Boldetti: “All’amministrazione di Varese manca la cultura della partecipazione”

L'intervento del consigliere della Lista Orrigoni Luca Boldetti, che punta il dito su diversi episodi avvenuti, senza dibattito, nell'amministrazione del capoluogo: dal nuovo assessore alle mozioni mai messe in pratica

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Pubblichiamo integralmente l’intervento del consigliere della Lista Orrigoni Luca Boldetti, che punta il dito su diversi episodi avvenuti, senza dibattito, nell’amministrazione del capoluogo: dal nuovo assessore alle mozioni mai messe in pratica

In questi giorni, giustamente, il dibattito pubblico è concentrato quasi esclusivamente sull’emergenza sanitaria ed economica dovuta al coronavirus. Tuttavia, vorrei tornare un momento su alcuni episodi avvenuti prima che scoppiasse questa terribile pandemia, in particolare la nomina del nuovo assessore Lovato, che ha scoperto qualche crepa presente tra le forze di maggioranza.

Non voglio entrare nella polemica politica che ne è scaturita, ma vorrei fare alcune riflessioni che possano esserci di aiuto anche oggi. Il problema principale emerso dalle dichiarazioni di qualche esponente di maggioranza è la mancanza di condivisione e di partecipazione.

Qualcosa che noi dell’opposizione ben conosciamo, e stiamo purtroppo vedendo anche durante questa emergenza, ma fa strano sentirlo dire da chi sostiene questa amministrazione.

“Partecipazione” era una delle parole chiave nella campagna elettorale del centrosinistra del 2016, per la quale però non bastano gli inutili consigli di quartiere (che, tra l’altro, stanno accumulando ulteriori ritardi…), visto che non si riesce a far partecipare e coinvolgere quegli stessi consiglieri di maggioranza che hanno permesso a Galimberti di essere eletto sindaco, stando a quello che dicono.

Questa Giunta non attua nemmeno le mozioni, sia quelle della minoranza ma anche alcune della maggioranza, approvate con il voto del Consiglio Comunale, l’organo decisionale eletto dai cittadini. Siamo di fronte ad un metodo autoreferenziale che non prevede l’ascolto delle proposte altrui, dove pochi decidono per tutti.

Qui il problema è culturale! La cultura dell’io sopra il noi, il pensiero nemmeno troppo velato di essere portatori di verità assolute, che svilisce il ruolo dei consiglieri e li relega a semplici pulsanti verdi o rossi, secondo necessità. L’impostazione che le scelte debbano essere calate dall’alto e accettate, e non che siano frutto di un lavoro collegiale. Questo non è il modo di concepire la politica che ho io: per me, la politica è condivisione di problemi e di bisogni e un tentativo comunitario di trovare soluzioni e risposte per il Bene Comune.

Vaclav Havel, nel suo libro Il potere dei senza potere scritto durante il periodo del regime comunista in Cecoslovacchia, diceva: “Un uomo non diventa ‘dissidente’ perché un bel giorno decide di intraprendere questa stravagante carriera, ma perché la responsabilità interiore combinata con tutto il complesso delle circostanze esterne finisce per inchiodarlo a questa posizione. La preoccupazione principale del dissidente non è il rovesciamento del regime, bensì il tentativo serio di vivere nella verità.” Oggi, in uno dei momenti più difficili della storia della nostra Repubblica, c’è bisogno di un’autentica posizione come quella descritta da Havel per affrontare la crisi economica e sociale in atto e, con l’impegno di tutti, cercare di risolverla.

A volte trovo molto fastidiosa la contrapposizione ideologica tra maggioranza e opposizione, perché penso che tutti abbiamo il desiderio di migliorare Varese. Forse basterebbe essere un po’ più disponibili all’ascolto e al dialogo, senza pregiudizi, da entrambe le parti. I nostri familiari, i nostri amici, i nostri vicini di casa, ci chiedono di lavorare per il bene della città e dei suoi cittadini, non di fare una guerra tra fazioni. Abbiamo ancora un anno di mandato prima delle elezioni, il mio augurio è che si riesca a costruire qualcosa di buono e di positivo per il futuro di Varese.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Giugno 2020
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