Paragone: “Gli imprenditori non hanno paura dell’uscita dell’Italia dall’Euro”
Il senatore varesino oggi è promotore di No Europa per l'Italia: "Se si aprisse un dibattito serio sull’uscita dell’Italia dall’UE, in Europa si aprirebbe una crepa e verrebbe giù tutto"
«Sto andando in giro per l’Italia e, parlando con gli imprenditori, ho capito che è una grossa balla che loro hanno paura dell’uscita dell’Italia dall’Euro. Se si aprisse un dibattito serio sull’uscita dell’Italia dall’UE, in Europa si aprirebbe una crepa e verrebbe giù tutto». Quel tutto è l’Europa dell’Euro, bersaglio principale di Gianluigi Paragone.
Lasciate le file del Movimento 5 Stelle, Paragone ha fondato “No Europa per l’Italia – Italexit con Paragone”: movimento personale, ma con un obbiettivo ben chiaro, l’abbandono dell’Europa.
«Quando gli imprenditori capiscono che la Germania sta pensando a smontare l’impero di Bruxelles, anche gli imprenditori italiani dicono: perché noi dobbiamo rimanere sotto le macerie?» ha detto Paragone intervistato alla trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus a Roma. «Nel mondo le banche centrali stanno stampando e non c’è un problema d’inflazione, c’è un tema di economia reale. Tutti i soldi che vengono messi a disposizione dall’UE non finiscono nell’economia reale» dice l’ex leghista. «L’Europa rischia di fare esplodere le proprie contraddizioni. Alla Germania bisognerebbe dire, in questa fase di debolezza, siccome non voglio che l’uscita sia dettata da te con i tempi che decidi tu, io il dibattito lo apro adesso. La Germania ha una paura fottuta che l’Italia se ne vada. Se si aprisse un dibattito serio sull’uscita dell’Italia dall’UE, in Europa si aprirebbe una crepa e verrebbe giù tutto».
Per Paragone il problema non è comunque solo la prospettiva dell’uscita dall’Euro. L’attacco al governo è a 360 gradi: «A pochi giorni della scuola non si capisce nulla. C’è il commissario Arcuri che si occupa di tutto e non è capace di occuparsi di niente. Ci sono tutte le famose partite industriali macro, da Atlantia ad Autostrade, Ilva, Alitalia e non sappiamo ancora nulla. Il governo fa dichiarazioni, ma la soluzione non c’è. Devono presentare il piano di spesa per il Recovery Found e non hanno dato un po’ di ordine alla visione industriale che dovrebbe sottintendere ai prestiti del recovery. E lì ne vedremo delle belle perché capiremo che i soldi arrivano solo se ci sono dei progetti validi».
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