Ristorni, Astuti e Alfieri: “Bene la decisione della Svizzera, ma non apriremo un negoziato sotto ricatto”
I due esponenti del Partito Democratico spiegano: "La Regione voleva svendere i lavoratori"
“Ci vuole un gran coraggio da parte di Regione Lombardia per tentare di intitolarsi il merito del pagamento di 90 milioni di euro di ristorni comunicato dal Consiglio di Stato del Canton Ticino nel pieno rispetto degli accordi in vigore. Eppure, l’assessore regionale agli Enti locali Sertori ci ha provato dichiarando che la mediazione della Lombardia è stata funzionale al risultato. È forse un tentativo scadente di nascondere la lettera di Attilio Fontana dello scorso aprile in cui si supportava, pur senza autorità alcuna e senza aver interpellato i sindacati, un accordo peggiorativo sulla fiscalità dei frontalieri?”, è la domanda che si pongono Samuele Astuti e Alessandro Alfieri, consigliere regionale e senatore del Pd, dopo la notizia della decisione presa dal Canton Ticino.
“Il tema delle relazioni di frontiera è da tempo in cima alle priorità del Governo nazionale che quest’anno è riuscito ad anticipare il versamento atteso dai Comuni della fascia confinaria – proseguono i due esponenti dem –. Regione Lombardia c’entra poco: sono risultati raggiunti grazie a un impegno serio e costante del Governo italiano, ribadiamo, nel tessere positive relazioni con Berna e nel proteggere i lavoratori che onestamente si guadagnano da vivere oltre confine. Va però chiarita una cosa: non abbiamo intenzione di svendere i nostri lavoratori per qualche euro in più di ristorni. Bene le cifre sbloccate dalla Svizzera, ma non apriremo mai un negoziato su nuove fiscalità sotto ricatto”.
Questo perché, sgomberano il campo Astuti e Alfieri, “i diritti dei nostri lavoratori non possono essere comprati o venduti come invece era pronta a fare la Regione con la lettera del presidente Fontana dello scorso aprile. Un documento firmato in piena emergenza coronavirus per nascondere la pugnalata sferrata alle spalle di tutte le comunità e le amministrazioni di frontiera e per accaparrarsi avidamente una fetta dei ristorni in cambio di una resa totale alle richieste svizzere. Le affermazioni di Sertori sono una toppa peggiore del buco, ma fortunatamente i frontalieri non hanno la memoria corta”.
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