Così è crollata la mobilità dei varesini con l’inizio della zona rossa

Il Mobility report di Google permette a chiunque di osservare l'impatto delle restrizioni e le variazioni delle visite a luoghi, quali i parchi o le stazioni di trasporto pubblico, che più sono soggetti ad assembramenti e divieti

smartphone navigatore

Quanto si sono spostati, in meno rispetto al solito, gli abitanti della provincia di Varese durante la seconda fase dell’emergenza pandemica?

C’era una volta la Smemoranda su cui le ragazze e i ragazzi degli Anni ’90 appuntavano foto, incontri, viaggi: oggi ci sono le Stories salvate su Instagram e gli Eventi su Google Calendar: la digitalizzazione dei momenti della nostra vita, anche se perde in tattilità, consente però una comunicazione più ampia e, in qualche caso, un’analisi profonda di come ci comportiamo non solo come individui, ma anche come comunità.

Il fatto che Google tenga traccia dei nostri movimenti attraverso la funzione “Cronologia delle posizioni” e ci permetta di scorrere gli “Spostamenti di Google Maps” ci indica quanto puntuale sia il monitoraggio che la geolocalizzazione del nostro smartphone consente: ce ne accorgiamo anche quando cerchiamo su Google un qualunque supermercato e ci viene indicato l’andamento delle persone che di solito vi sono presenti nei diversi giorni della settimana e, da qualche tempo, che sono lì in quel momento. Introdotta prima del Covid, questa funzionalità pare pensata per evitare code ed assembramenti.

La consapevolezza circa il tracciamento degli spostamenti per via del possesso di uno smartphone, se deve essere adottata a livello individuale così da accrescere la sicurezza nei confronti dei dispositivi e delle credenziali per accedervi, rende però possibile – a livello aggregato – l’analisi della mobilità di un territorio e, in questi mesi di pandemia, lo studio degli effetti delle restrizioni.

Dall’inizio della crisi, Google ha infatti messo a disposizione uno strumento, il Mobility Report, che permette a chiunque di osservare l’impatto delle restrizioni e le variazioni delle visite a luoghi, quali i parchi o le stazioni di trasporto pubblico, che più sono soggetti ad assembramenti e divieti.

Confrontando la scorsa settimana con l’inizio di ottobre, così da poter osservare gli effetti di questo secondo lockdown parziale, la provincia di Varese, ha vissuto per esempio le seguenti variazioni:

– Meno 51% di visite a centri commerciali e luoghi di intrattenimento;
– Meno 21% a farmacie e negozi di alimentari;
– Meno 27% a parchi;
– Meno 68% a stazioni del treno e dell’autobus;
– Meno 39% a luoghi di lavoro;
– Più 19% di spostamenti nell’ambito delle aree residenziali

I dati relativi all’intera Lombardia sono omogenei, forse con comportamenti più attenti da parte degli abitanti della provincia:

– Meno 52% centri commerciali e luoghi di intrattenimento;
– Meno 17% farmacie e negozi di alimentari;
– Meno 10% parchi;
– Meno 57% stazioni di trasporto pubblico;
– Meno 37% luoghi di lavoro;
– Più 19% aree residenziali.

Qualcuno ricorderà, prima dell’emergenza sanitaria – quando le burle erano ancora possibili – che un ragazzo a Berlino aveva mandato in tilt i sistemi di geolocalizzazione di Google trascinando una carriola di smartphone e con ciò portando Google Maps ad indicare che, in quella località, vi era un traffico inestricabile: forse memori di quella vicenda, i Mobility Report che Google oggi mette a disposizione si basano sui valori mediano e provano pertanto a non scontare picchi momentanei di visite.

Dagli strumenti di analisi di un territorio a quelli che permettono di studiare e lavorare a distanza, stiamo capendo che, diversamente da un tempo, non è importante ciò che sta su Internet o ciò che ne sta fuori: quello che conta è ciò che sta nel mezzo e delle video-chiamate ricorderemo più che la tecnologia la possibilità che essa ci ha consentito di stare in contatto, seppur a distanza, con i nostri colleghi, con i nostri familiari, con i nostri amici.

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Pubblicato il 23 Novembre 2020
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