Un progetto di “giustizia riparativa” per aiutare vittime e autori del reato

è quello che vuole fare il progetto “InContro” realizzato da comune di Varese, cooperativa Lotta contro l’emarginazione, i carceri di Varese, Busto e minorile Beccaria, e Enaip

carcere

Un progetto di “Giustizia Riparativa” per permettere a chi ha commesso un reato di prendere coscienza di quello che a fatto e alla vittima di poter ricevere le scuse e “passare oltre”: è quello che vuole fare il progetto “InContro” realizzato da comune di Varese, cooperativa Lotta contro l’emarginazione, i carceri di Varese, Busto e minorile Beccaria, e Enaip.

Il progetto, che beneficia di 118mila euro di fondi provenienti da Regione Lombardia, Fondo Sociale Europeo e Comune, ha come obiettivo l’incontro tra vittime dei reati e chi ha commesso il reato, nella logica di un percorso di mediazione che riguarda non solo le persone coinvolte ma anche l’ambiente in cui il reato è avvenuto

«Fino ad ora il trattamento dell’autore del reato è stato centrale nel percorso e la voce della vittima e della comunità coinvolta dalla frattura non veniva presa in considerazione – spiega Sonia Caronni, di Cooperativa Lotta contro L’Emarginazione – Questo invece è un progetto di avvio alla giustizia riparativa: e il paradigma riparativo prende in considerazione anche queste voci, che di solito sono coinvolte solo in fase istruttoria».

Per questo: «Stiamo mettendo in campo diverse azioni – spiega – innanzitutto con gli autori del reato, e saranno diverse per tipologie di reato ed età del coinvolto. Poi anche azioni sulle vittime: il primo è la creazione di uno “sportello per loro situato all’interno del tribunale, che accoglierà le vittime e anche le associazioni di vittime. Infine faremo una azione su tre licei del territorio, cercando di individuare qual è la molla scatenante di bullismo e cyberbullismo». 

Generico 2018

«Non si può parlare di giustizia riparativa se non sono coinvolti gli operatori degli istituti penitenziari – spiega Carla Santandrea, direttrice della casa circondariale di Varese – Perchè il concetto è molto complesso: E’ nato nel civile, ed era presente nei processi nei tribunali minorili, e nient’altro finora. “Riparare il danno” prevede un rapporto tra la vittima e il reo, è quindi un percorso complicato, per arrivare a precepirsi e incontrarsi tra reo e vittima»

«L’ufficio che dirigo segue le persone cui sono state comminate misure alternative al carcere e pene sostitutive, ed è un ufficio parallelo al carcere vero e proprio – aggiunge Grazia Mezzanzanica, direttore dell’ ufficio esecuzione penale esterna del Tribunale di Varese – E a questo progetto tenevamo proprio, quello di far dialogare l’ambiente del reo con quello delle vittime. Chi subisce pene sostitutive fa spesso lavori che sono importanti non solo per loro ma per l’intera collettività, che è importante che la collettività comprenda. Ma molti di loro pagano per dei comportamenti di cui non si sono nemmeno resi conto di creare un danno, come nel caso di guida in stato di ebbrezza: ed è importante che diventino consapevoli. Tra l’altro, primo obiettivo del progetto è anche unire le realtà che si occupano di questi argomenti: e il punto di partenza fondamentale è una giusta formazione per gli attori che vario titolo si occupano di giustizia riparativa».

Ad occuparsi della formazione sarà Enaip: «Gestiremo il corso di un progetto innovativo e che quindi ha bisogno di una riflessione univoca – spiega Sergio Preite di Enaip – Avrà interventi di molti di operatori e docenti, come nel caso dei docenti della facoltà di Giurisprudenza dell’università delll’Insubria, che ha già al suo interno un corso che si occupa di giustizia riparativa. Lo studio non approfondirà solo la sua importanza ma anche la sua sostenibilità economica»

«Esperienze come queste di giustizia riparativa sono un nuovo modo di assicurare sicurezza alle nostre città – Ha commentato l’assessore ai servizi sociali Roberto Molinari – .Occuparsi della comunità favorendo incontri ed esperienze come queste consente di rispondere in modo diverso ed efficiente ad un’esigenza di sicurezza dei cittadini».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Ottobre 2020
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