Punti di forza e debolezze di Trump e Biden ad un giorno dalle elezioni

Varesenews ha chiesto a Francesco Costa, vicedirettore del Post ed esperto di cose americane, di analizzare punti di forza e debolezza di Trump e Biden

Generica 2020

Nella sua newsletter Da Costa a Costa, oltre che nell’omonimo podcast, il vicedirettore del Post Francesco Costa racconta le elezioni americane. A lui VareseNews ha chiesto di aiutare i lettori a comprendere i punti di forza e di debolezza dei due candidati Donald Trump e Joe Biden. E quali saranno le loro priorità in caso di elezione.

«Trump è il candidato uscente e la storia ci dice che chi si ricandida quasi sempre viene rieletto», spiega, «solo Jimmy Carter e George Bush senior non vennero rieletti, peraltro in circostanze straordinarie, come quella che stiamo vivendo».

Una circostanza che si chiama pandemia, un periodo durante il quale «Trump ha inviato a tutti gli americani un assegno da 1.200 dollari. Assegni che ha insistito per firmare di persona». Un sostegno a chi è stato colpito economicamente dalla diffusione del Sars-CoV-2, certo, «ma anche un elemento di campagna elettorale». E sempre parlando di economia, «durante questi ultimi quattro anni le cose sono andate bene. E il candidato repubblicano sta dicendo che è riuscito a garantire la crescita e può rifarlo».

Dall’altro lato, Biden può puntare sulla pandemia. Ovvero sul fatto di essere «il candidato che ha preso maggiormente sul serio il problema. Una circostanza che nei sondaggi sembra portare ad un passaggio significativo di voti degli anziani verso i democratici». Inoltre sta trasformando questo voto in una sorta di referendum sul presidente uscente e questo «aumenta il suo gradimento anche tra chi non lo considera il candidato ideale ma vuole cacciare Trump».

Un punto di forza che però rischia di diventare una debolezza. «Alla convention democratica c’erano un socialista come Bernie Sanders e l’ex governatore repubblicano dell’Ohio John Kasic». Una coalizione ampia, che non sempre ha visioni convergenti. «È emerso, ad esempio, su temi come l’ambiente e la tasse». Inoltre Biden paga lo scotto di essere un veterano della politica: «questo permette a Trump di presentarsi come un outsider, anche se da presidente uscente è l’insider per eccellenza».

Trump che però paga lo scotto «di una gestione problematica della pandemia. In questi giorni gli Stati Uniti stanno vivendo la terza ondata e non hanno mai avuto momenti di relativa tranquillità, come avvenuto in Europa la scorsa estate». La riprova? «Quando il presidente ha contratto il virus, questo non ha portato ad una ondata di solidarietà nei suoi confronti». Più in generale, «in questi quattro anni il suo tasso di popolarità non ha mai superato il 50%. Avrebbe dovuto cercare di allargare il suo elettorato, invece ha scelto di galvanizzare la sua base, per evitare di avere nemici a destra».

Ora, se anche i sondaggi danno Biden in vantaggio, l’esito finale è tutt’altro che scontato. Per come è organizzato il sistema elettorale americano, infatti, non basta prendere un voto in più dell’avversario per vincere. Ogni Stato dell’Unione garantisce infatti un certo numero di grandi elettori, che vengono assegnati al candidato che vince in quello Stato: ad esempio 55 in California, 38 in Texas, 29 in Florida. Per essere eletti, occorre ottenere almeno 270 grandi elettori sul totale di 538 disponibili.

Fare pronostici, in altre parole, è molto difficile. Più interessante, invece, è capire quale sarà la priorità dei due candidati se dovessero essere eletti. «Lasciamo da parte la pandemia e le conseguenze economiche. Credo infatti che chiunque dovesse vincere, la prima cosa che farà sarà un nuovo grande piano di spese e di aiuti alle famiglie e alle imprese», afferma il vicedirettore del Post.

Detto questo, «con la rielezione di Trump tornerebbero di attualità la guerra commerciale con la Cina e i dazi. Sembra una vicenda vecchia di secoli, ma era solo gennaio quando veniva siglato un accordo preliminare tra Washington e Pechino». Dopodiché è scoppiata la pandemia e il fatto che il presidente abbia definito più volte il Sars-CoV-2 come «il virus cinese» certo non ha aiutato a rendere più serene le relazioni tra le due potenze.

Un presidente Biden, invece, «si concentrerebbe molto sulle tasse e sulla sanità. Ma soprattutto su uno dei temi dei quali si parla meno, ovvero il clima». Il candidato democratico, infatti, «ha un programma ambizioso, vuole superare l’industria del petrolio. Dovesse vincere e avere la maggioranza al Congresso, dobbiamo aspettarci non solo un rientro degli Usa negli accordi sul clima di Parigi, ma anche una tassa sulle emissioni di gas serra e investimenti nelle energie rinnovabili».

Per sapere se il prossimo presidente si concentrerà sul clima o sulla guerra commerciale con la Cina, però, bisognerà attendere la chiusura delle urne negli Stati Uniti.

Foto di DWilliams da Pixabay

SPECIALE ELEZIONI USA 2020Tutti gli articoli di VareseNews

Riccardo Saporiti
riccardo.saporiti@varesenews.it

VareseNews è da sempre un ottimo laboratorio per sperimentare l'innovazione digitale nel giornalismo. Sostienici in questa ricerca!

Pubblicato il 02 Novembre 2020
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.