Ingressi scaglionati, distanziamento e un grande giardino: “È bellissimo stare a scuola”
Vivono alla giornata sapendo che il domani potrebbe essere diverso. Tra maestre, dirigente, famiglie e bambini c'è un patto di ferro per andare avanti il più possibile. Succede alla primaria Galilei
Hanno un’area riservata del giardino, ingressi scaglionati, banchi assegnati. E, ancora mascherine e disinfettanti. È una scuola un po’ diversa quella che stanno vivendo i bambini della scuola primaria Galilei di Varese, ma è pur sempre scuola.
Dopo aver concluso l’anno nelle “scatole” della Didattica a distanza, le maestre, sotto il coordinamento della neo dirigente Silvia Sommaruga, hanno costruito un percorso per garantire la sicurezza nella vita quotidiana: « Noi abbiamo un bellissimo e grande giardino – spiega Michaela Tedde, una delle maestre – abbiamo individuato differenti zone, quante sono le classi. A ognuna è stato dato un nome: c’è il parco del tiglio, quello del ciliegio, del castagno, del bambù, dei sempreverde. Ogni classe sa qual è il suo spazio e, all’intervallo, sa di non potersi muovere e correre verso altri bambini. All’inizio magari la novità li ha spiazzati. Ma devo dire che hanno imparato presto e accettato queste nuove regole».
La quotidianità dell’entrare in classe, studiare, parlare ma anche ridere e scherzare è un punto fermo nella vita di questi alunni: « È bellissimo poter fare la scuola in presenza. La socializzazione è importante e, anche per noi maestre, poterli guardare e seguirli nelle loro giornate scolastiche è fondamentale. Poi, certo, viviamo tutti alla giornata. Oggi siamo in classe ma, magari, domani potremmo trovarci in quarantena a vederci da casa. Per quello, noi docenti stiamo affrontando gli argomenti più complessi e delicati e cerchiamo di esaurirli nel giro della stessa mattinata. Stiamo privilegiando più la parte di racconto e insegnamento a quella di esercizio. Ci sono momenti in cui la presenza è fondamentale per cogliere la fatica, il dubbio, lo spaesamento, così possiamo aggiustare il tiro, aiutarli a superare gli ostacoli. Con la didattica a distanza tutti questi passaggi sono impossibili».
Per i bimbi di prima, per esempio, imparare a impugnare la matita è molto importante ed è un passaggio da curare con attenzione, per quelli più grandi ci sono spiegazioni di matematica o geometria che richiedono particolare attenzione: « Le lezioni sono sicuramente diventate un po più… dense. Ma abbiamo moduli da 50 minuti. I restanti dieci minuti servono per cambiare aria, igienizzarsi le mani, ecc. Grazie alla nostra scuola, inoltre, sfruttiamo tantissimo il giardino che diventa spazio di gioco e svago ma anche di didattica per le scienze, o geografia o storia».
Il team di maestre è coeso ed è sempre alla ricerca di nuove modalità per continuare in sicurezza la scuola in presenza: « Devo ringraziare tutti i docenti di questo comprensivo perché ci stanno mettendo una grande passione – commenta la dirigente Silvia Sommaruga – il lavoro dell’insegnante, pur complesso e faticoso, non è mai stato pericoloso. Non siamo figure da prima linea. Oggi, invece, le maestre entrano tutte le mattine a scuola con un grande spirito di abnegazione, credono in quello che fanno e non si tirano indietro. Hanno ideato percorsi e modelli nuovi, sono fiscali su igiene e pulizia, lavorato con le mascherine».
Pur con qualche caso isolato di quarantena, le 4 primarie, la scuola dell’infanzia e le prime classi della media stanno procedendo con soddisfazione di tutti: « Abbiamo davvero un patto educativo con le famiglie che sta funzionando – commenta la dirigente – Tutti fanno la propria parte consapevolmente perchè la scuola in presenza è una ricchezza per tutti».
Un po’ più complesso, quindi, il lavoro dei professori alla secondaria di primo grado: « Non ci aspettavamo la scelta di tenere in presenza le prime mentre seconde e terze con la didattica digitale. Eravamo pronti a un’alternativa totale: o tutti dentro o tutti fuori. Abbiamo lavorato sulla riorganizzazione soprattutto dell’orario per permettere ai docenti che insegnano nei tre anni di essere presenti in aula e subito dopo in didattica integrata».
Per i ragazzi delle medie questo modo di fare scuola rimane un po’ complesso: « Sono abbastanza grandi per sapersi gestire con i computer ma non ancora così responsabili da seguire le lezioni consapevolmente. Purtroppo, questo tipo di insegnamento a distanza non permette di sorreggere chi è più fragile e il rischio di perderlo aumenta. Abbiamo studiato una didattica che alterna lezioni a lavori individuali o di gruppo per variare le loro giornate. Il vero punto cruciale è il rapporto di fiducia che si instaura tra docenti e alunni, è il collante per poter proseguire insieme anche se distanti».
In un anno così strano e pazzesco, la scuola rimane un punto fermo, la normalità a cui aggrapparsi.
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