I circoli alla prova del post-Covid. Nel “disinteresse delle autorità”

Di paese o in città, per anziani con le carte o giovani che suonano, i circoli Arci sono presidio sociale e culturale: solo alcuni sono ripartiti. A Milano ha gettato la spugna l'Ohibò: "Un segnale nefasto, si rischia di perdere spazi di partecipazione"

Generico 2018

«La chiusura del Circolo Ohibò è una notizia nefasta, probabilmente solo un primo segnale di quello che accadrà nei prossimi mesi a molte istituzioni culturali e sociali di questo paese». Il presidente di Arci Varese Mauro Sabbadini lancia l’allarme. E lo fa partendo da una notizia che ha fatto molto rumore: la chiusura – a Milano – del circolo Ohibò, grande spazio vitale in zona Porta Romana.

«C’è, sicuramente e chiaramente, una perdita in termini di offerta di spettacolo e cultura, ma c’è qualcosa di più, che a me sembra anche peggio: un circolo associativo è altro, oltre ad un luogo che offre cultura e spettacolo, è una comunità di soci, di valori, di dibattito. Una piccola “società aperta” dentro la più grande società in cui viviamo tutti. Appartiene a tutti i soci e le socie ed è gestito come una democrazia. Il mercato potrà certamente produrre altri spazi e palchi per la cultura. Il mercato però non ha motivo, nè possibilità, di mettere in campo quel tipo di cultura, partecipata e democratica, che un grande circolo culturale, può fare».

Avevamo seguito il mondo dei circoli (Arci e non solo) fin dall’inizio dell’emergenza, quando lo stop sembrava dover essere molto meno lungo di quanto poi è avvenuto. Oggi Sabbadini dipinge una realtà in cui i circoli stanno ripartendo, a volte anche «con fughe in avanti e ritorni indietro», ma ancora con molta vitalità. Tante realtà molto diverse, dai circoli giovanili in città a quelli per gli anziani nei paesi più piccoli, passando per i cinema e i circoli culturali.

Dopo aver fatto il punto, però, Sabbadini mette in chiaro che l’orizzonte è difficile: «Siamo molto preoccupati dalla reazione delle autorità, che non sembrano tenere molto in conto le realtà del no profit culturale: siamo rimasti sconcertati dal piano Colao, che disconosce completamente la specificità del no profit culturale. Questo mentre in Europa abbiamo assistito a misure non assistenziali, ma di sostegno puntuale: in Uk abbiamo visto il sostegno per stipendi e affitti, tanto per dire».

Affitti degli spazi, continuità dei posti di lavoro (ove ci sono), misure di prevenzione, ripensamento dell’attività: sono le sfide che affrontano, in modo molto diverso, i circoli Arci, che in provincia sono diciassette.

Arci Varese, l’attività dei circoli esclusivamente culturali

«Sei sono circoli con attività solo culturale. Quelli con corsistica – che sono quattro – vanno avanti per ora con corsi online, gratuiti per i soci, in attesa di ripartire in modo più strutturato. Ad esempio Coccodè Laboratori per una Vita Sostenibile di Venegono Inferiore si sta attrezzando. Il circolo Ragtime, che svolgeva anche attività teatrale, ha dovuto sospenderla ed è ancora così».

Arci Varese, l’attività dei Cinema post-emergenza Covid

Situazione diversa, tra i circoli solo culturali, è quella dei due circoli che fanno cinema: «Area 101 di Olgiate Olona non prevede attività prima dell’autunno, per i vincoli dei protocolli di sicurezza, anche se ha una sala molto ampia che potrebbe assicurare il distanziamento. Filmstudio 90 riparte con le arene estive, di sicuro con Esterno Notte a Varese».

Arci Varese, l’attività dei circoli che fanno da ritrovo

«Le norme per la sicurezza costano», dice Sabbadini. Ma non è l’unico problema: c’è anche da orientarsi in una giungla di norme che cambiano giorno per giorno, di misure sanitarie stringenti. Scenario difficile in particolare per quei circoli – chiamiamoli così – “di paese”, quelli che fanno da riferimento spesso anche per gli anziani e che hanno anche dirigenti di una certa età, non di rado a ridosso o oltre gli 80 anni. «Circoli storici, che vanno molto bene in condizioni normali, hanno fatto fatica in questa fase».

Comunque, anche qui i vecchi “circoli con mescita” adagio adagio si muovono: «Hanno riaperto Caronno Varesino, Gorla Maggiore, il circolo Mentasti a Varese. A Crosio della Valle sono in corso di riapertura. Quelli del circolo “Verso il vino” di Galliate Lombardo si stanno attrezzando».

Al circolo Arci di Cascina Mentasti
Il circolo Arci di Cascina Mentasti, a Varese, in una foto d’archivio: anche questo circolo oggi ha sospeso l’attività

C’è anche un problema specifico: quello del distanziamento, che bar e locali possono garantire “allargandosi” su spazi all’aperto, ma che nel caso dei circoli fa i conti con «il vincolo dell’attività per soci»: serve uno spazio ben definito che dica dove si svolge l’attività riservata ai soci: «A Cascina Mentasti c’è uno spazio, a Gorla e Galliate invece lo spazio va definito».

Arci Varese, l’attività dei circoli Gagarin e Cuac

Ancora diversa è la situazione dei circoli più rivolti ai giovani, luoghi di ritrovo, di musica e non solo. «La 
Cuac probabilmente terrà fermo per tutta l’estate e ragiona sulla ripresa in autunno, anche se la scelta non è definitiva, ci stiamo ancora confrontando. Il Gagarin spererebbe ancora di riuscire a fare un mese di attività all’aperto e, in parte, negli spazi del Circolo. Stanno ragionando anche su nuove forme di attività che non prevedano solo la concentrazione di cento persone in un unico spazio» (qui l’approfondimento su Gagarin).

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 10 Giugno 2020
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