Anthony Morse: “Il mio cognome è uno stimolo a fare bene con Varese”

Il nuovo pivot della Openjobmetis conosce la storia del leggendario omonimo. E spiega: «Onorato di questa chiamata, sono pronto a migliorare e la presenza di Scola può aiutare tutta la squadra»

Anthony Morse basket Pallacanestro varese

«Non una pressione, piuttosto uno stimolo: so quello che Bob rappresenta per questa squadra e per questa città, e quindi mi sento ancora di più spinto a fare bene con addosso una maglia così prestigiosa». Quasi quarant’anni dopo, la Pallacanestro Varese torna ad avere un giocatore di nome Morse nel proprio organico, anche se Anthony – 26 anni da Lawrenceville, Georgia – non ha quasi nulla in comune con l’illustre predecessore.

Né il ruolo (il nuovo acquisto della Openjobmetis è un pivot), né la provenienza (Bob è di Philadelphia) né ovviamente le qualità tecniche e il primo a voler evitare paragoni è il gm biancorosso Andrea Conti. In comune, al di là della società di appartenenza, c’è la volontà di parlare sempre meglio l’italiano: Anthony ha sposato una ragazza bustocca e vive a Mozzate, Bob addirittura con gli anni è diventato insegnante della nostra lingua. Il matrimonio mette anche il pivot in una ipotetica lista futura per la maglia azzurra, ma prima dovrà arrivare il passaporto. E lui non si tira indietro: «In Italia ho imparato tante cose e mi piace tutto: il cibo, le città la cultura – spiega in italiano – Se ci fosse la possibilità di andare in Nazionale ne sarei contento: ormai mi sento parte del vostro Paese. Vedremo».

L’obiettivo attuale di Morse, però, è quello di farsi notare anche in Serie A dopo l’esperienza in Germania e le due ottime stagioni in A2: «Speravo di avere una possibilità di giocare nel massimo campionato – il resto dell’intervista è in inglese, ma Anthony capisce le domande in italiano – ma non pensavo arrivasse da una società quotata come Varese. Qui proverò a mettere a disposizione della squadra ciò che già so fare bene ma so di dover migliorare sotto tanti aspetti. In Serie A è tutto più difficile e anche il lato fisico è importante. In difesa poi, coach Caja richiede grande applicazione e so già di dovermi preparare a marcare sia i pivot, sia giocatori di altri ruoli in certe situazioni di gioco. Però mi piace lavorare in palestra in settimana, cercherò di farmi trovare pronto».

Per la sua crescita è già a disposizione un “tutor” speciale, Luis Scola, contro il quale Morse si dovrà misurare ogni giorno in allenamento. «Chiaramente, avere di fronte sul campo, quotidianamente, un giocatore che ha fatto la storia del basket sia in Europa sia in NBA è per me una grande occasione di miglioramento, e in generale la sua presenza potrà far crescere tutta la squadra».

Anthony Morse basket Pallacanestro varese
Toto Bulgheroni parla con Anthony Morse. Alle spalle la foto del grande Bob

Intanto Morse, per presentarsi, mette sul piatto le sue qualità già rodate: «Energia a rimbalzo, fisicità ma anche istinto di correre in attacco e aiutare i giochi rapidi in contropiede o in transizione. Poi, come ho detto, devo migliorare su tutto e imparare tante altre cose». Per un percorso che è quello già seguito da due recenti predecessori nel ruolo, Tyler Cain (che nel frattempo potrebbe andare a Pesaro) e Jeremy Simmons. «Con l’arrivo di Anthony proseguiamo quel lavoro di ricerca in A2 che ha dato buoni frutti in questi anni – ricorda Andrea Conti – e se Morse riuscisse a ripercorrere la strada fatta da Tyler e Jeremy saremmo molto felici. Anche se ci auguriamo che possa restare a Varese più a lungo; mi piacerebbe vederlo crescere e fermarsi a giocare con la nostra società». Una previsione difficile da fare nel basket odierno ma che sarebbe bello si concretizzasse, se sul campo Morse confermerà le buone aspettative su di lui.

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Luglio 2020
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