Stefania Filetti, da tuta blu dell’Alfa Romeo a segretario della Cgil di Varese

È stata eletta con l'86% dei voti. A Varese dal 2005, ha mosso i primi passi come delegato sindacale della Fiom nella fabbrica di Arese

sindacato

La sua probabile elezione era stata annunciata da tempo, ma ora è arrivata l’ufficialità: Stefania Filetti è stata eletta con l’86% dei voti segretario della Cgil di Varese. Classe 1966 e con una grande esperienza alle spalle, questa elezione è la consacrazione di un lungo percorso iniziato nel 1992 nel reparto meccaniche dell’Alfa Romeo di Arese dove Filetti muoveva i primi passi come delegato dei metalmeccanici per diventare nel 1998 funzionaria sindacale della Fiom a Milano, nella storica zona Sempione.
A Varese arriva nel 2005 per essere eletta due anni dopo nella segreteria della Fiom e nel 2011 segretario generale dei metalmeccanici. Nel 2016 entra nella segreteria confederale, guidata da Umberto Colombo, e nel 2018 assume la carica di segretario organizzativo.

Filetti, sa già cosa l’aspetta dopo questa elezione?
«Essendo stata segretario organizzativo, ruolo che mi è piaciuto moltissimo, conosco molto bene la complessità della Cgil di Varese che è composta da dieci camere del lavoro, 77 tra permanenze e sedi Spi vere e proprie. Insomma, c’è molto lavoro da fare».

Questo però è un periodo delicato, è appena passato il lockdown e ci accingiamo a fronteggiare una seconda crisi epocale.
«Durante il lockdwon abbiamo dovuto compiere una vera e propria rivoluzione organizzativa per garantire in smart working i servizi ai nostri iscritti e a tutti quelli che ne avevano bisogno. Noi che facevamo di tutto per portar le persone alla Camera del lavoro, abbiamo dovuto far di tutto per tenerle fuori per ovvie ragioni sanitarie. Siamo contenti di come l’abbiamo affrontato, senza lasciare nessuno per strada. È stato uno sforzo notevole da cui abbiamo imparato tanto. Quando si hanno un’idea e un pensiero che diventano una condizione collettiva e condivisa dai più, allora si cresce perché la linea comune diventa autentica militanza sindacale. Non sarà facile, ma il banco di prova l’abbiamo superato bene».

Quale deve essere la priorità in questa ripresa che ci obbliga a convivere con il coronavirus?
«Prima di tutto la salute, a questa non si deroga. Per fortuna in provincia di Varese le cose sono andate un po’ diversamente rispetto ad altre province lombarde. La prudenza ci ha permesso di agire al meglio che potevamo per evitare il contagio ponendo, grazie al protocollo nazionale, la massima attenzione in quelle aziende dove è stata anticipata, in alcuni casi inaspettatamente, la ripresa su autorizzazione della Prefettura. Grazie ai nostri delegati siamo riusciti ad entrare in questi luoghi di lavoro per garantirne la sicurezza secondo le linee dettate dal protocollo. L’attenzione a questo aspetto è imprescindibile e non solo in questa fase».

È un vantaggio o uno svantaggio entrare in corsa? 
«Beh, conosco bene la situazione. Su alcuni progetti il mio compito è favorito perché devo portare avanti cose che erano già iniziate. Mi riferisco a temi come la formazione, contrattazione, pensione sociale, condizione delle donne, legalità e rete di associazioni. Aspetti sui quali ci sono una serie di progetti già aperti che richiedono continuità. Quello che mi preoccupa invece sono gli aspetti legati alla crisi che stiamo vivendo: l’occupazione, il blocco salari e le difficoltà che vivono le famiglie. Leggendo le analisi fatte dai vari istituti prevale un giudizio unanime: né quest’anno né tantomeno l’anno prossimo saranno facili. Noi ci prepareremo al meglio anche se non erano completamente esauriti gli strascichi della crisi del 2008 perché il danno di questa crisi potrebbe essere superiore».

Cosa pensa del taglio dell’Iva, richiesto da più parti, per rilanciare la domanda interna?
«Quando si trattò di tagliare l’Irap tutti erano d’accordo ma nessuno diceva dove prendere l’equivalente di quel gettito fiscale che serviva a finanziare la sanità italiana. Lo stesso discorso vale per la riduzione dell’Iva, comprendiamo che è una buona leva per rilanciare i consumi ma se questo significa rimodulare in negativo il welfare o far mancare il sostegno ai diritti dei lavoratori e peggiorare le condizioni di lavoro, allora non mi sta bene».

Ha già ricevuto la telefonata dei suoi colleghi di Cisl e Uil?
«Li ho sentiti e una delle primissime cose che farò è proseguire nel percorso unitario perché credo molto nel lavoro in sintonia con gli altri segretari. È un impegno che mi sono presa nei confronti della mia assemblea generale».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 22 Giugno 2020
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