Il proprietario dei box pericolanti in via Gasparotto: “Dispiaciuto per i disagi ma non è colpa mia”

Da due anni attende di concludere la procedura di esproprio col Comune: "Non mi sono mai opposto alla proposta e attendo di sapere cosa vuole fare l'assessore". La risposta di Civati

Edificio pericolante, chiusa una parte di via Gasparotto

Rolando Rossotti è il proprietario dell’edificio pericolante crollato parzialmente nella giornata di ieri (giovedì) in via Gasparotto a Varese, rendendo necessaria la chiusura per sicurezza del tratto di strada: «Sono dispiaciuto per il disagio arrecato ai cittadini di Varese e per le code che io stesso ho dovuto subire stamattina – spiega il proprietario del garage diroccato – ma vorrei anche precisare che da almeno due anni sto aspettando che il Comune di Varese acquisisca l’area, ipotesi alla quale non mi sono mai opposto in alcun modo».

Rossotti, infatti, racconta di aver acquistato lo stabile tre anni fa: «Dopo circa un anno l’assessore all’Urbanistica Andrea Civati e l’architetto Gardelli, a capo dell’ufficio tecnico, mi hanno contattato per acquisirla e demolirla. La mia unica richiesta era quella di rientrare dalle spese che avevo appena sostenuto per l’acquisto, non volevo un centesimo di più ed entrambi avevano espresso parere favorevole alla proposta».

Rossotti prosegue nel racconto e spiega che da allora qualcosa deve essersi inceppato: «La vicenda non ha più avuto sviluppi fino a quando ho letto un articolo in cui lo stesso Civati, a dicembre, annunciava la prossima realizzazione di un edificio sanitario e un parcheggio multipiano proprio di fronte al mio box, annunciando nel contempo l’intenzione di espropriarlo. Il passaggio non si è mai concretizzato e nel frattempo è arrivato il lockdown».

Con la chiusura forzata causa coronavirus è arrivata un’ordinanza della Polizia Locale nei confronti del proprietario che lo intimava a sistemare lo stabile e a metterlo in sicurezza: «L’ordinanza è di aprile e io il 14 maggio ho inviato una mail all’assessore, al sindaco e alla Polizia Locale spiegando da capo tutta la situazione e specificando che se fossi stato costretto ad intervenire sull’immobile, la cifra pattuita inizialmente per l’esproprio non sarebbe stata più sufficiente – conclude Rossotti che poi aggiunge – . Non ho capito perchè mi chiedevano di sistemarlo se loro lo avrebbero dovuto demolire e, comunque, da allora non ho ancora ricevuto risposta alla mia mail».

«Siamo sinceramente dispiaciuti, ma la situazione è un po’ piu complicata di cosi – ha risposto l’assessore all’urbanistica Andrea Civati – Prima che l’amministrazione possa espropriare il terreno è necessario infatti un progetto di opera pubblica su quel terreno. Progetto non ancora realizzato perchè connesso a un analogo progetto privato, che però non è stato ancora completato Va da sè però che, in attesa dell’esproprio, la proprietà resta responsabile dell’immobile che non ha ancora ceduto».

I box a fianco, però, sono stati già demoliti, e a cura del Comune. Perchè?
«Perchè in realtà c’era anche un’altra alternativa, percorsa dagli altri proprietari del box, rispetto all’esproprio in cambio di una somma: cedere il terreno all’amministrazione avendo in cambio un diritto volumetrico, cioè la possibilità di costruire in un altro punto del comune. Un’ipotesi utilizzata dai suoi due vicini, i cui box sono già stati acquisti e demoliti»

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 03 Luglio 2020
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