Luvinate e la paura dell’acqua: “Quelle grida nelle auto bloccate dai tronchi sulla statale”

Strade invase dal fango e sfollati, la cronaca dei disastro dove ha trovato la morte Mario Farsetti, un runner di 61 anni di Barasso

Case e scantinati allagati, persone che hanno passato la notte fuori casa e strade impraticabili. Il giorno dopo a Luvinate si traduce in poche ma eloquenti istantanee: il cartello “chiuso per alluvione“ del bar Giardino in cima al colle sullo stradone che va a Varese, con l’acqua e gli schizzi di fango sui giornali e le riviste tutte da bittare, o le mani della signora Piera Bianchi, residente in via Vittorio Veneto 61 che vive qui da 58 anni e mostra i segni dell’acqua sul muro che sono alti quasi quanto lei e arrivano alla finestra del pianterreno: «Una paura terribile. Una cosa mai vista», racconta con la scopa ancora in mano.

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Tutti i pensieri vanno a Mario Farsetti  alla vittima dell’acqua, l’uomo di 61 anni di Barasso trovato stamattina del torrente Tinella che attraversa il paese e che ieri sera è letteralmente “esploso“ all’altezza di via San Vito dove un ponte di tre arcate sotto il quale scorre il corso d’acqua è stato tappato da massi e detriti che l’hanno fatto straboccare.Il risultato è l’allagamento di numerose strade comunali e della statale.

Francesca Puggioni, di 29 anni era al primo piano della sua casa che si affaccia proprio sulla strada statale 394. È lei che ha documentato con video e foto quello che stava succedendo di sotto, visto dal suo balcone: stamattina assieme alla mamma ha pulito il cortine di casa. «Ma questo è niente: abbiamo sentito le grida delle persone nelle auto bloccate dai tronchi sulla strada. Una cosa terribile». Le macchine prima si sono fermate per via dell’acqua, ma poi chi era alla guida ha capito che non potevano muoversi a causa dei grandi tronchi trascinati a valle dalla furia della corrente.

Grida di aiuto anche nell’altra parte del paese colpita, quella che da via San Vito porta in via Postale Vecchia dove Silvia Molinari è nel giardino di casa mentre sta spalando il fango con tutti i suoi famigliari: «Tutti urlavano di paura. Siamo scappati verso la piazza perché ci hanno detto che era pericoloso stare qui». La stessa cosa l’ha fatta Arturo Marchi, dirimpettaio, con la sua Panda rimasta intrappolata nel cortiletto fra la veranda e il garage da mezzo metro di fango.

Se l’è vista brutta anche Antonio Broggi con tre figli, moglie e l’anziano genitore che sono fuggiti a gambe levate: «Sono nato qui e non ho mai visto una cosa del genere, ci hanno salvati i vigili del fuoco». Nel frattempo il Comune è diventato il quartiere generale per coordinare gli aiuti. Arrivano volontari per mettersi a disposizione visto che il tempo peggiora e alle 11 arriva anche la grandine. La sala che spesso viene utilizzata per conferenze è stata attrezzata con brandine e coperte e per ora è servita a quattro famiglie sfollate, le altre sono da parenti. L’allerta è alta, e l’acqua che scende dalla montagna fa paura.

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Pubblicato il 25 Settembre 2020
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