A una settimana dalle piogge una montagna di detriti ancora nel Lago Maggiore
Porti e lidi pieni di legname portato a valle dalla furia di fiumi e torrenti. Un fenomeno che riguarda (questa volta) fondamentalmente l’Alto Lago
Tresa, Giona, Molinera. E poi i corsi d’acqua minori. Sono questi i responsabili della grande quantità di detriti che in questi giorni si sono riversati nel Lago Maggiore.
Un fenomeno che per questa volta ha riguardato solo l’Alto Lago e i segni sono ancora visibili al porto Gabella a Maccagno con Pino e Veddasca (mentre il porto vecchio, che si incontra uscendo dalle gallerie risulta sgombro), e soprattutto al porto vecchio di Luino e in tutta la fascia litoranea delle Serenelle, e anche più a sud, verso il porto nuovo e alla foce del Tresa, tanto da spingere il sindaco di Luino Andrea Pellicini a sconsigliare la navigazione solo qualche giorno fa (Foto della gallery: Fb.Ulisse Piana, Pier Vittorio Buffa, Fb.Candido Quatrale).
A chi spetta pulire? La rimozione dei detriti in acqua e quindi anche nei porti e negli specchi d’acqua compete all’ente Provincia, mentre è competenza dell’autorità di Bacino la pulizia delle parti a terra e le aree portuali fisse come gli scivoli di alaggio. Ma quando il legname arriva a terra la competenza è comunale ed è quindi in capo al singolo comune la rimozione.
«Solo Maccagno quest’anno ha a bilancio 70 mila euro per la pulizia delle spiagge» spiega Fabio Passera, che parla in veste di sindaco e presidente dell’autorità di bacino dei laghi Maggiore, Comabbio e di Varese.
«Come autorità di Bacino abbiamo scritto alla Provincia manifestando la necessità di trovare un protocollo per farci carico di questa attività di pulizia, ma è chiaro che a monte ci vuole un accordo anche in termini economici ed è necessario cominciare a ragionare non solo sulla pulizia dei porti ma anche per lo sfalcio delle alghe, anche in questo caso di competenza di villa Recalcati».
Percorrendo la strada litoranea che costeggia il Verbano dal confine di Stato fino a Luino, il problema è visibile a occhio nudo.
Ma più si va verso sud, più la situazione risulta migliorare, tanto da essere quasi assente a Laveno Mombello dal momento che sia il Boesio (dalla sponda lombarda) che il Toce e il San Bernardino (per la sponda piemontese) non hanno registrato piene particolari. Anni fa sul lago erano in azione i battelli spazzini come il “Nichessa”, inaugurato a Laveno Mombello nel 1976 che per le sue forme sgraziate era denominato il “Brutto Anatroccolo”, ma era diventato efficiente e importante per i paesi rivieraschi dal momento che arrivava sino a Luino e a scendere sino ad Ispra.
«Il materiale raccolto veniva scaricato nella zona del Gaggetto in appositi container. Intervento che evitava quindi la ben più complicata e costosa operazione di pulizia delle rive, delle spiagge e dei porti. Giunsero poi poi altri natanti anche per gli altri laghi che vennero poi rottamati, sin troppo velocemente nel 1999. Poi arrivò sul lago un nuovo battello ecologico, inaugurato nel 2001, mai entrato in funzione ed è storia dei nostri giorni con le vicende giudiziarie ancora in corso», ricorda la colonna portante della protezione civile di Laveno Mombello Claudio Perozzo.
Il maltempo non ha invece provocato problemi significativi lungo le rive più a sud del Lago Maggiore, aree dove i detriti galleggianti non sono riusciti ad arrivare.
«Negli ultimi giorni – raccontano dal Centro nautico Sant’Anna di Sesto Calende – non abbiamo notato grandi quantità di materiale sulla superficie dell’acqua. Quello dei detriti è però un problema che si verifica con una certa frequenza nei casi di piene molto intense. In quei momenti sappiamo di dover stare ben attenti a evitare pezzi di legno o qualsiasi altro materiale galleggiante che possa danneggiare le eliche delle imbarcazioni».
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