Crisi e Covid: nuovi tagli in vista per la Radio televisione della Svizzera italiana

La diminuzione delle entrate pubblicitarie aggravata dalla crisi indotta dal Covid ha portato l'emittente a pianificare nuove misure di risparmio

televisione svizzera rsi

La SSR – società editrice della Radio televisione della Svizzera italiana –  ha annunciato la scorsa settimana un piano di risparmio di 50 milioni di franchi supplementari entro il 2024, che prevede la soppressione di circa 250 posti di lavoro a livello nazionale.

Per la Rsi ciò significa un ulteriore risparmio di 8 milioni di franchi e la riduzione di 45 posti di lavoro.

«Nel febbraio scorso, poco prima dell’inizio della pandemia, la già difficile situazione del mercato pubblicitario aveva richiesto l’introduzione di nuove misure di risparmio per il 2021 – spiegano i vertici dell’emittente in una nota – con la consapevolezza che, negli anni successivi, la tendenza del mercato non sarebbe migliorata. Nel frattempo l’emergenza Covid-19 si è tradotta, per tutti i media, in un importante calo dei ricavi pubblicitari e nella cancellazione o rinvio di eventi sportivi e culturali. La RSI, in quell’occasione, aveva annunciato il taglio di 12 posti di lavoro: 11 dei quali sono già stati realizzati grazie alla fluttuazione naturale e a pre-pensionamenti».

Il nuovo piano di risparmio richiederà alla RSI la riduzione di ulteriori 34 posti di lavoro entro il 2024 e i licenziamenti non possono, ad oggi, essere del tutto esclusi.

«La Direzione RSI – spiega l’azienda radiotelevisiva – affronterà la necessità di ulteriori tagli considerando la piramide anagrafica del suo personale, l’interesse delle sue collaboratrici e dei suoi collaboratori per pre-pensionamenti volontari e il potenziale di riconversione professionale presente in azienda. Questo anche grazie alle misure accompagnatorie che la SSR introduce in questa delicata fase e riguardanti, in particolare, la facilitazione del pre-pensionamento volontario e la creazione di un fondo di riconversione professionale. La composizione della piramide anagrafica in RSI indica che le fluttuazioni naturali (raggiungimento dei 65 anni di età) coinvolgeranno, tra il 2021 e il 2024, 70 collaboratrici e collaboratori. La RSI ha già introdotto, da quest’anno e sino al 2021, il congelamento dei posti di lavoro resi disponibili da pensionamenti e pre-pensionamenti e, per il biennio 2022-2023, adotterà un sistema di sostituzione ridotta, nell’ordine del 50%, dei pensionamenti ordinari. La RSI procede con determinazione nell’attuazione dei progetti di trasformazione, già annunciati lo scorso febbraio, per poter offrire a tutto il suo pubblico, entro pochi anni, un’offerta di qualità, in perfetto equilibrio tra l’offerta radiotelevisiva lineare classica e l’offerta digitale, nel pieno rispetto della Concessione e del proprio mandato di Servizio pubblico, adeguandola alle mutate modalità di produzione, distribuzione e di fruizione dei media, rispondendo alle nuove esigenze del pubblico e nel rispetto del nuovo quadro finanziario. Una trasformazione che considera la diminuzione dei posti di lavoro, con un’attenta revisione e ottimizzazione di tutti i flussi di lavoro in ogni settore dell’azienda, e che richiede al contempo di individuare nuovi profili professionali, con competenze oggi poco presenti in azienda. Tutti i progetti annunciati in febbraio sono già stati realizzati o sono in fase di realizzazione. Riguardano la ridefinizione dell’offerta audio e audiovideo – con un importante progetto di riposizionamento delle tre reti radio e la definizione dell’offerta audio digitale entro gennaio 2022; una diversa programmazione televisiva su LA 2 da settembre di quest’anno. È in corso la revisione delle modalità di produzione dei programmi – analisi dei costi di ogni singola trasmissione – considerando non solo il successo di pubblico, ma anche il contributo alla realizzazione dei valori del Servizio pubblico – per migliorare e modificare l’offerta e la distribuzione dei programmi RSI. Proseguono l’automatizzazione dei processi produttivi entro il 2023; la revisione e riorganizzazione dei servizi interni RSI, effettiva dal 2021; l’analisi e la revisione dei mandati esterni, dei contributi e degli accordi di collaborazione, processo già inaugurato e la cui conclusione è prevista entro il 2023».

L’attenzione per i lavoratori non verrà meno, assicura Rsi: «La Rsi affronterà tutte le misure di risparmio necessarie tutelando il proprio personale ed evitando, per quanto possibile, il ricorso a licenziamenti, favorendo la non rioccupazione dei posti vacanti, i pensionamenti anticipati e la riconversione professionale».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Ottobre 2020
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Commenti

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  1. Salvatore Benvenga
    Scritto da Salvatore Benvenga

    Probabilmente è solo una mia personale deduzione, ma -come avevo a suo tempo previsto – l’aver tagliato fuori dalle trasmissioni tutto il confine italiano ha di fatto depauperato di molto la fascia di pubblico televisivo e, di conseguenza, l’appetibilità degli sponsor per la pubblicità. La scelta tecnica di non trasmettere più con i ripetitori e di non favorire la captazione del segnale via parabola anche ai non residenti, ha di fatto degradato la piattaforma a servizio televisivo locale. Io – ma non solo, penso ad esempio a numerosissime persone che conosco – seguivo molto le trasmissioni della RSI, dal TG al meteo a ottimi programmi come Falò. Avevo anche scritto alla RSI segnalando che avrebbero perso un folto pubblico italiano. Adesso me ne sono fatto una ragione. Non so se però ci stiano riflettendo sopra a quella scelta.

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    Scritto da Felice

    L’isolazionismo o sarebbe meglio dire sovranismo miope in chiave elvetica…pure sulle frequenze TV. Paradossale in un mondo, quello dell’informazione, dove la condivisione e la più ampia raggiungibilità possibile è sempre stato sinonimo di maggiori ascolti e quindi maggiori incassi. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.

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    Scritto da Abelardo

    In una notte, il 24 luglio 2006, col passaggio al digitale terrestre tra le prime tv europee, RSI perse esattamente la metà del suo pubblico: dati Auditel le attribuivano 250mila spettatori medi nella Svizzera Italiana, altrettanti nel sopra Gottardo e ben 500mila nel Nord Italia. Persi per volontà di Berna, nonostante gli sforzi dell’allora direttore Remigio Ratti. Da qui i 100 posti di lavoro tagliati nel 2014… Le difficoltà di oggi dipendono dalla trasformazione del mercato, accentuata da Covid-19… Fino a metà anni 2000 aveva standard qualitativi (ma anche costi) tra i più alti nel sistema televisivo europeo…

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    Scritto da Abelardo

    In una notte, il 24 luglio 2006, RSI perse metà pubblico passando al digitale terrestre. Auditel diceva 250mila spettatori medi nella Svizzera Italiana, altrettanti nel sopra Gottardo e ben 500mila nel Nord Italia. Persi per volontà di Berna, nonostante gli sforzi dell’allora direttore Remigio Ratti. Da qui i 100 posti di lavoro persi nel 2014. Ora le difficoltà dipendono dal cambiamento del mercato (anche x Covid). Peccato… RSI aveva standard qualitativi (e costi!) tra i più alti in Europa

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