Dal Ticino a Milano: il pilota col mal d’aria e il folle volo contro la dittatura

L'11 luglio 1930 Giovanni Bassanesi, insieme a Giustizia e Libertà, sfidò il fascismo a bordo di un aereo solitario: il processo in Svizzera diede poi forza alla resistenza al regime. Un evento che alcuni in Ticino non hanno dimenticato

Il volo di Giovanni Bassanesi su Milano

L’11 luglio 1930 un aereo si alzò in volo da un prato ben falciato a Lodrino, vicino a Bellinzona: poche decine di minuti dopo raggiunse il cielo di Milano. E sui tetti rossi, sulla mole biancheggiante del duomo, sulle volte in vetro della Galleria piovvero 150mila volantini: «Insorgere! Risorgere!», dicevano al popolo italiano.

A bordo dell’aereo, un Farman di costruzione francese, c’erano due esuli italiani: Giovanni Bassanesi e Gioacchino Dolci, entrambi appartenenti al movimento di Giustizia e Libertà, la principale organizzazione che lottava contro il fascismo. Un gesto di sfida e di audacia, uno schiaffo al regime che propagandava la guerra e che non era stato in grado di fermare quel piccolo aereo venuto dalla vicina, pacifica Svizzera.

Giovanni Bassanesi, il pilota con il mal d’aria

Nato ad Aosta nel 1905, ragazzino durante la Prima Guerra Mondiale, Giovanni Bassanesi era rimasto affascinato dal volo di D’Annunzio, che con gesto cavalleresco aveva sorvolato Vienna lanciando non bombe, ma volantini. Dopo che era espatriato insieme alla famiglia a Parigi nel 1927 (faceva il fotografo) iniziò ad accarezzare l’idea di un volo altrettanto audace, per chiamare gli italiani alla ribellione contro il fascismo.

L’idea di Bassanesi divenne subito l’impresa di tutto il gruppo di Giustizia e Libertà: poiché bisognava avvicinarsi all’Italia, si scelse di andare in Canton Ticino. I socialisti ticinesi capeggiati da Guglielmo Canevascini erano in contatto con il gruppo tramite il repubblicano Randolfo Pacciardi, esule a Lugano. 
Dopo la preparazione, Carlo Rosselli nel luglio del 1930 arrivò da Parigi in Ticino e raggiunse il microscopico paese di Lodrino. Il locale giudice di pace, Carlo Martignoli, socialista, fece falciare da un suo contadino il prato della sua fattoria, che doveva fungere da pista di atterraggio e di decollo.
Coraggio e convinzione compensavano la scarsa preparazione, lo stesso Bassanesi era tutt’altro che un pilota ideale: soffriva di mal d’aria e aveva una limitatissima esperienza di volo, avendo conseguito il brevetto di 2a classe (voli locali) solo il 27 giugno precedente.

11 luglio 1930, ore 8.30, il volo antifascista

L’operazione era comunque clandestina e preparata in segretezza: la mattina dell’11 luglio Bassanesi atterrò a Lodrino alle 8.30 del mattino, ai comandi di un monomotore Farman F200, fatto entrare in Svizzera tre giorni prima con regolare documentazione doganale.

Dopo aver caricato gli stampati, alle 11 ripartì per Milano: con lui viaggiava Gioacchino Dolci – romano, allora 26enne – che aveva il compito di lanciare i volantini al momento opportuno. I volantini avevano sei testi diversi e colori diversi, ma si concludevano tutti con il motto “insorgere! risorgere!”, ideato da Emilio Lussu, valoroso sardo, reduce di guerra.

L’obbiettivo scelto era Milano, per ragioni geografiche certamente, anche se bisogna considerare che Milano era stata anche la città dove il fascismo era nato e aveva le sue prime radici.

Il volo fu un successo: dopo aver lanciato i volantini, i due protagonisti rientrarono sani e salvi a Lodrino poco prima delle 13, senza essere neppure avvicinati dai caccia della Regia Aeronautica italiana. Dopo un avventuroso rifornimento con benzina acquistata alla Shell di Cadenazzo, Bassanesi riprese però subito il volo verso Zurigo, affrontando subito l’ascesa verso il Gottardo: a causa del maltempo però precipitò e uscì dall’atterraggio d’emergenza con una gamba fratturata e un trauma cranico.

