posti letto degli esistenti ospedali di Gallarate e Busto Arsizio» e se «non [sarà] coadiuvato da adeguati presidi di sanità territoriale nel Comune di Gallarate».

Un documento molto chiaro, su cui inaspettatamente si è trovata l’intesa nel primo consiglio post-lockdown. Consiglio unito nel cordoglioanimatissimo in altri momenti, non privo di scontri sul bilancio, ma che su questo punto è riuscito a trovare l’intesa.

Se le due condizioni erano nella proposta redatta dalle opposizioni (che comprendono Pd, liste civiche, critici di centrodestra, dodici consiglieri firmatari), l’accordo è stato raggiunto su un ulteriore impegno chiesto al sindaco Cassani.

Il primo cittadino non solo dovrà dire di no in caso manchino le due condizioni-base, ma dovrà “farsi promotore presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero della Salute affinché, a seguito della pandemia da Covid-19, venga rivista e aggiornata la normativa di definizione dei LEA – Livelli di Assistenza – necessari per determinare fabbisogni, servizi e prestazioni sanitarie alla base dell’assistenza, assicurata dalle Regioni, nonché il rapporto popolazione/posti letto, rapportandolo all’appropriatezza epidemiologica, superando il concetto di soglia numerica”.

L’emendamento, sostenuto dallo stesso Cassani, è stato proposto dai capigruppo di maggioranza, vale a dire della Lega Nord Stefano Deligios, di Forza Italia Calogero Ceraldi, di Fratelli d’Italia Giuseppe De Bernardi Martignoni e dei Cittadini di centro Donato Lozito. Una questione che stava a cuore alla maggioranza, che sosterrà il sindaco nella richiesta a Roma, sostanzialmente in favore di risorse più ampie per la sanità regionale.

Per il resto la mozione ha mantenuto il vincolo per il sindaco, sulle due condizioni significative. E su questo si è trovato un accordo – appunto – inaspettatamente ampio.  «C’è un impegno a non firmare un accordo che preveda riduzione di posti e non preveda un presidio territoriale a Gallarate e per noi è importante» dice il capogruppo Giovanni Pignataro. «Si riparte da zero con il progetto: e a questo punto si potrebbe valutare che non sia opportuno realizzare l’ospedale unico», continua Pignataro. Se la mozione è il vincolo minimo, dalle file dell’opposizione s’intravede anche l’ipotesi di uno stop definitivo.

Per ora questo nel testo non c’è: «Abbiamo lavorato per arrivare un testo condiviso» dice Giuseppe De Bernardi Martignoni, che già nei mesi scorsi – specie con lo scoppio della pandemia – aveva portato una voce critica verso i progetto. «Il baluardo sono i posti» ha detto in aula, augurandosi al contempo «che non ci sia la riorganizzazione o il depauperamento dell’ospedale Gallarate a favore di Busto», in questa fase transitoria e in attesa di definire se e come procederà il progetto. Questo, ad oggi, resta un altro tema. Il punto fermo resta la posizione della Città, espressa all’unanimità dal Consiglio comunale.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 27 Maggio 2020
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