“La violenza sulle donne è aumentata: la nostra casa rifugio è rimasta sola nell’emergenza”
Nei due mesi di chiusura, alla casa rifugio della Fondazione Felicita Morandi sono arrivati 3 nuclei mamma bambino e due donne sole. La Presidente Scienza ringrazia i suoi operatori e lamenta la scomparsa delle rete

«Noi ci siamo sempre stati durante i mesi di lockdown. Ma eravamo soli». L’emergenza non ha fermato la richiesta di soccorso e accoglienza di donne e bambini maltrattati.
La Fondazione Felicita Morandi, con la sua casa rifugio, ha continuato a lavorare e ospitare anche quando tutti si erano chiusi in casa e le relazioni erano diventate virtuali: « Noi, però, dovevamo dare risposte concrete – commenta la presidente della Fondazione Giovanna Scienza – e l’emergenza ha creato situazioni difficili. Forze dell’ordine e Procura della Repubblica hanno fatto sempre riferimento a noi. L’accoglienza è diventata più complicata con la quarantena e poi l’assistenza personalizzata. Gli operatori hanno fatto veri e propri miracoli: nessuno si è tirato indietro quando si è trattato di alzare l’asticella. I costi, però, sono lievitati e nessuno ci ha chiesto cosa avessimo bisogno».
La casa rifugio ha garantito, nei mesi di chiusura, l’accoglienza a 4 nuclei mamma e bambino oltre a due donne sole. È stata data la disponibilità a ospitare altre 3 donne e due minori che poi hanno trovato rifugio presso amici o parenti. Gli arrivi hanno sempre richiesto precauzioni ulteriori: l’autoisolamento con fornitura di opportuni presidi nei nuclei, il costante sostegno dalla fine di febbraio alla didattica a distanza (DAD) con pronto reperimento di strumenti informatici e potenziamento delle linee di collegamento internet per i minori, la possibilità di costanti contatti telefonici con le famiglie d’origine anche all’estero, la presenza diurna e notturna, in struttura, di educatrici opportunamente formate in tema di violenza di genere, contattabili con interfono presenti in ogni appartamento, l’attivazione per la consegna di forniture alimentari acquistati a mezzo CRI.
L’arrivo in struttura, inoltre, era sempre preceduto dall’indagine sanitaria: « Solo nei giorni scorsi abbiamo ricevuto una nota da Ats che ci garantisce la possibilità di fare i tamponi – spiega la dottoressa Scienza -Fortunatamente, grazie alla mia professione medica, sono sempre riuscita a ottenere la collaborazione delle strutture sanitarie per effettuare i controlli. E sempre grazie al mio lavoro ho potuto assistere le ospiti quando stavano male. Però abbiamo lavorato solo con le nostre forze creando protocolli che poi abbiamo condiviso con Croce Rossa, Ats e Procura».

In particolare dal 3 marzo Fondazione Morandi ha:
· adibito ad accoglienza in regime di Pronto Intervento due appartamenti autonomi ad uso esclusivo dei nuovi ingressi (nuclei o donne singole), al fine di consentire l’isolamento fiduciario per il periodo previsto di quattordici giorni.
· provveduto a fare effettuare tamponi per rilevazione Covid 19 per i nuovi ingressi
· provveduto a controlli per le operatrici con dosaggio anticorpi e eventuale tampone
· predisposto Dispositivi di Protezione Individuale e materiale igienico sanitario sia per le operatrici sia per le ospiti
· assicurato alle donne accolte le prestazioni essenziali, nel rispetto delle norme di sicurezza previste, in termini oltre che di “alloggio” anche di vitto, vestiario, prodotti per l’igiene personale e dell’ambiente gestendo il recupero del materiale nel periodo di chiusura totale dei negozi
· assicurato disponibilità di consulenza medica h 24 per evitare accessi in Ps considerando anche l’impossibilità di richieder visita in struttura da parte della Continuità assistenziale
· gestito le condizioni sanitarie emergenti o pregresse delle ospiti e dei loro bambini che hanno comportato reperimento immediato di farmaci e ausili in uso ma non in possesso delle ospiti
· assicurato in regime remoto contatti con i CAV
· garantito la privacy e la tutela della riservatezza alle donne
Le criticità del lavoro nel periodo di emergenza sanitaria sono risultate evidenti rispetto alla limitazione dei contatti, all’impossibilità dei Centri antiviolenza (volontarie, psicologhe, avvocati) e del servizio sociale di riferimento di incontrare la donna per i colloqui periodici e di condividere con la rete un progetto con e per la donna, all’assenza di valutazioni di rischio o valutazioni fatte sulla base di colloqui telefonici.
Le risorse straordinarie sono state impiegate per
· supporti informatici e educatrici per la gestione della DAD per 3 ore per 5 giorni alla settimana a supporto individuale dei minori vittime di violenza diretta o assistita in condizioni quindi di grande fragilità acuita dall’isolamento e dalla difficoltà delle mamme, particolarmente provate dai maltrattamenti subiti, a seguire i figli dal punto di vista educativo. La necessità dell’isolamento iniziale e del distanziamento successivo ha imposto l’accompagnamento individuale e in luoghi separati con conseguente aumento del numero di ore del personale dedicato .
· la gestione da remoto di tutti i contatti : Centri antiviolenza, Servizi sociali , Procura , Tribunale dei Minori , Scuole
«A fronte di tale impegno – rileva la presidente – la retta corrisposta dagli enti, già insufficiente per gestire la normalità, è rimasta inalterata. Abbiamo lavorato tanto e in solitudine, nessun altro centro è rimasto aperto. Nessuno si è interessato. Un grande sforzo organizzativo che ha richiesto, però, un enorme sforzo economico. Noi siamo andati avanti comunque, perché c’era bisogno. Ora, però, chiedo di sostenerci, di condividere questa missione necessaria, per non abbandonare chi soffre più degli altri. Chiediamo di essere considerati per il valore che offriamo. Purtroppo abbiamo dovuto constatare che alcuni Servizi sociali continuano a non riconoscere i collocamenti in Casa rifugio da parte delle forze dell’ordine con conseguenti mancati pagamenti. A volte ci scontriamo contro una burocrazia molto ingessata. Vogliamo sentire maggior sostegno».
L’opinione del Procuratore della Repubblica Daniela Borgonovo
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