La Polizia al lavoro per identificare i ragazzi che hanno protestato in piazza a Gallarate
Un centinaio circa, tutti giovanissimi, prima ancora dell'inizio del coprifuoco: rischiano multe per gli assembramenti e denunce per la manifestazione non organizzata
Dopo la protesta in piazza a Gallarate, ora il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gallarate, diretto da Luigi Marsico, è al lavoro per accertare eventuali responsabilità tra chi ha organizzato e partecipato alla manifestazione non autorizzata e che ha violato le norme di prevenzione del contagio.
L’Ufficio investigazioni generali e operazioni speciali (articolazione a livello di Commissariato della più nota Digos, la Direzione a livello di Questura) aveva già intercettato il rischio di una manifestazione, predisponendo da un lato il monitoraggio in piazza, dall’altro rinforzi già pronti nei dintorni del centro città.
Il punto della protesta, in pieno centro, ha una buona copertura da parte delle telecamere ma soprattutto gli organizzatori avevano lasciato traccia nella fase precedente, quella di “studio” della protesta. I partecipanti erano tutti giovanissimi, tra i 15 e i 20 anni: una protesta organizzata, ma di un gruppo spontaneo, sganciato da ogni pretesa di azione politica, ispirata solo dall’idea di emulare quanto successo due sere prima a Napoli (in questo, il caso gallaratese è diverso dalle manifestazioni a Roma o da altre “chiamate” a manifestazioni previste anche in zona).
Il grosso dei manifestanti rischiano – se identificati – violazioni amministrative per aver violato il divieto di assembramento o perché senza mascherina (ovviamente sanzioni a carico della famiglia, se minorenni).
Diverso il caso dagli organizzatori: questi potrebbero vedersi contestata la cosiddetta “manifestazione non preavvisata”, cioè non comunicata ai sensi dell’articolo 18 del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza (che prevede oggi la comunicazione di una manifestazione, non una autorizzazione preventiva). In questo caso si tratta di una violazione penale.
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