Un acero e una targa per ricordare insieme la lotta di Induno Olona contro il Covid
Nel parco di Villa Bianchi sabato un momento comunitario per ricordare le vittime indunesi del Covid e per ringraziare quanti si sono impegnati in prima persona per affrontare l'emergenza
Più di 200 persone hanno accolto l’invito dell’Amministrazione comunale di Induno Olona che sabato scorso ha voluto dedicare un momento comunitario per ricordare le vittime indunesi del Covid e per ringraziare quanti si sono impegnati in prima persona per affrontare l’emergenza.
Tanti volontari, medici e operatori sanitari hanno partecipato all’incontro nel parco di Villa Bianchi, insieme al sindaco e agli amministratori cittadini e alle autorità. Erano presenti il questore di Varese Giovanni Pepè, il luogotenente della Guardia di Finanza Ivo Silvidii e il comandante della stazione dei Carabinieri di Arcisate Gaspare Amoroso. Con loro anche Gaia Moleri, studentessa 13enne della Scuola media Passerini di Induno Olona, autrice di un intenso tema sul periodo del lockdown.
Un riconoscimento è andato anche a commercianti, attività ed aziende che non hanno chiuso nel periodo dell’emergenza, garantendo servizi essenziali per tutti i cittadini.
Prima della cerimonia il sindaco Marco Cavallin ha incontrato da solo in Sala Bergamaschi una parte dei cittadini che sono stati colpiti dalla malattia: «Persone che in tutto il periodo dell’emergenza sentivo per telefono anche tutti i giorni, e che finalmente ho potuto incontrare di persona. In questi mesi sono stato in contatto con il dolore come mai in precedenza. Il dolore di tante persone, la paura della malattia, lo strazio di coloro che hanno visto un proprio caro portato via da casa e che non lo hanno potuto assistere nelle ore estreme della sua vita. Ho vissuto una sensazione di impotenza, terribile e devastante.
La cerimonia di sabato è stata in qualche modo anche un “antidoto” a quella sensazione che tanti hanno vissuto: «Non una festa, ma una piccola sosta dopo una lunga e faticosa corsa. Una corsa che abbiamo fatto tutti, ognuno per la propria parte e che dovremo continuare a fare, ancora per i prossimi mesi. Sperando che sia meno affannosa ed angosciante».
«Sentivo forte l’esigenza di raccoglierci insieme – spiega il sindaco – Per settimane ho desiderato creare un momento in cui poter dire “grazie”, in sicurezza, ai tanti che hanno portato il loro piccolo o grande tassello nel mosaico che è la nostra comunità – ha scritto il sindaco sulla sua pagina Facebook – Un mosaico che durante questa esperienza terribile ha dimostrato di poter esibire colori meravigliosi: quelli dell’aiuto, della collaborazione, dell’empatia, dell’umiltà, della misericordia, della forza d’animo, della generosità, del coraggio che vince sulla paura. Sono gli stessi colori che si ritroveranno nella chioma dell’acero che abbiamo messo a dimora nel parco».
«A tutti coloro che sono intervenuti abbiamo detto grazie a nome della comunità indunese, a coloro che non hanno potuto partecipare va la mia sincera riconoscenza e gratitudine. L’isolamento delle settimane della quarantena, la presenza della malattia e il timore per la nostra vita ci ha accompagnato e ci ha fatto capire – come ha splendidamente sintetizzato don Franco – che “l’uomo può fare molto, ma non può fare tutto”. E certamente l’uomo solo può fare molto meno di quanto può fare se è parte di una comunità coesa e solidale. Induno ha dimostrato di esserlo, e di questo ne sono fiero».
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