Invisibili ma indispensabili: protesta degli addetti delle pulizie degli ospedali da 7 anni senza contratto
Il presidio davanti all'ospedale di Circolo. Guadagnano meno di mille euro netti al mese e sono esposti a forti rischi soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria
Circa cinquanta tra lavoratrici e lavoratori, addetti alle pulizie e al trasporto degenti dell’Ospedale di Circolo di Varese, si sono riuniti in assemblea-presidio, all’aperto e mantenendo i distanziamenti di sicurezza, per manifestare contro il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto da 7 anni.
Un comparto che dà lavoro a oltre 600 mila persone in Italia che oggi rivendicano il riconoscimento di una dignità messa in discussione da una trattativa che vede le parti datoriali e sindacali ancora molto distanti.
«Le lavoratrici ed i lavoratori che ogni giorno sanificano ospedali rischiando la salute
propria e delle proprie famiglie, che igienizzano le scuole e i luoghi di lavoro che
frequentiamo quotidianamente, non meritano di stare sette anni senza contratto collettivo. È essenziale che oggi anche agli addetti alle pulizie e al trasporto degenti vengano garantiti dispositivi di protezione individuale adeguati al rischio che devono affrontare, strumenti di lavoro idonei rispetto agli attuali datati e non più funzionali e un giusto salario negato da troppi anni» commenta Giuseppe D’Aquaro segretario provinciale della Fisascat Cisl Varese-Como.
La scelta dell’ospedale di Circolo quale luogo per effettuare il presidio, collegato in via telematica con oltre 40 piazze in tutta Italia e con piazza Barberini a Roma, non è stata casuale. «Siamo qui perché questo è un luogo simbolo – aggiunge Livio Muratore segretario generaledella Filcams Cgil -. Sono lavoratori impegnati in prima linea, addetti della sanità e per questo esposti a forti rischi e con salari molto bassi, sono quasi tutti part time e prendono molto meno di mille euro netti, meno di sette euro lordi all’ora. Nell’igiene ospedaliera hanno continuato a tagliare ore di lavoro e numero di addetti e oggi se ne pagano le conseguenze».
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