“Finita l’emergenza sanitaria, è ricominciata la campagna elettorale”
Le considerazioni di Enzo Laforgia, docente, storico e consigliere comunale, davanti a una delle tante "frasi fatte" pronunciate in questi giorni. Da politici che stanno riposizionandosi
«Ci hanno chiuso in casa per due mesi!» Questa frase non mi è capitato di sentirla per strada o in un locale pubblico; non è stata pronunciata nel corso di una conversazione amichevole, quando, in una relazione sociale più intima e familiare, i registri linguistici ed il vocabolario sono meno formali. Mi è capitato di coglierla ieri sera, domenica 7 giugno, passando incautamente davanti ad un televisore acceso. Dallo schermo, sbucava una faccia abbronzata, con il capello impomatato e la camicia vistosamente aperta sul collo. Per un attimo ho pensato che fosse ricominciata la stagione del Papeete. Guardando meglio, ho notato che mancavano sullo sfondo ragazzi e ragazze in costume da bagno. Mi sono informato: la trasmissione era condotta dal giornalista Massimo Giletti; chi aveva appena pronunciato quella frase corrispondeva al nome di Matteo. Non quel “Matteo”, ma quell’altro: Renzi.
Ho capito così che è davvero finita l’emergenza.
Il personaggio in questione, non è uno qualunque. È un signore che ha governato, almeno formalmente, il nostro Paese per quasi tre anni e che sostiene e fa parte del governo attualmente in carica. E quindi è corresponsabile delle scelte che sono state assunte in questi ultimi mesi. Pertanto, quando afferma con solennità, sporgendosi dalla pubblica tribuna degli schermi televisivi: «Ci hanno chiuso in casa per due mesi!», mi piacerebbe sapere a chi si riferisca.
Evidentemente è finita l’emergenza sanitaria ed è iniziata la campagna elettorale. Come nella peggiore tradizione della nostra storia politica, il nuovo partito voluto dall’ex Capo del governo è nato a seguito di un trasloco, della semplice ridefinizione di coordinate geografiche nelle assemblee rappresentative, dove alcuni eletti sono passati da un gruppo reale (costituitosi in virtù di voti espressi da persone reali) ad un gruppo virtuale (perché non ha ancora ottenuto reali consensi). Il brand «matteorenzi» ha fatto gola a molti. Ma pare che il suo peso politico, alla luce dei sondaggi, non vada molto oltre il 3%. Ho paura che, con l’inizio delle campagne elettorali a tutti i livelli, ci capiterà di assistere a due fenomeni anche questi molto in uso nella nostra (brutta) storia politica: il pubblico pentimento di chi, sentendo in pericolo il proprio posticino in una delle tante assemblee elettive, busserà alla porta dei vecchi amici; le accuse populiste e demagogiche nei confronti di chi governa, cercando di far dimenticare le proprie responsabilità. Per la politica, quella vera, dovremo aspettare ancora un po’.
Enzo R. Laforgia
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