Il volo di Giovanni Bassanesi su Milano

Il processo per il volo antifascista su Milano

Le autorità elvetiche sequestrarono i resti dell’aereo e Bassanesi fu arrestato e finì sotto processo insieme a Carlo Rosselli e ad altri. Le udienze si tennero davanti alla Corte federale di giustizia, a Lugano, dal 17 al 22 novembre 1930.
Se la Confederazione puntava a punire ed evitare episodi simili “per impedire il prodursi di situazioni pericolose per il diritto pubblico e privato”, a mobilitazione degli esuli trasformò invece le udienze in una arringa contro la dittatura fascista che costringeva italiani coraggiosi a lasciare la loro Patria. Alla fine fu condannato solo Bassanesi, che pochi giorni fu però espulso dalla Svizzera insieme a Carlo Rosselli e Alberto Tarchiani.

Il volo di Giovanni Bassanesi su Milano

Sia nell’organizzazione del volo sia nella successiva mobilitazione per il processo ebbe un grande ruolo il movimento socialista ticinese, in particolare con la figura di Guglielmo Canevascini, consigliere di Stato che per vent’anni fu sostenitore dell’antifascismo italiano. Canevascini arrivò al punto di recarsi di persona a Domodossola quando questa venne liberata dai partigiani per quaranta giorni, nel settembre-ottobre 1944: fu un gesto anche di coraggio, perché la “Repubblica dell’Ossola” era comunque circondata da migliaia di soldati nazifascisti. L’opera dei socialisti ticinesi e di Canevascini contribuì a far crescere progressivamente in Ticino un sentimento popolare di simpatia per gli antifascisti italiani, che andava ben oltre la prudenza e il calcolo con cui la Confederazione elvetica si rapportava con l’Italia, la Germania, gli Alleati.

Il Canton Ticino e la memoria del volo del 1930

La solidarietà con gli antifascisti italiani è rimasta nel tempo e ha individuato nel volo di Bassanesi un momento da celebrare e ricordare, complice anche la figura romantica ed eroica del valdostano (che fu poi arrestato dai fascisti, mandato in esilio e internato in manicomio, dove morì nel 1947). Nel 1960 si tenne già una prima rievocazione del volo, alla presenza di molti dei protagonisti del 1930, ma successive commemorazioni si svolsero anche nel 1980 e nel 2000. Nel 2010 è nata invece la Associazione Amici di Giovanni Bassanesi, che ha proposto diversi eventi legati al rapporto tra Ticino e antifascisti italiani, oltre che al ricordo di Bassanesi. Anche quest’anno il sodalizio «aveva previsto tre momenti commemorativi in Ticino», racconta Brenno Bernardi, presidente dell’associazione. «Tuttavia la situazione creata dalla pandemia del coronavirus ci ha costretti a rinviare la commemorazione dell’evento al 2021».

Nel 2009 un Comitato (da cui è nata poi l’associazione) propose di dedicare al coraggioso fotografo-pilota italiano una via a Lodrino, il paesino da cui era decollato. La proposta è stata respinta dal sindaco dell’allora Comune di Lodrino: si disse che sul fatto storico serviva un “giudizio storico sostanzialmente e largamente condiviso” e che già nel 1930 in paese c’era stata “prudente diffidenza”. Si disse che non si capiva perché si doveva ricordare proprio Bassanesi, anziché Gioacchino Dolci o Carlo Rosselli (che nel 1937 era stato assassinato in Francia da sicari fascisti). Si obbiettò che l’opposizione al fascismo si poteva fare in modo diverso, stando in Svizzera, e si metteva in dubbio “l’efficacia reale del volo di Bassanesi su Milano”.

Generico 2018

Di certo nel 1930 il fascismo si avviava verso il periodo di massimo consenso popolare in Italia, raggiunto prima dell’inizio delle disastrose guerre, prima in Spagna, poi in Etiopia, poi soprattutto nel Secondo Conflitto Mondiale. D’altra parte il volo di Bassanesi ebbe un suo ruolo: nel 1931 il fotografo-pilota fu imitato da Lauro De Bosis, il poeta monarchico che lanciò volantini su Roma dal suo aereo, appellandosi anche al re Vittorio Emanuele III (De Bosis scomparve poi in mare, in circostanze mai chiarite ma probabilmente dopo aver finito il carburante).

Giustizia e Libertà divenne un movimento più strutturato e nel 1936 lanciò la prima chiamata alle armi contro il fascismo in Spagna e – a fianco degli anarchici – organizzò la prima formazione italiana combattente a favore della Repubblica, mentre ancora le potenze europee guardavano con simpatia o calcolato cinismo a Mussolini e a Francisco Franco, in ottica anticomunista.
Il fascismo italiano s’infranse solo di fronte ai lutti della Seconda Guerra Mondiale, quando Milano dovette soffrire il passaggio di ben altri voli, quelli dei bombardieri americani e inglesi che colpirono decine di volte la città.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 11 Luglio 2020
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