L’altro lockdown: più animali morti e feriti sulle strade

Gli operatori parlano di ungulati la notte padroni di statali e provinciali, su cui viaggiano meno auto. “Ma la sensibilità sta cambiando, e crescono anche le segnalazioni dei ferimenti”

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La foto di una femmina di capriolo adagiata sul paglione, e il commento: «Ma, è mai possibile che ci sia un massacro di animali selvatici sulle nostre strade? Nello spazio di sei giorni abbiamo raccolto quattro volpi e questa meravigliosa capriola ci è stata portata ieri sera. Tutti purtroppo hanno perso la vita» (nella foto sotto).

Animali selvatici, grossi ungulati come cervi, ma anche cinghiali e le piccole volpi: vittime anche loro, inconsapevoli, del lockdown: tornati ad essere padroni delle strade di notte con meno auto che circolano, ma poi travolti dalla fretta quando al mattino seguente spesso prima dell’alba devono fare i conti con la velocità dei veicoli che transitano specialmente lungo le strade in direzione nord.

Ne è persuaso Giancarlo Galli, 81 anni che dal suo rifugio degli Animali felici di Brissago Valtravaglia qualche giorno fa lanciò un appello per ricevere pane raffermo da destinare ai suoi 500 animali che accoglie dell’oasi del Luinese.

varie

Una percezione che è in parte suffragata anche dai dati che Varesenews ha chiesto ai soggetti istituzionali che per primi vengono coinvolti quando ci sono animali feriti o sinistri stradali che vedono coinvolti selvatici. Numeri che vanno in due direzioni non sempre univoche. Il nucleo ittico venatorio della polizia provinciale ha i mano la tendenza degli ultimi anni rispetto a questi fenomeni.

Nella banca dati storica in possesso a Villa Recalcati alla voce “recupero di fauna ferita o morta a seguito di incidente/trauma delle specie cervo, capriolo, cinghiale, muflone“ per il periodo fra il 3 e il 25 novembre di quest’anno figurano 13 interventi.

Per il 2019, nel medesimo periodo gli interventi erano solo 7, quasi la metà.

Diverso invece il trend per la denuncia di sinistri con animali selvatici coinvolti: sempre per lo stesso periodo novembrino alla Polizia ittico venatoria segnala numeri quasi invertiti che ammontano per il 2020 ad 11 denunce contro le 14 del 2019 (erano 9 nel 2018 e 20 nel 2017).

C’è da tenere presente che la denuncia di sinistro per la maggior parte delle volte non ha comportato il recupero dell’animale (per fuga o sottrazione carcassa da ignoti).

Sono dati che possono manifestare solo una tendenza, e fotografano una parte del fenomeno: non è detto che tutti gli automobilisti si accorgano di un incidente con un animale di piccola o media taglia, e non è detto che gli stessi vogliano denunciare il sinistro per ragioni assicurative. O, nella prima casistica – quella legata alle sole denunce di animali trovati feriti – non intendano chiamare le autorità per semplice negligenza. Eppure, da un altro punto di vista, forse una spiegazione potrebbe intravvedersi proprio nei comportamenti virtuosi dei cittadini.

La pensa in questo modo Andrea Longo, dell’Oasi di Vanzago, alle porte di Milano, una delle strutture più grandi d’Italia per l’assistenza degli animali feriti e che opera sotto l’ombrello del WWF.

«Abbiamo numeri elevati di animali presso l’Oasi, alla fine siamo il secondo centro d’Italia come ricoveri», spiega Longo che nota un cambio di passo nel modo di rapportarsi al mondo animale. «Ho notato nel corso degli anni una maggiore sensibilità rispetto alle segnalazioni, con un grafico dei ricoveri in crescita. Credo che la sensibilità delle persone sia aumenta, le segnalazioni sono maggiori e i recuperi di conseguenza. Siamo partiti da 418 animali ricoverati nel 2000. Nel 2019 eravamo a quasi 4000 in un solo anno, e per il 2020 probabilmente supereremo questa cifra».

Per gli animali di grossa taglia arrivano, qui a Vanzago, soprattutto cervi, ma anche cinghiali «ne abbiamo una decina», e per la maggiore volatili, rimasti feriti e che necessitano di cure veterinarie: vengono salvati grazie al crescente numero di persone che non si limitano a guardare dall’altra parte.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Novembre 2020
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