Sembrava realmente di vivere in un film

"Avevo paura per noi ma di più per i miei figli". Una donna racconta la fatica della malattia e del lavoro suo e del marito durante tutta la fase dell'emergenza

Mascherine generica

Questo periodo è stato all’inizio surreale, sembrava realmente di vivere in un film.

Ho anche io sottovalutato la cosa fino a quando non ho visto chiudere le scuole, allora ho cominciato a credere seriamente che fosse tutto vero.

In fondo non è colpa nostra se abbiamo sottovalutato, in tv o i giornali riportavano opinioni contrastanti di esperti… è una semplice influenza…no no è pericolosa…ma no si ammalano solo i vecchi…insomma non si capiva più cosa pensare.

Capita la gravità della cosa mi sarei voluta chiudere in casa come tutti gli altri, ma no io non potevo perché lavoro in un supermercato e mio marito in un negozio abbastanza grande. Avevo paura per noi ma di più per i miei figli, soprattutto il grande che ha l’asma da allergie, ero terrorizzata di portare a casa la malattia.

Dove lavoro io la gente non ha rispetto per niente di noi e nemmeno delle regole, inviterei qualcuno del governo a stare lì un giorno e litigare ogni giorno con decine di persone che non rispettano le distanze né con noi né fra di loro, che abbassano le mascherine in negozio e che vogliono entrare tutta la famiglia a fare la spesa.

Andiamo avanti 15 gg fino alla domenica 15 marzo, a quel punto mio marito ha la febbre a 39-39.5 (tenete conto che parliamo di una persona che ha avuto l’ultima volta la febbre 25 anni fa e che non ha mai comprato un giubbotto perché sta in maniche corte anche a gennaio).

Chiamiamo tutti quelli che dovevamo chiamare, la febbre per una settimana non scende sotto i 38.5 nemmeno con tachipirina 1000 ogni 3 o 4 ore al max, lui è distrutto ha mal di reni non riesce ad alzarsi dal letto dal dolore ed è relegato in camera per evitare il contagio.

Ovviamente siamo tutti a casa in quarantena consigliata dal medico che ha dato a noi e a mio figlio grande malattia per cose differenti non per covid quindi quarantena non certificata. Noi non usciamo e obbediamo per senso civico e rispetto degli altri ma siamo costretti ad arrangiarci con quello che abbiamo in casa perché nessuno ci fa la spesa (la fanno agli anziani e a chi ha la quarantena certificata) e online non si riesce a fare.

A metà della prima settimana scopriamo che il ragazzo che consegna il latte dove lavora mio marito è in ospedale intubato per covid, a questo punto richiamiamo tutti i numeri ma niente se non sei mezzo morto niente tampone.

Nel giro di due settimane nel negozio dove lavora mio marito su 8 dipendenti fissi si ammalano in 7 ma niente tampone per nessuno. Nel frattempo si ammala anche la mia bambina di 10 anni quindi preoccupazione a mille ma per fortuna fa una settimana con tanto malessere ma febbre solo sui 37.5.

La seconda settimana riusciamo a fare una spesa online e sembrava Natale! Dopo 3 settimane mio marito torna a lavorare, il negozio è sempre rimasto aperto.

Anche io torno a lavorare in condizioni di sicurezza a dir poco ridicole (mascherine tipo swiffer e distanza inesistente tra cassiera e cliente). Arrivano le mascherine chirurgiche la seconda settimana di maggio! Vado avanti fino ad oggi e adesso da questa settimana l’azienda ci manda comunicazione che la gente può entrare quanto vuole non più uno a famiglia ma se vogliono anche tutta la famiglia compresa di figli.

Già era una lotta continua prima figuriamoci adesso, tra l’altro negli altri supermercati è ancora come prima da quello che so, di noi non interessa niente a nessuno, meno che meno all’azienda che ha preso questa decisione (anche se vorrei capire se è possibile che la legge glielo permetta) . Si deve entrare uno per volta dal parrucchiere perché a fare la spesa possono venire tutti insieme? Leggo sui giornali che la mia azienda misura la temperatura ai clienti ma è assurdo non è affatto vero

La mia azienda non fa mai nulla che non sia obbligatorio e misurare la temperatura ai clienti è raccomandato non obbligatorio. Mi sento una cittadina di serie B anzi anche C. Questo è stato il mio periodo Covid, molto intenso direi e non é ancora finito!

M., Cardano al campo

 

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Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Maggio 2020
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