Festa della Repubblica, un seme da coltivare con passione

Il punto di vista del sindaco di Brenta Gianpietro Ballardin che interviene sulla festa del 2 giugno

Avarie

LA SEMINA

Nel 1946 nasce, dopo un referendum istituzionale, la Repubblica italiana.
Festeggeremo in questi giorni questo importante momento della nostra nazione in un clima che non raccoglie, a mio avviso, lo spirito di unità del paese voluto a suo tempo dai padri fondatori, non solo perché stiamo vivendo un difficile momento a seguito delle condizioni sanitarie ed economiche provocate dal coronavirus, ma anche perché oggi, il paese è attraversato da
un sentimento di disagio evidente.

Nella difficoltà di una situazione ed in prospettiva di un auspicabile ripresa, cresce l’Italia del rancore.
Un clima d’odio, è inutile negarlo, c’è. E non solo in Italia. In altri paesi europei, i movimenti razzisti e antisemiti si stanno manifestando in modo anche più pericoloso.
Il professor Umberto Eco già nel 2015, tra il serio e il faceto, tacciava gli odiatori specie quelli da tastiera che popolano ogni giorno i social network dicendo:

“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”

Discutere e litigare non è certo una novità, lo facciamo da sempre. L’odio poi, è un sentimento che potremmo dire quasi connesso in forma naturale alla nostra mente. Alcuni esperti dicono che fa parte di un percorso che riguarda le vulnerabilità psicologiche e umane” che alimentando la paura e l’ansia di restare esclusi dal flusso inarrestabile di notizie, vere o false che siano, ci fa partecipare anche inconsciamente a questo processo.

Anche i malintesi sono motivo di immediata rivalsa. Oggi quando qualcuno si spiega male o è mal capito, rischia di scatenare una reazione furibonda (individuale o collettiva) da parte di chi si sente offeso. Accade anche che la rabbia sia innescata da una notizia falsa, diffusa per errore o per scherzo. Se non prevale il buon senso, la violenza trova spesso terreno in cui mettere radici.

Purtroppo, come è avvenuto in tempi bui della nostra storia, ci sono persone “aggressive per natura”. Hanno voglia di essere violente. Non importa se ci sia un motivo, una provocazione, un dolore, una circostanza che spinge a scatenarla.

Non è una costrizione genetica. Se una persona con un (ipotetico) gene della violenza e della crudeltà cresce in un ambiente civile e tollerante, è probabile che un “istinto di malvagità” non abbia occasione di manifestarsi.

Al contrario, in un clima di disagio o di continuo scontro, la cattiveria può essere “imparata” o peggio usata per fini politici imprevedibili spingendo questo elemento a vantaggio di un interesse personale non di una collettività.

I violenti e i loro istigatori sono felici di spargere paura e confusione. Gli odiatori di professione ed i loro istigatori sono felici di spargere odio a piene mani non perdendo occasione per distruggere non per costruire anche in momenti in cui lo spirito di unità nazionale dovrebbe richiedere il
massimo di coesione e di intenti.

A volte capita che la cattiveria delle persone ci renda la vita impossibile. Ma se si sceglie di subire in silenzio, la rabbia ci corrode lo spirito o rischiamo di perdere la stima in noi stessi.
Diventa oggi necessario saper distinguere coloro che sono:” stupidi, maleducati e ignoranti”, da coloro che sono: “cattivi oltre che stupidi, maleducati e ignoranti”.

In questi giorni ho letto questa breve storia che mi è sembrata molto significativa sull’argomento. «Un Professore stava sistemando le sue ultime cose in classe al termine delle lezioni prima di andare via. Uno studente gli si avvicinò e con rabbia gli disse: “finalmente la sua lezione è finita e non dovrò più ascoltare le sue stupidaggini per oggi”. Lo studente abituato alla cattiveria delle persone si aspettava una reazione del Professore. L’uomo lo guardò negli occhi e gli chiese: “quando qualcuno ti offre qualcosa che non vuoi la prendi?”.

Lo studente confuso da questa risposta rispose: “certo che no!”. Tu mi stai offrendo rabbia e rancore, disse il Professore, che però
io posso decidere di non accettare. Io non posso controllare la cattiveria che hai nel tuo cuore, ma quella che ricevo dipende solo da me».

Tutti abbiamo a che fare con la cattiveria di alcune persone. Sta soltanto a noi la volontà di tenerla fuori, anche se non è facile, dai nostri pensieri così da imparare a non sporcare i pensieri puliti e gli atti positivi della propria coscienza. Questi ultimi lavano via, come acqua fresca, tutto lo sporco che gli altri vorrebbero gettarti addosso sapendo che nella realtà delle cose e del nostro vissuto quotidiano pochi avranno il coraggio di dire: “ grazie, scusa, mi dispiace e neppure per favore e di comprendere che un gesto di umanità vale più di un atteggiamento di odio ”, come se tutto fosse dovuto anche a giustificazione del proprio atteggiamento o come motivazione che trovi una ragione alla propria cattiveria.

Quindi cambiamo lo spirito in cui festeggiamo la Festa della Repubblica riprendendo i valori fondanti della nostra Costituzione che sono: la considerazione delle persone, l’impegno per il lavoro e la continua azione politica ed economica verso la creazione di questo diritto, la dignità anche nel rispetto verso l’altro, la libertà e l’uguaglianza, la democrazia, l’etica, la legalità, non dimenticando peraltro, che nella schiera dei valori emergono principalmente quelli della solidarietà e la partecipazione, intesa come non solo come diritto ma anche come dovere.

Ora capisco perché mia nonna, contadina e poco istruita per le condizioni difficili vissute in quel tempo, nella sua elevata intelligenza mi diceva: “pianta sempre con passione il tuo piccolo seme e curane con attenzione la sua crescita perché solo così potrai avere una pianta sana e forte che darà buoni frutti e a sua volta potrà crescere altre piante che avranno buona probabilità di crescere allo stesso modo”.

Probabilmente questo insegnamento è ancora oggi attuale per aiutare il nostro paese a diventare sempre più Nazione soprattutto nelle fondamenta dei valori di crescita delle persone e delle nuove generazioni di cittadini italiani ed Europei.

Solo attraverso questi percorsi, di un atteggiamento semplice ma quotidiano, potremo onorare il sacrificio dei molti che prima di noi hanno dato la vita e l’impegno per fare dell’Italia un grande paese.
Gianpietro Ballardin

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Giugno 2020
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