L’Italia è avanti nel riciclo della carta, ma il mercato è nelle mani della Cina

Gianandrea Redaelli, imprenditore di quarta generazione alla Lativa: «Negli ultimi tre anni parallelamente alla crescita dell'ecommerce è cresciuta la domanda di cartone grigio»

Gruppo Giovani Imprenditori 2017

I dati pubblicati dal 25mo rapporto del Comieco, il consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica, danno una crescita del 3% della raccolta differenziata di carta e cartone e una percentuale di riciclo nel Paese che si attesta intorno all’80 per cento, con una performance da record delle regioni del sud.
Risultati sorprendenti per chi non conosce questo mercato, non per Gianandrea Redaelli, imprenditore di quarta generazione, che con la carta ci lavora da anni. La sua azienda, La tipografica Varese, è infatti un punto di riferimento europeo nel settore della stampa dei libri.

Redaelli, che lettura possiamo dare a questa accelerazione fatta dall’Italia nel riciclo di carta e cartone?
«Ci sono due dinamiche che corrispondono a due letture diverse. Nel settore della carta c’è un’attenzione al tema del riciclo e della sostenibilità che risale a molti anni fa, ben prima che nascesse Greta Thunberg. Tutto il settore si è mosso con un grande anticipo su un tema che poi sarebbe stata una delle bandiere dell’ambientalismo: la difesa delle piante. Inoltre, coloro che utilizzano le risorse forestali per attività economica hanno sempre avuto un’attenzione alla ripiantumazione sistematica proprio per garantire la continuità della risorsa. Quindi non mi stupisce la crescita di una sensibilità che ha messo radici da tempo nel nostro Paese che tra l’altro è anche tra i primi in Europa per quanto riguarda l’economia circolare».

E la seconda lettura qual è?
«È legata al tema più strettamente economico. Buona parte del riciclato viene utilizzato per fare fazzoletti, carta igienica e i rotoloni asciugatutto. Nel mercato della carta giocano un ruolo importante gli equilibri geopolitici in particolare quelli che coinvolgono i cinesi che, a seconda della fasi, o sono grandi produttori o consumatori di massa. Per esempio, quando la Cina decide di non importare più la carta che noi ricicliamo ci crea non pochi problemi nella gestione di quel rifiuto. All’inizio del 2019 con la chiusura del mercato cinese era crollato anche il prezzo della carta a livelli mai visti prima. Durante il coronavirus, in Cina è letteralmente esploso il consumo dei fazzoletti di carta e di conseguenza la materia prima, la cellulosa riciclata, era praticamente introvabile. Lo spostamento delle abitudini nei consumi, quando ha i numeri della Cina, genera in modo repentino effetti violenti e massicci che hanno ripercussioni immediate sull’economia del resto del mondo».

Che cosa chiede ora il mercato?
«Negli ultimi tre anni è cresciuta la domanda di cartone grigio parallelamente alla crescita dell’ecommerce. Il simbolo di questo imballaggio è naturalmente Amazon. Contemporaneamente è cresciuto anche l’impatto ambientale dovuto da una parte ai padroncini, che girano dalla mattina alla sera sui furgoni per fare le consegne, dall’altra agli scarti dell’imballaggio che spesso creano un’eccedenza riempiendo i magazzini delle società che gestiscono la raccolta differenziata che a loro volta devono poter ammortizzare i costi del servizio. Prima del blocco cinese riciclare era conveniente perché c’era un ritorno economico, in questa fase le cartiere ritirano meno merce e il prezzo della carta da macero è sempre più basso».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Luglio 2020
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