Ore 23: da piazza Montegrappa ai locali del Corso, la città di Varese si svuota tra la preoccupazione dei baristi
La prima nottata di coprifuoco piomba su una Varese già spenta. Il freddo e la pioggia hanno già svuotato le strade del centro
La prima nottata di coprifuoco piomba su una Varese già spenta. Il freddo e la pioggia hanno già svuotato le strade del centro, da piazza Montegrappa fino alla fine del corso si incontrano pochissime persone già mezz’ora prima delle 23, l’ora fatidica oltre la quale sono da oggi vietati gli spostamenti non autorizzati da comprovati motivi (qui il modulo per scaricare l’autocertificazione).
Per i ristoranti quella delle 23 si tratta di una soglia ancora compatibile con la propria attività. «In settimana a quest’ora e in questa stagione le serate finiscono poco più tardi di così – ci spiega Antonello Cioffi, titolare della celebre pizzeria Piedigrotta -. Il tema semmai è che a prescindere dal coprifuoco noi questa sera abbiamo registrato un calo del 40%. Da qui in avanti possiamo solo incrociare le dita affinché tutto vada bene».
A determinare il blocco in tutta la Lombardia sono i numeri del contagio in crescita esponenziale. Numeri che questa volta vedono la provincia di Varese tra le più colpite della regione con ricoveri ospedalieri in costante aumento.
Se le ragioni di questo provvedimento sono chiare a tutti non meno dolorose sono le sue conseguenze. A subire quelle più dure sono i locali serali, gli stessi che in una situazione normale animano fino a tarda sera ogni angolo del corso Matteotti. Questa sera alle 22.50 sono già tutti chiusi: il Caffè Carducci, L’Oca Ubriaca, Ultimo e tutti i luoghi del divertimento di giovani e non.
«È difficile per noi, un orario duro da rispettare anche perché significa che noi già mezz’ora prima delle 23 siamo costretti a mandar via la persone – racconta Caterina mentre chiude le porte dell’Epicuro -. Lo capiremo meglio da domani. È un colpo durissimo per tutti».
In piazza Montegrappa intanto sono stati allestiti i primi posti di blocco: carabinieri, polizia e polizia locale devono controllare che chi si trova in strada sia in grado di documentare una valida ragione.
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