L’ingegnere che convinse il mondo a portare Expo a Milano: il ricordo di Sergio Brusa Pasquè

Il 14 novembre 2020 è il 30esimo anniversario della morte di uno dei progettisti più illustri nella storia della città: ha realizzato la piscina e il palazzetto, ma ha anche ricoperto incarichi internazionali nella sua professione

Generica 2020

Oggi, 14 novembre 2020 è il 30esimo anniversario della morte di uno dei progettisti più illustri nella storia della città: Sergio Brusa Pasquè, scomparso nel 1990.

Nato a Varese il 28 novembre 1923, Sergio Brusa Pasquè si è laureato nel 1948 in Ingegneria Civile Edile al Politecnico di Milano. Durante la sua carriera ha ricoperto numerosi incarichi professionali nazionali e internazionali,  tra cui la vice-presidenza del consiglio Direttivo Europeo degli ingegneri a Parigi e la presidenza del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Ingegneri, dal 1967 al 1974.

Numerose sono le sue opere, in Italia e nel mondo: a Varese ha realizzato la piscina coperta comunale e il Palazzetto dello Sport. Tra le sue opere si distinguono particolarmente l’edificio della Camera di Commercio di Arezzo, la cui struttura si pone ancora oggi come elemento emergente nel panorama architettonico della città, e il progetto del padiglione italiano a Osaka per l’Expo 70, realizzato insieme all’architetto Tommaso Valle e all’architetto Giovanni Giavotto. Alcune sue opere sono state realizzate anche in Africa: nel 1972 lo Stade De La Réunification a Douala, Camerun; nel 1975 lo stadio per l’atletica leggera a Bafoussam. Negli anni ‘80 realizzò l’università di Agraria a Bujumbura, in Burundi, e l’università per infermieri a Dakar, in Senegal, per il Fondo europeo di sviluppo. Nel 1966 vinse il premio In-Arch 70 per la cupola geodetica – un elemento per l’edilizia utilizzato per le coperture di grandi spazi – di una scuola materna in provincia di Varese: a consegnarglielo fu l’architetto Bruno Zevi.

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Il padiglione Italia di Expo Osaka 70, disegnato da Sergio Brusa Pasquè con gli architetti Tommaso Valle e Giovanni Giavotto

Progettista di straordinaria modernità e attenzione, viene ricordato soprattutto per le sue opere internazionali, come il padiglione per l’expo di Osaka: ma Brusa Pasquè è stato di fondamentale importanza anche per l’Expo milanese del 2015, pensato circa vent’anni dopo la sua morte. A raccontarne il motivo, è l’ingegner Riccardo Aceti, varesino, docente al Politecnico di Milano, correlatore di due tesi sulla figura del progettista varesino.

“COME  SERGIO BRUSA PASQUÈ AIUTÒ MILANO AD AGGIUDICARSI EXPO 2015”

“Correva l’anno 2008. Milano aveva ottenuto da qualche settimana l’ufficializzazione per ospitare l’evento mondiale EXPO2015, spuntando la candidatura a dispetto di Smirne.

In una piacevole serata di inizio estate, il Lions Club San Gemolo aveva organizzato a Varese un evento su un tema legato alle possibili prospettive e plausibili ricadute sul territorio varesino in previsione dell’EXPO2015 di Milano.

Io ero tra i presenti a quell’evento; la relatrice era una dirigente del Comune di Milano che aveva lavorato a stretto contatto con l’allora Sindaco Letizia Moratti al fine di promuovere la candidatura di Milano, risultata poi vincente.

Ricordo come se fosse ieri l’esordio della dirigente che, rivolgendosi al pubblico, disse subito: «Sono molto felice di poter parlare di EXPO2015 nel territorio varesino perché, forse voi non lo sapete, ma Varese è risultata determinante per la vittoria di Milano su Smirne».

Tra il pubblico nacque subito una naturale curiosità sul tema, così la dirigente proseguì: «Nel momento decisivo per acquisire i voti dei vari Paesi, si avvicinò a me e al sindaco Moratti un ambasciatore del Camerun, il quale ci tranquillizzò dicendoci che molti Stati dell’Africa avevano deciso di puntare su Milano, seguendo il Camerun, perché lui aveva un ottimo ricordo personale di un ingegnere milanese che aveva operato proprio in Camerun negli Anni Settanta, un certo Sergio Brusa Pasquè… e Sergio in realtà è di Varese!».

Questa affermazione mi riempì il cuore di entusiasmo e di orgoglio, anche perché da poco tempo avevo iniziato a frequentare per motivi lavorativi le figlie di Sergio, Manuela e Elena, con le quali è nato fin da subito un rapporto molto affettuoso e fraterno che tutt’ora va oltre il mero rapporto professionale.

Non nego che dal giorno di quell’evento mi sono ispirato professionalmente ed eticamente a Sergio Brusa Pasquè, mio concittadino, tanto che qualche anno dopo sono riuscito a coinvolgere due coppie di studenti del Politecnico allo scopo di produrre elaborati di tesi sulla sua figura e sulle sue importanti progettazioni per opere nazionali e internazionali. Tra queste desidero citare il Palazzetto dello Sport di Varese (tempio della mitica “IGNIS” pentacampione d’Europa) e il Padiglione Italia per l’EXPO di Osaka del 1970.

A proposito del Padiglione di Osaka, ricordo che nel 2015, durante una presentazione dello stesso ad una conferenza, mostrai una foto del progetto e una persona tra il pubblico mi chiese quando sarebbe stato realizzato in futuro tale padiglione caratterizzato da una concezione e forma davvero avveniristici… io risposi così: «Sarà realizzato… 45 anni fa!»… ci fu ovviamente grande stupore tra i presenti.

Inoltre, mi fa sempre piacere ricordare che Sergio Brusa Pasquè fu dapprima giocatore fondatore della Pallacanestro Varese nel 1945 e poi progettista, tra il 1961 e il 1964 (nucleo originario) e tra il 1989 e il 1990 (ampliamento), del “Palazzo” della “sua” squadra; un esempio perfetto di correlazione tra attività sportiva con tutti i suoi valori e l’attività professionale, un esempio modello da raccontare nella relazione sport– giovani–scuola/lavoro.

Giova altresì segnalare una sua frase contenuta nella pubblicazione “40 anni di storia del C.N.I., Consiglio Nazionale degli Ingegneri”, edita dopo la sua prematura dipartita del 1990: «Professione, tecnica, cultura costituiscono un trinomio indissolubile, proprio perchè la professione intesa come opera intellettuale liberale ha un suo interesse dinamico evolutivo, che è in rapporto e si modella con la realtà storica, sociale, morfologica, economica e politica del paese».

Questo era Sergio Brusa Pasquè, un Uomo che rappresenta certamente un esempio per i giovani e per chiunque voglia intraprendere l’attività di Ingegnere. Un esempio da ricordare per il bene del futuro”.

Riccardo Aceti

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Pubblicato il 14 Novembre 2020
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