La giusta distanza con i bambini ai tempi del Covid
Gli psicomotricisti Roberto Soru e Liliana Maffei spiegano come conciliare l'esigenza dei bambini di relazionarsi con il corpo con distanze e mascherine
Più sono piccoli più i bambini si identificano con il loro corpo, si esprimono attraverso il corpo e si relazionano con gli adulti e con i pari attraverso il corpo. Come si concilia questa peculiarità dei bambini con distanze, mascherine e tutte le norme imposte dalla necessità di contenere il più possibile i contagi da Covid-19?
Lo abbiamo chiesto agli psicomotricisti che aiutano i bambini a crescere proprio a partire dal corpo, anche in questo autunno, con nuovi progetti negli studi e nelle scuole.
“Essenziale in questo momento è fare attenzione a non trasmettere ai bambini le nostre ansie di adulti e soprattutto a non trasmettere loro l’idea di un corpo pericoloso o infettante. Deve passare invece il concetto di un corpo buono, attivo, capace di stare in uno spazio non necessariamente di contatto ma comunque di relazione e comunicazione con gli altri”, spiega Roberto Soru (co-fondatore della Scuola di formazione triennale in psicomotricità relazionale di Varese e coordinatore dell’Arcobaleno di profilo) con riferimento alla “prossemica”, la scienza che studia le distanze e il loro variare tra le persone come un linguaggio.
Valorizzare e dare significato alle sfumature fatte di avvicinamenti e allontanamenti, di toni di voce da modulare può aiutare nella relazione con i bambini anche se ci sono le mascherine, anche se c’è distanza fisica.
“Bisogna dare fiducia ai bambini, alla loro incredibile capacità di comprendere e mettere in campo risorse”, afferma Soru con riferimento alla grande prova del primi giorni di asilo in questa settimana. Ho accompagnato anch’io mio nipote a scuola l’altro giorno dopo il primissimo inserimento e pensavo fosse spaventato dal fatto di essere accolto innanzitutto dalla misurazione della febbre e dalle mascherine. Mi aveva fatto giurare che lo avrei accompagnato dentro, anche se non potevo, e invece appena la maestra si è avvicinata per portarlo in classe si è allontanato con lei e mi ha salutato con la manina. A dopo, mi ha detto. Tutto qui”.
Stesso stupore e stessa gioia anche nelle parole di Liliana Maffei che in settimana ha ripreso gli incontri di psicomotricità con i più piccoli al Centro studi di psicomotricità di via Vergani: “Bello e niente a fatto scontato fino a qualche giorno fa vederli tornare a giocare in un clima di serenità ed armonia“, afferma con riferimento ai bambini e con gratitudine per i genitori “disponibili e collaborativi nel comprendere e rispettare le nuove regole. “I bambini non vedono l’ora di tornare alla relazione, al contatto, al gioco con i coetanei, evitato a lungo per paura”.
“Per i più piccoli il contatto corporeo non è rinunciabile, soprattutto con il corpo dell’adulto che è strumento di contenimento, ma dai 4 anni in su i bambini sono capaci di entrare a fondo nel gioco simbolico che permette di relazionarsi anche fisicamente, senza necessità di contatto”, racconta la Maffei.
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