La doppia sfida di Ruzzier: guidare la Openjombetis e meritare la maglia azzurra

Il nuovo biancorosso, triestino come Pozzecco, ha scelto Varese perché gli dava la possibilità di essere play titolare: "Esordire in Nazionale è stato magnifico, starà a me convincere Sacchetti"

Michele Ruzzier basket Pallacanestro varese

Ha voglia di lanciare sfide e di vincerle, Michele Ruzzier, il nuovo playmaker della Openjobemetis che sarà il titolare in regia della formazione biancorossa, riportando dopo millenni un italiano in quel ruolo così decisivo. Ruolo che tutti, ancora, collegano al suo compaesano Gianmarco Pozzecco, anche se Andrea Conti tende subito a “stoppare” il revival che Ruz sfiora («Poz mi ha chiamato, era contento del mio arrivo qui e un po’ mi fa effetto seguire le sue orme, quelle di un fenomeno»).

A 27 anni il giocatore triestino – presentato negli spazi della concessionaria Nippo Motors di viale Valganna – si dichiara pronto per questa missione e, anzi, non ha problemi a dire che il “sì” a Varese è dipeso in buona parte proprio dalla opportunità che la società gli ha dato. «Lo scorso anno, a Cremona, Travis Diener è rimasto fuori a lungo per infortunio e così ho già potuto giostrare da titolare. Ora però credo sia il momento di consolidare questa sfida e quando Varese mi ha offerto il posto ho accettato molto volentieri. Mi ha voluto Andrea Conti, che già mi prese tre anni fa a Cremona: per ridere gli ho detto che non sa stare senza di me. In realtà gli sono grato perché crede in me per davvero».

All’ombra del Torrazzo, Ruzzier ha conquistato una storica Coppa Italia (nel 2019) con coach Meo Sacchetti che è anche il “proprietario” della panchina azzurra, l’altra grande sfida che attende il regista triestino. «A febbraio ho disputato la prima partita con la maglia dell’Italia ed è stata un’emozione unica in una giornata che sognavo da sempre. So che nel mio ruolo “bussano” giocatori cresciuti negli States come Nico Mannion o anche Donte Di Vincenzo: sta a noi “italianissimi” convincere Sacchetti di poter stare in azzurro. Meo mi ha allenato per anni, mi conosce bene però con lui di basket ho parlato poco di recente: gli piace scherzare e allora, durante il lockdown, mi ha telefonato per darmi la lista dei ristoranti che facevano consegne a domicilio».

Dal gioco a canovaccio libero del Meo, ora “Ruz” passa a quello di Attilio Caja dove le libere interpretazioni sono bandite ma viene molto apprezzato il rispetto del copione. «Con Attilio bisogna lavorare molto, ma se dai tanto ricevi tanto, su questo sono tranquillo. Il sistema cestistico è all’opposto rispetto a Cremona ma avere giocato più libero per tre anni non significa che non possa giocare sotto un sistema».

Michele Ruzzier

In squadra, Ruzzier troverà un pari ruolo italiano come Giovanni De Nicolao e un pivot speciale a cui dare la palla, Luis Scola. «Giovanni è l’unico dei fratelli De Nicolao che ancora non conoscevo, visto che con Andrea e Francesco ho giocato contro mille volte tra giovanili e senior. Con Giovanni ci stiamo iniziando a rapportare ora e mi sembra uno con la faccia giusta, uno che ha voglia di fare, ha tana carica: potremo fare bene insieme».

E Scola? «Beh, quando ho saputo la notizia che avrebbe giocato a Varese ho stentato a crederci, all’inizio. Credo sia importante trovare la giusta collaborazione tra noi ma anche tra tutti gli altri compagni perché in un sistema come quello di Caja si gioca davvero tutti insieme. Con il coach tra l’altro, ci siamo detti che io devo migliorare sulla linearità delle mie prestazioni: sarebbe utile avere qualche “alto”, qualche giornata speciale, ma è altrettanto importante evitare i down, le partite-no». E quale compagno è meglio di uno come Scola per imparare a gestire questo tipo di situazioni?

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Agosto 2020
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