Il test salivare nato all’Insubria fa scuola: corsa per cercare il dispositivo sicuro
L'intuizione del dottor Azzi ha superato le fasi di indagine e validazione scientifiche. Ora si moltiplicano i tentativi di realizzare kit diagnostici. Anche l'ateneo sta sviluppando il suo dispositivo
Sale l’attesa per il test rapido salivare.
La notizia di un kit di diagnosi basato sulla saliva realizzato da una ditta brianzola e approvato dal Ministero della salute ( poi smentita) ha riportato alla luce il progetto avviato in piena pandemia nei laboratori di biochimica e proteomica funzionale dell’Università dell’Insubria, grazie all’intuizione del ricercatore dottor Lorenzo Azzi e portato avanti dall’equipe del professor Mauro Fasano nella sede accademica di Busto Arsizio.
Il test salivare veloce e non invasivo ha ormai superato tutte le fasi scientifiche e sperimentali e si avvia all’ultimo step per diventare ufficialmente lo strumento utilissimo per monitorare le diverse situazioni, a iniziare dal mondo scolastico:
«Siamo soddisfatti e fiduciosi rispetto alla grande attenzione che si è sviluppata intorno ai test salivari – commentano il professor Mauro Fasano e il ricercatore Lorenzo Azzi dell’Università dell’Insubria – Un’attenzione che conferma l’intuizione del team di ricerca dell’Insubria, che all’inizio della pandemia ha puntato sulla saliva come fluido diagnostico ottimale per gli screening di massa in quanto unisce due vantaggi: una metodica rapida e la sicurezza per gli operatori sanitari, che non devono fare prelievi in quanto il campione di saliva è fornito dal paziente. Il nostro studio è stato pubblicato ad aprile su riviste scientifiche prestigiose, come l’inglese Journal of Infection, ed è stato citato da colleghi che si stanno occupando di test salivare per il Covid a livello internazionale. Abbiamo poi individuato e pubblicato i dati sperimentali della metodica del Test Rapido Salivare: un dispositivo che ha un funzionamento simile a quello del test di gravidanza e dà un esito di semplice lettura nel giro di pochi minuti.
Ora osserviamo che il nostro lavoro è alla base dei vari tentativi di produrre dispositivi diagnostici adatti per uno screening di massa, attraverso diverse tecnologie: non possiamo che sperare che si arrivi presto a soluzioni complementari e risolutive, per un controllo sanitario dell’infezione che consenta di tornare alla vita normale. Il nostro percorso continua per individuare un dispositivo che abbia le performance più sicure, dispositivo che deve essere convalidato dal ministero della Salute».
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